La rubrica “Il Codice Cariddi”, esce dal 2007 sulla testata Ufficio Spettacoli di Messina, per indagare e raccontare segreti e misteri della Sicilia e in particolare del suo settore nord-occidentale: Messina, lo Stretto, le Isole Eolie, il Valdemone. I testi sono stati completamente rivisti rispetto all’originale, a seguito di studi successivi e dell’esigenza di una coerenza di temi e stile propria di una pubblicazione più matura.
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Ruggiero incominciò, che da’ Troiani
per la linea d’Ettorre erano scesi;
(…) e dopo un lungo errar per la marina,
venne in Sicilia e dominò Messina.
Con questi versi dell’Orlando Furioso entriamo subito nella materia siciliana del ciclo carolingio, la storia dei Paladini di Francia e dei loro avversari mori.
La Sicilia è inserita in queste canzoni di gesta e qui avvengono alcuni episodi dei poemi cavallereschi. Il brano citato si ricollega alla storia di Ruggero di Risa e ci ricorda che egli era discendente di Ettore di Troia e che i suoi antenati dominarono la Calabria, abitando però “di qua dal Faro”. Indizio, questo, che porta alcuni a identificare la città di Risa non con “Reggio” ma con un non meglio identificato centro presso Capo Peloro (la città sommersa di Risa di cui parlano le leggende locali).
Oltre al problema di “Risa”, questo territorio presenta diversi richiami all’epica carolingia: per esempio il celebre Capo d’Orlando, dedicato secondo da Re Carlo al primo dei suoi cavalieri, e il meno celebre Capo d’Oliveri (oggi Capo Tindari) che prende il nome da un altro dei Paladini. Montalbano è invece riconosciuta come patria di Rinaldo, mentre a Patti i monti Gioiosa e Mongioia (oggi Mongiove) ricordano la spada e il vessillo di Re Carlo. Anche l’opera di Goffredo di Viterbo riporta le avventure in Sicilia di Re Carlo e dei Paladini, giunti sull’isola al ritorno dalla Terra Santa, quasi come fossero stati gli eroi di Francia a scacciare i mori da questa terra.
Il ciclo carolingio giunse in Sicilia grazie ai normanni, che associavano così le gesta dei loro “antenati” francesi alla propria vittoria sui musulmani. Per secoli queste mirabili imprese risuonarono nelle piazze dell’isola e lasciarono uno strascico che giunge fino ad oggi, con l’Opera dei Pupi. Sebbene quindi la materia provenisse dai cantori francesi, fu la Sicilia la nuova patria di Paladini e Mori, che continuarono a combattere per secoli sui palchi.
Fu forse dallo spettacolo di un cantastorie che narrava di cavalieri e burattini, che lo scrittore spagnolo Miguel de Cervantes, ricoverato a Messina dopo la battaglia di Lepanto, prese lo spunto per il suo personaggio più riuscito: Don Chisciotte.
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