Ecco il nuovo articolo apparso su Punto Interrogativo, la rubrica “misteriosa” del blog di Edizioni XII. Si tratta della seconda parte di un breve studio sui miti e le tradizioni dell’Albero del Drago.
Abbiamo già detto i mille usi e applicazioni che ne riportava la tradizione dei guaritori, degli speziali e dei medici antichi e medievali. Nei banchi e nei ricettari del passato il sangue di drago era sempre presente accanto a tutti gli altri rimedi conosciuti: estratti vegetali, polveri minerali, parti innominabili di animali e altri componenti più o meno magici: olio di mummia, bezoar e veleno di scorpioni. La tradizione di queste portentose funzioni rimane ancora oggi, nelle ricette wicca, nelle candele e negli incensi proprie della sensibilità new age e perfino nel vudu haitiano e americano.
L’alchimia utilizzava il sangue del drago come uno dei tanti simboli esoterici che si incontrano nel percorso iniziatico che conduce alla realizzazione della Grande Opera. Il rosso della resina di Dracaena alludeva alla Rubedo dei filosofi e degli occultisti, quell’itinerario chimico e spirituale che doveva portare l’uomo a superare i conflitti in una sintesi superiore ascendendo a nuovi fasti.