Sfoglio il Guardian di oggi e trovo a pagina 39 un articolo sulle nuove tendenze della letteratura digitale e interattiva.
Il mercato inglese degli ebooks in tutte le varie formule e formati sta crescendo in maniera vertiginosa (+366% lo scorso anno) e la rivoluzione digitale va ad assimilare vecchie esperienze e creare nuove formule che uniscono video, lettura, audio e sempre maggiore interattività.
L’occhio mi cade a metà colonna e trovo subito pane per i miei denti.
“La scorsa settimana, la casa editrice indipendente Profile ha lanciato una versione aggiornata e interattiva del Frankenstein di Mary Shelley, che si è piazzata subito nella top ten della sezione “books” dell’Apple’s App Store, su entrambi i lati dell’Atlantico.
Il punto fondamentale su Frankenstein -e su altri libri innovativi come questo- è che si tratta di un nuovo tipo di mostro, uno che sarebbe impossibile creare nelle pagine di un libro cartaceo. Creato da uno scrittore con un background in videogames, il lettore può influenzare il percorso che la storia prende, compiendo scelte sulle azioni del mostro o di Frankenstein stesso.”
Mi piace contraddire la giornalista del Guardian, per mostrare la mia superiorità:
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Non è il Frankenstein di Mary Shelley ad esser stato portato in digitale, ma il Frankenstein di Dave Morris, uno dei più grandi scrittori di librogame, il cui nome non viene citato nell’articolo (ma compare nella versione digitale del Guardian).
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Morris non ha un background in videogames, ma in librogames e giochi di ruolo cartacei, per esempio Il Signore dei Lich, Oltre i Confini del Mondo, Fabled Lands, Blood Sword e Dragon Warriors. Non c’è bisogno di essere sviluppatori di videogames per scrivere ottimi libri interattivi, basta essere scrittori di gamebook e role-playing game.
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Com’è possibile dire che questo tipo di libri “ sarebbe impossibile creare nelle pagine di un libro cartaceo”? È proprio quello che Morris e decine di altri scrittori hanno fatto per anni, con le centinaia di collane di librogame pubblicate su entrambe le sponde dell’Atlantico. Anzi, una giornalista del Guardian dovrebbe ben sapere che i gamebooks sono nati proprio in Gran Bretagna, anzi a Londra, praticamente 30 anni fa…
In finale cosa resta da dire? Nonostante gli svarioni, Morris è ben contento dell’articolo, come si vede dal suo blog, in un post che si chiama non a caso, “Emerging from The Waste Land”.
Noi siamo contenti per lui e per il suo Frankenstein e per quella meravigliosa, prestigiosa, inaspettata ed esaltante posizone bestseller nell’App Store!!