Tra le figure misteriose che popolano le tradizioni di villaggi e rioni delle contrade siciliane ci sono gli “Uomini Selvaggi” che ancora oggi ballano goffi e ridicoli nelle feste patronali.
Sono figure fatte di pelli disseccate e altri bizzarri mascheramenti, armature di cannucce e fil di ferro, ricoperte di mortaretti, fiaccole, fuochi d’artificio, che danzano saltarelli e altri passi rituali.
Molti commentatori moderni li considerano un ricordo di invasori saraceni e moreschi, ma gli antropologi sanno che non è così.
L’Uomo Selvaggio è qualcosa di diverso.
Saltarelli, fuochi d’artificio e maschere servono a creare una pantomima scenica, ma quello che si rappresenta per i borghi siciliani, privo di parole e fatto solo di gesti rituali, è il ricordo di individui rimasti lontani dalla civiltà, che tornavano di tanto in tanto a mostrarsi e venivano scambiati per creature del bosco.
L’Uomo Selvaggio è l’equivalente siciliano degli “uomini abominevoli” delle nevi asiatiche o delle foreste americane, esseri che sembrano leggenda, ma che dovevano essere concreti come gli ultimi dei pastori sperduti per le montagne, analfabeti e scorbutici.
Con il corpo peloso e la barba fluente, non abituati ad alcuna pulizia o igiene, con indosso solo qualche pelle di animale, questi selvaggi dovevano venire fuori dalle zone sperdute dell’entroterra, incuriositi dagli abitanti di villaggi e città.
Secondo tutte le leggende e i racconti che ne parlano, erano depositari di conoscenze sull’allevamento degli animali e sulle proprietà delle erbe e dei boschi, che condividevano con gli uomini civilizzati.
Pare che essi si avvicinassero sempre timidi e ritrosi, ma non ostili, causando però dapprima terrore, poi scherno, infine ingiurie e colpi mortali, perché gli uomini di città, al contrario loro, uccidevano tutto quello che poteva creare loro problemi o scompiglio.
E oggi è questo che le pantomime degli “Uomini Selvaggi” ci raccontano: un bruto, un essere che scende dalle montagne buffo e ridicolo, un selvaggio che viene circondato, schernito, ingiuriato e infine ucciso.
Dagli uomini civili.
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