Un’umida stagione gialla – preview

Un’umida stagione gialla era il mio racconto per il concorso Racconti Scelti della Pandemia Gialla. Il concorso è poi tristemente naufragato, come si può leggere QUI e QUI. In ogni caso il racconto non fu mai finito per tempo.

Domani dovrei riuscire a mettere online la versione completa. Intanto ecco l’incipit e la seconda preview:

Controlla tutto. Fissa bene le cinghie. Controlla di nuovo. Piegati sulle gambe e muoviti di lato. Estrai la spada. Riponila. Fissa la chiusura. Piegati in avanti. Piegati sui fianchi. Voltati.

Carmilla si muoveva avanti e indietro, fremente. Massimo si fissò il coltello seghettato alla coscia, completò gli esercizi per sciogliere le articolazioni e verificò che la tuta e le protezioni non gli ostacolassero i movimenti.

Non appena si sentì pronto, salutò con un inchino il Kamidana e indossò il casco, preparandosi ad uscire. La foto in bianco e nero dell’Osensei lo fissò a propria volta. Quando i suoi compagni e il maestro erano morti, cercando di difendere il dojo, Massimo aveva portato via dalla palestra il piccolo altare assieme ai libri, alle spade e alle altre armi. Adesso Morihei Ushiba impartiva i suoi silenziosi insegnamenti nel loro rifugio, sulla terrazza del vecchio palazzo della dogana di fronte al porto, un’isola di cemento al centro della zona allagata della città.

Massimo si concentrò sulla missione di quel giorno e rifece a mente il percorso che si era prefissato.

La barca. L’approdo. Vie secondarie. Circonvallazione. Palazzine Rosse. Ultimi piani. Viveri. Batterie. Acqua. Filtri. Salviette. Antibiotici. Liquori. Sigarette.

Dalle camere da letto proveniva il russare basso di Walter e Cristian. Probabilmente sarebbe tornato dalla spedizione ancora prima del loro risveglio.

Un’altra possibilità era che non sarebbe tornato mai più e che stesse per andarsene senza neanche dir loro addio. Da un certo punto di vista non ha molta importanza, rifletté.

Si avvicinò alla porta d’ingresso e si immobilizzò, trattenendo il respiro. Carmilla si accostò all’uscio blindato, fiutando e puntando le orecchie per sentire se vi fosse dietro qualcuno di loro. Il muso del cane non fece una grinza. Tutto tranquillo.

Carmilla lo scrutava impaziente. Massimo aprì la porta blindata e uscì richiudendosela alle spalle, accompagnandola in silenzio sui cardini ben oliati.

Discesero le scale dei tre piani che li separavano dalla barca, saltando tutte le ostruzioni, il filo spinato e i cavi d’acciaio sistemati lungo il percorso. Carmilla era eccitata ma non dava segnali di allerta. Il palazzo era vuoto e nei vari appartamenti non c’erano altro che morti.

Massimo lo sapeva bene.

In buona parte li aveva uccisi lui. 


Leggi la versione completa de Un’umida stagione gialla!

Mauro Longo
Mauro Longo
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