Di cosa si tratta
Il sangue è randagio (The blood is a rover) è un romanzo (hard-boiled? poliziesco? noir? drammatico? d’azione? o semplicemente un Romanzo), scritto da quello che è forse il più grande scrittore di storie hard-boiled/poliziesche/noir/drammatiche di tutti i tempi, James Ellroy. Si tratta della terza e ultima parte della trilogia USA Underworld, che si candida per essere la storia sporca americana più bella e profonda di sempre.
Caponata Meccanica non si occupa in genere di romanzi di questo tipo o di opere tanto grandi da essere incommentabili da parte di piccoli recensori, ma dopo aver letto ottocento pagine strepitose, che si sommano a quelle dei due romanzi precedenti (American Tabloid e Sei pezzi da mille), è facile sentire il bisogno di dire qualcosa sull’argomento.
Cosa succede
Il libro sviluppa in maniera abbastanza labirintica un insieme di fatti e fattacci avvenuti in USA tra il 1968 e il 1972 e che vedono protagonisti poliziotti, infiltrati, agenti dell’FBI, terroristi, rivoluzionari, rapinatori, politici, cospiratori, uomini di spettacolo, spacciatori, detective e militari americani, con qualche escursione nelle vicine Haiti e Repubblica Dominicana.
Proseguendo la storia dal punto in cui si era concluso Sei pezzi da mille, Ellroy torna a presentarci i personaggi della Vita americana, ovvero tutto quel sottobosco di delinquenti, politici e militari che sanno veramente quello che succede e stanno dietro ai fatti di cronaca e politica, mentre il resto degli americani vede solo la facciata che viene posta loro di fronte. Sono gli uomini che hanno organizzato l’omicidio di JFK, Martin Luther King e Robert Kennedy, che creano colpi di stato e assaltano Cuba per provocare guerre, che spacciano l’eroina per finanziare campagne diffamatorie, che ricattano, minacciano, rapinano, che fanno accordi con la mafia, i miliardari, i coltivatori di oppio e cocaina, i capi di stato assassini del Sud America. Gli uomini insomma su cui si è costruita l’America.
Tra complotti e sparatorie tornano il “castigamatti” Dwight Holly, il tormentato Wayne Tedrow Jr e tutti i comprimari degli altri libri, a cui si aggiungono nuovi affascinanti personaggi come “lo stronzetto” Crutch e la misteriosa Joan. Alle solite avventure ispirate a intrighi internazionali e complotti dell’FBI contro i diritti civili si aggiunge stavolta una “caccia al tesoro” di quattro anni che coinvolgerà tutti i personaggi, alla ricerca di un misterioso e maledetto carico di smeraldi trafugati in una “strana” rapina.
Alla fine delle ottocento pagine della storia, quando tutti i nodi vengono finalmente al pettine, si ha la sensazione di abbandonare una saga monumentale e rimane quasi la nostalgia di aver perso dei vecchi amici. Bastardi, spietati, gretti, ma pur sempre vecchi amici. Una sensazione che solo la grande narrativa sa dare.
Grezzezza
Un libro pieno di duri e mascelloni, poliziotti tutti d’un pezzo e castigamatti, in cui c’è spazio però anche per molti personaggi trashissimi. I boss mafiosi Sam Giancana, Santo Trafficante Jr e Carlos Marcello sono dei coattoni ricorrenti, che per tutto il libro non fanno altro che giocare a golf, bere cocktail, farsi fare lavoretti e ingoiare pasticche di metaqualone. Anche Sal Mineo e altri porno-attori/ricattatori/prostituti/proboscidati dell’epoca sono ottimi esempi di personaggi “zarri” di gran classe. Tutto il sottobosco di bassa umanità che gira attorno alla Vita è pieno di questi comprimari sordidi e volgari, una vera manna per il lettore che ama le macchiette.
Peccato però che nel libro manchi il grezzone per eccellenza, il più duro di tutti, quel Pete Boundurant che alla fine del secondo capitolo della trilogia manda tutti alla malora e si rifugia a Parigi con la sua donna, uscendo da queste vicende.
Nerdismo
Non è proprio un libro da nerd, ma piuttosto da rudi maschioni, adulti dai gusti solidi e dalle buone capacità di lettura. Ovviamente va bene anche per nerd che manifestino tali qualità.
Figaggine
Trattandosi di un capolavoro scritto da un autore seriale di capolavori, Il sangue è randagio si presta perfettamente ad essere utilizzato come argomento di conversazioni letterarie di spicco. Il libro è narrativa dura, spigolosa, ridotta all’essenziale. Lo stile di scrittura è asciutto che di più non si può e la descrizione di quello che succede praticamente non esiste. Personaggi chiave muoiono in due righe, talmente in fretta che si è costretti a rileggere dieci volte quelle due righe, per capire se è successo davvero.
Quelli che quando leggono un libro si accorgono del modo con cui è scritto avranno svariati spunti di ragionamento e riflessione sullo stile di Ellroy, sulla bellezza di frasi prive di aggettivi, avverbi, proposizioni subordinate.
Gli amanti degli intrecci inestricabili si troveranno davanti una trama fittissima, quasi nebulare, di eventi intricati e insolubili, che convergono verso un finale di respiro epico.
Chi odia gli USA e conosce i complotti politici degli anni ’60 e ’70 ha una tonnellata di materiale storicamente affidabile con cui arricchire le proprie teorie cospirative.
Un libro, insomma, dall’altissimo valore di figaggine.
La Chicca
La cosa che più potrebbe colpire di questo libro è il modo con cui l’autore opera lo sterminio di (quasi) tutti i personaggi a cui il lettore si possa essere affezionato nel corso della trilogia. Alla fine di una vicenda dispiegata per 15 anni di storia americana, migliaia di pagine densissime da leggere e oltre un decennio di scrittura, sopravvivono alla resa dei conti dell’intreccio solo una manciata di comprimari e uno solo dei protagonisti (due se si considera “Big” Pete Bondurant, scampato al massacro perché ritiratosi alla fine del secondo libro). Ellroy aveva già seppellito Ward Little e Kemper Boyd negli altri libri e adesso è il turno di… tutti gli altri! Una cosa che lascia l’amaro in bocca, ma che a ben guardare non poteva essere evitata. Dalla Vita non si può uscire facilmente, se non da morti…
La Fesseria
Ce n’è qualcuna? L’intreccio è talmente complicato che se vi fossero degli errori di continuity pochi se ne potrebbero accorgere. Anche distinguere il reale dal fittizio, per quanto riguarda la storia americana e i mille personaggi reali che vi compaiono, necessiterebbe di una laurea in storia contemporanea. Forse Ellroy esagera un po’ troppo nel dare un ruolo centrale ai suoi personaggi (un pugno di cani sciolti, alla fin fine) in tutti i complotti americani dal ’58 al ’72. I complotti ci sono stati, ovviamente, ma non è possibile che girassero tutti attorno ai nostri eroi.
Ma forse alla fine anche sì…
Giudizio complessivo
Il sangue è randagio è un capolavoro ed Ellroy si conferma il maestro del genere. Il libro e l’intera saga sono strepitosi e si permettono anche degli sperimentalismi di stile che ne fanno, non solo un ottimo esempio di narrativa hard-boiled, ma anche un’opera che ragiona su se stessa e ha valore letterario. Un libro consigliato a tutti gli amanti del genere anche se lo stile di scrittura è uno scoglio difficile da superare all’inizio e bisogna farci l’abitudine.
Il consiglio è di procurarsi i tre volumi della trilogia e dedicarvisi con passione dall’inizio, per ripercorrere la più grande saga “sporca” degli ultimi anni.