Caponata Meccanica è il nome di questo blog. Pochi sanno però che il nome deriva da quello di un vecchio racconto cyberpunk, forse uno dei primi della mia (non ampia) produzione. E’ il momento di tirarlo fuori dall’hard-disk, lucidarlo, rimetterlo in sesto e buttarlo nella rete. Ecco la prima parte.
Era una notte strana, si sentiva aria di morte.
Più esattamente si sentiva puzza di foke, la nebbia acidula dei vapori degli impianti ad idrogeno, mescolata alla sporcizia dei fondali delle strade, alla salsedine inquinata che saliva dal mare e alle esalazioni degli altiforni: nubi gialle, verdi e arancio espirate in cielo dagli impianti di industrie poco avvezze all’uso di filtri depuratori, inesorabilmente riportate a terra dalle interminabili piogge chimiche notturne.
La pioggia gonfiava d’acqua le strade, le strade ingoiavano tutto quello schifo con bocche di tombino, i tombini deglutivano tutto negli immensi condotti fognari che rodevano il Sottomondo della città, i condotti vomitavano tutto in mare attraverso infiniti orifizi più o meno nascosti, il mare si impregnava di quella merda e ne rimandava la puzza ai legittimi proprietari, con uno sciabordare continuo di onde sporche e folate di brezza inacidita.
Ma questo era l’odore normale della città, di notte.
La puzza di morte che si poteva sentire era dovuta a qualcos’altro, meno percettibile. E forse non erano esattamente le narici ad avvertirla, specie dopo che, da qualche tempo, l’olfatto era diventato un senso sempre meno sensibile. Doverosi trafiletti scientifici (con accurati studi eseguiti dagli onniscienti ricercatori del CIT) avevano chiarito abbastanza bene la situazione: abituate da anni a vivere solo in quelle città, le persone usavano ormai il naso solo per distinguere i diversi gradi di fetore del foke. Per non parlare del sapore del cibo. A questo bisognava aggiungere, sempre secondo i geni del CIT, che olfatto e gusto erano due elementi percettivi poco convenienti da sintetizzare e riprodurre nelle console, per cui la Vision ne aveva declassato la funzionalità e scartato ogni possibile applicazione commerciale.
La natura umana, poi, si era adattata…
Non erano nemmeno individui particolarmente ricettivi ad avvertire aria di morte, quella notte. Niente neuromanti, precognitori, lupinari o altre razze strane. Niente branchi di solitari, nomadi e senzalegge dai loggiati della Corte dei Miracoli, nessun brado sfuggito come un ratto impestato dai budelli misteriosi del Sottomondo, dalle cortine del porto o dalle Gabbie. Niente yakuza silenziosi o terroristi urlanti, squadroni della morte sudamericani o scagnozzi delle triadi, niente mafiosi, settari indostani, cultisti orientali, satanisti, hell’s angels, pornorockers, sicari russi, guerrieri mongoli o stregoni caraibici. Nessun killer, hunter, raider o slayer di nessuna banda del cazzo, a cercare di offrire il proprio contributo personale alla spartizione di quei territori, dimenticati dai politici e dai signori della mala. Niente di tutto questo…
Ad avvertire odore di morte, quella notte, in Città, era solo il povero Flash, supervisore d’automazione nello stabilimento della Zihino Nutrizionali e Derivati.
Prodotto di punta della Zihino: Appetina, la Caponata Aumentata.