Linda Rando condannata dal GUP di Varese in qualità di amministratrice del celebre forum di scrittura Writer’s Dream, perché “l’amministrazione del sito rende l’imputata responsabile di tutti i contenuti di esso accessibili dalla Rete, sia quelli inseriti da lei stessa, sia quelli inseriti da utenti“.
Sono iscritto a Writer’s Dream da diversi mesi, forse un paio d’anni, non ricordo neanche io molto bene. Non sono di certo un utente molto attivo, ma lurko spesso le novità, gli annunci e i concorsi che vi si trovano. Lo trovo ben fatto, ben gestito e pieno di gente.
Ma questo non ha importanza!
Anche un sito sconosciuto, antipatico e inutile la sentenza del tribunale di Varese non sarebbe meno stupida, ingiusta e cieca.
Come può l’amministratore di un forum essere responsabile di quello che dicono i suoi utenti di fronte alla legge? Sarebbe come dire che il proprietario di un albergo sia responsabile di quello che vanno gridando in giro per le stanze i suoi ospiti… O altri esempi del genere, trovateli voi.
Invece la condanna arriva ed è una “Condanna per mancata moderazione degli utenti”! Ma siamo pazzi?
Scrive il GUP di Varese:
N. 116/13 R.G. – Data deposito sentenza 8 aprile 2013
REPUBBLICA ITALIANA
TRIBUNALE DI VARESE
(…)
L’attività casa editrice Z, fondata e amministrata da ST, è rientrata nell’oggetto della discussione svoltasi sul sito.
(…)
gli epiteti cloache editoriali, truffatori, signori della truffa, cosche mafiose, strozzini, attribuiti alla categoria genericamente individuata come editori a pagamento, e inclusiva della persona offesa, sono obiettivamente tali da lederne l’onore e il decoro; la diffusione di immagini mortificanti e allusive, frutto di montaggio, direttamente riferite a ST è obiettivamente tale da lederne l’onore e il decoro; così pure è a dirsi dell’uso, nei suoi confronti, dei termini arpia, repressa del cazzo, urticante peggio di una medusa e solite stronzate riferito a sue affermazioni; non integrano il reato, risolvendosi in forte ma legittima critica, le affermazioni circa la pessima qualità di talune produzioni editoriali.
Nel formulare le accuse il Pubblico Ministero fa riferimento alle leggi n. 47/1948 e n. 223/1990 e contesta, senza ulteriore specificazione, la violazione dei commi primo, secondo e terzo dellart. 595 c.p..
Si deve pertanto ritenere che egli abbia inteso contestare la comunicazione con più persone e l’utilizzazione del mezzo della stampa, omologato alla rete Internet, così definita in imputazione.
Anche al fine di definire il titolo di attribuzione soggettiva delle condotte si deve richiamare in sintesi lo sviluppo della questione dell’uso della Rete come strumento giornalistico.
Nella ricostruzione sinora prevalente in giurisprudenza di merito (“leading case”: G.i.p. Tribunale Oristano, sent. 25 maggio 2000, n. 137) e di legittimità (Cass, V, n. 1907 del 16 luglio 1 ottobre 2010) si è negata l’assimilabilità della comunicazione giornalistica su Internet a quella tradizionale della carta stampata. L’argomento principe è di tipo testuale, con riferimento al contenuto dell’art. 1 L. 8 febbraio 1948, n. 47 e dellart. 57 c.pen., ritenendo che l’eventuale assimilazione sarebbe frutto di estensione analogica in malam partem, evidentemente inammissibile in campo penale.
A diversa soluzione si perviene ipotizzando che si tratti invece di mera deduzione interpretativa, non analogica, fondata sull’applicazione di un criterio storico sistematico al citato art. 1 L. 8 febbraio 1948, n. 47.
(…)
Tutto ciò segnala la volontà del legislatore di prevedere, a ogni buon fine, una disciplina che potesse tenere conto del superamento della pura e semplice impressione con mezzi meccanici (tale era la primigenia espressione del progetto di legge) di gutenberghiana memoria, rispetto ai progressi della meccanica, della fisica, della chimica; questo progresso ha oggi prodotto una forma di editoria, quella su Internet, del tutto identica (e in alcuni casi anche sostitutiva, con quotidiani on demand, su tablet, editati a domicilio e così via) a quella che produce caratteri impressi su carta; e del resto, a ben vedere, l’informatica e la telematica altro non sono che applicazione combinata di mezzi (di variazioni di stato) meccanici, fisici, chimici; in questo quadro interpretativo la L. 7 marzo 2001, n. 62, non è fonte di rilettura della L. 8 febbraio 1948, n. 47, bensì sopravvenienza coerente (nella sua equiparazione tra più prodotti editoriali) con un concetto di stampa idoneo ab origine a ricomprendere la sopravvenienza dei quotidiani o periodici – ora normalmente registrati e oggetto di benefici – su Internet.
Se questo è vero, compete peraltro all’interprete attribuire a un sito Internet, sulla base di caratteristiche intrinseche e fenomeniche, nonché formali (la registrazione) la natura di stampa.
Nel caso di specie il sito www.[…].org non ha caratteristiche di informazione ascrivibili alla stampa ma costituisce la base per la costruzione di un gruppo settoriale di interesse, composto da scrittori esordienti, o aspiranti tali, mediante la discussione di temi comuni (valga il richiamo a Cass., III, n. 10535 dell11 dicembre 2008 – 10 marzo 2009).
Ne discendono le conseguenze qui rilevanti.
Quanto alla qualificazione del fatto è corretto da parte del Pubblico Ministero parlare di comunicazione con più persone; sussiste l’aggravante di cui allart. 595, terzo comma, c.pen. sotto il profilo dell’utilizzazione di mezzo di pubblicità, non sotto il profilo dell’essere l’offesa recata col mezzo della stampa.
Quanto all’attribuzione soggettiva di responsabilità all’imputata, essa è diretta, non mediata dai criteri di cui agli artt. 57ss. c.pen.; la disponibilità dellamministrazione del sito Internet rende l’imputata responsabile di tutti i contenuti di esso accessibili dalla Rete, sia quelli inseriti da lei stessa, sia quelli inseriti da utenti; è indifferente sotto questo profilo sia l’esistenza di una forma di filtro (poiché in tal caso i contenuti lesivi dell’altrui onorabilità devono ritenersi specificamente approvati dal dominus), sia l’inesistenza di filtri (poiché in tal caso i contenuti lesivi dell’altrui onorabilità devono ritenersi genericamente e incondizionatamente approvati dal dominus).
Non è certamente idonea a escludere la responsabilità penale dell’imputata la clausola di attribuzione esclusiva di responsabilità agli autori dei commenti contenuta in un regolamento di natura esclusivamente privata per l’utilizzazione del sito (gli autori, semmai concorrono nel reato, ma di essi in questo processo non vi è traccia di identificazione, né sono imputati).
(…)
Le conseguenze sanzionatorie dei reati, si tratta di più azioni, unite dall’identità di disegno criminoso – possono essere contenute, in ragione della giovane età dellimputata e di una sua possibile sottovalutazione delle condotte illecite, frutto di una diseducazione di cui essa stessa è vittima, in un contesto sociale di falsamente proclamata liceità di qualsiasi lesione dell’altrui personalità morale, tantopiù se veicolata dai mezzi di comunicazione, scegliendo la pena pecuniaria e applicando a suo favore le circostanze attenuanti generiche, da ritenersi equivalenti alle sussistenti aggravanti.
(…)
Conformemente alla richiesta presentata dal difensore di parte civile, va riconosciuto alla stessa il risarcimento del danno morale da reato, quantificabile in euro cinquemila, considerato il turbamento causato al soggetto e alla sua attività imprenditoriale, in non breve arco temporale. Va altresì pronunciata condanna al pagamento in favore della parte civile delle spese di costituzione e giudizio, che si liquidano in euro mille (euro trecentosessanta per la fase di studio, euro seicentoquaranta per la fase decisoria).
(…)
Varese, 22 febbraio 2013
IL GIUDICE DELL’UDIENZA PRELIMINARE
Giuseppe Battarino
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Fine delle citazioni dalla sentenza
Bene, io adesso non so se si tratti di errore del giudice o di difetto della Legislatura in merito, ma la sentenza riportata sopra è una clamorosa idiozia che per fortuna potrebbe essere vanificata in appello. Fa il paio solamente con lo stato mentale di chi ha intentato la causa contro la Rando, che mi appare di una imbecillità colossale e incapace di stare al mondo.
Ripeto per chi non ha capito bene: Chi ha intentato la causa, ovvero se ho capito bene un qualche rappresentante di una Casa Editrice che si chiama “Zerounoundici”, deve proprio essere un imbecille patentato, un idiota conclamato, un cretino irriducibile.
Io non sono un ragazzino di 16 anni e questo non è un forum. Non sottovaluto le condotte illecite, non sono vittima di diseducazione e non vivo in un contesto sociale di falsamente proclamata liceità di qualsiasi lesione dell’altrui personalità morale. Sono l’autore di questo post, sono un adulto, un laureato, un lavoratore e un professionista. E penso che sei un imbecille.
Mi chiamo Mauro Longo. Fammi causa!
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Lo penso anche io. Mi chiamo Andrea Tupac Mollica e in nome della libertà di espressione mi associo interamente a quanto detto da Mauro Longo.
Fate causa anche a me.
Io mi chiamo Martina Dematteis e penso che Mauro longo e Andrea Mollica siano due idioti patentati, laureati e certificati. Linda Rando ha giocato col fuoco per troppo tempo e per ciò che ha fatto è stata punita anche poco. In Italia sembra espandersi l’idea di poter fare ciò che si pensa e ciò che si vuole, screditando chiunque si pensi che stia sbagliando o semplicemente perché la pensano in maniera diversa da chi gestisce quel blog piuttosto che quell’altro. La festa è finita, Linda, pagare e sorridere, e per l’idiota di questo post, Mauro Longo (pernacchia) spero tanto che lo denuncino. Ah, dimenticavo, Mauretto bello, denunciami pure se ti va.
Concordo. E guai a dire che esistono editori a pagamento seri, si rischia il linciaggio.
Per me, quel blog è più un covo di persone frustrate che non riescono a pubblicare il loro libro da nessuna parte e che non sono in grado di ammettere che la loro opera manca di qualità.
Scusa Marco, come funziona “un editore a pagamento serio”? E che senso ha?
Un approfondimento sul tema “idiozia” che si risponde da solo.
Caso interessante, che mi lascia controversa. Sono a favore della libertà e non apprezzo la censura, ma mi trovo costretta a dire che su internet, in molti casi, questa libertà si è tradotta spesso in ferocia. Basta guardare un qualsiasi “hater”, che passa facilmente dall’ironia all’eccesso e quando non è lui sono i suoi commentatori. Blog di bravissimi “critici”, magari eccessivi ma che sanno fare il loro lavoro, vengono imbestialiti dalla mancanza di filtri alla decenza dei commenti e le loro “vittime” divengono oggetto di pesantezze che vanno oltre le critiche costruttive e diventano sfogo da frustrati. Ammetto di aver spesso desiderato, contro questo atteggiamento, delle belle e sonore punizioni. Discorso differente, però, sono le persone umane e una casa editrice: lì non c’è di mezzo il sentimento umano, ma una mancanza di predisposizione alle critiche. Dovrei però leggere il blog in questione e vedere se questi famosi commenti citati sono realmente inutili e pesanti o stiamo parlando di incapacità a subire critiche.
Il WD era divenuta una lobby in cui, per qualsiasi motivo, un editore che veniva inserito nella lista a pagamento o “doppio binario” era automaticamente bersaglio di insulti e linciaggi mediatici. Non è così che si combatte l’editoria a pagamento, iniziativa lodevole con risultati catastrofici. Linda Rando era la stessa persona di Gamberetta di “Gamberi Fantasy” e lì si che le offese agli autori da lei considerati “incapaci” fioccavano che era un piacere. Adesso infatti è sparita da entrambi i blog, grazie al Cielo. Cioè, in un blog attaccava alcuni editori (certe volte a ragione e certe altre senza degnarsi di avere prove tangibili perché lei intanto diffamava, poi se l’editore in questione voleva difendersi doveva FORNIRE DELLE PROVE. Ma stiamo scherzando????? Questa è libertà di critica…. SOLO PER LEI PERò) e in un altro attaccava gli autori. E c’è pure chi la difende! E tutta la gente a cui ha fatto cattiva pubblicità chi ci pensa? Lei si credeva Dio e Dio non è, tutto il resto sono solo sterili congetture. Mauro Longo continua a offendere la Zerounoundici nonostante la legge gli abbia dato ragione, giustificandosi con: sono un adulto (tranne che per il cervello), un laureato (i laureati come te stanno rovinando l’Italia quindi lasciamo stare), un lavoratore (qui non mi pronuncio), un professionista (Mauriziuccio bello della mamma, all’università non ti hanno insegnato che i professionisti difendono il proprio pensiero senza attaccare gli altri? No? Te lo dico io. io non difendo nessuno e di sicuro non sono di parte, ma quando una persona si mette nelle mani della legge con tanto di prove, ne esce vincente e deve continuare a essere offesa da un coglionazzo che mette su un blog con una foto da deficiente non lo sopporto. Questo è il mio secondo e ultimo intervento. se avessi detto che avevi la quinta elementare ci avresti fatto più figura, credimi. Ci sono tantissime case editrici che si approfittano dei sogni di aspiranti scrittori che non sanno neanche “tenere la penna in mano”, ma bisogna sapere chi attaccare e come farlo, altrimenti è meglio dedicarsi ad altro. Io suggerisco l’ippica.
Scusami Martina, ma questa storia di Gamberetta è vera? Sei l’unica che lo sostiene in tutto il web.
Credo che sia solo una diceria, ho fatto una lunga ricerca e non vi si trova nulla al riguardo.
Peccato comunque per la sua sparizione, per quanto possa essere stata odiata le sue critiche erano oggettive e insegnavano molto (sugli errori in primis) come scrivere in modo da dare una lettura piacevole.
Laura, qui si parla di un forum, come quello che moderi tu. Se uno su quel forum dice una cosa contro una casa editrice e tu non lo moderi cosa fanno? Denunciano l’amministratore?
Mi fa piacere sentirmi dare dell’idiota patentato da una persona così abissalmente lontana dalle mie idee e dal mio insopprimibile libertarismo.
Mi fa piacere perché ratifica la mia diversità irriducibile da gente simile.
La ringrazio di cuore, Martina. Non sto scherzando.
Martina, mi insulti? Mi dai degli avvertimenti? Questa storia mi sembra sempre più ridicola.
Se fossi idiota come te, ti denuncerei…
🙂
Signori,
sono capitato per caso in questa parte del blog e sinceramente vi chiedo una cosa semplice, prima rileggete tutti i commenti, ma siete sicuri di essere liberi nel pensiero e non condizionati dal giudizio di questa società?
Al di là di chi ha ragione in sentenze, opinioni e giudizi misurati o meno trovo ben fatto il blog
Buonasera a tutti, sono Linda Rando.
Sono qui solo per ricordare a chi gioiva per la mia condanna che si trattava solo del primo grado, e che il nostro ordinamento ne prevede tre.
La Cassazione ha annullato la sentenza rinviando il caso in appello, e a ottobre 2019 la Corte d’Appello mi ha definitivamente assolta.
So che i commenti sono ormai ben datati, ma sarebbe molto divertente leggere le repliche alla luce di ciò 😀
Grazie mille invece a te, Mauro, per il supporto. (Forse c’è un altro mio commento finito in moderazione, in quel caso cancella pure l’altro e tieni questo )
Grande Linda, ho sempre pensato che quella sentenza fosse una cosa obbrobriosa. Ci sono voluti ben 5 anni.