Non una nuova recensione per il Decameron dei Morti, ma una intervista al suo autore, e cioè a me! L’impavido che mi ha intervistato, rischiando di farsi sommergere dalla mia parlantina da BVZM, è l’amico Giuseppe Rotondo di Terre Tormentate.
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Decameron dei Morti: Intervista all’autore
Domande di Giuseppe Rotondo per Terre Tormentate
(Il grassetto è mio ed è usato con una certa autocelebrazione)
Ho appena finito di leggere il Decameron dei Morti. Vorrei potervi dire che mi è piaciuto molto e anche per quali motivi, ma non lo farò perché non mi sembra corretto, giacché io e l’autore Mauro Longo siamo amici da anni, abbiamo giocato, e giocato di brutto, a vari d&d, Uno Sguardo nel Buio, Il Richiamo di Cthulhu, Lex Arcana, e chissà cos’altro; abbiamo collaborato in progetti vecchi, nuovi e nuovissimi e stiamo anche lavorando tuttora a qualcosa di grosso che vedrà presto la luce. Quindi non vi dico quanto è fico il Decameron dei Morti e vi rimando alle recensioni scritte da altri. Però posso intervistare l’autore in esclusiva!
Orsobuffo: Posso, vero?
Mauro: Qualunque persona che tacendo nascondesse i benefici ricevuti senza aver di ciò cagione convenevole, secondo il mio giudizio assai manifestamente dimostra sé essere ingrato e cosa compiere iniqua e gravissima agli uomini giusti! Per tanto, acciocché niuno mi possa meritatamente riprendere, intendo di dimostrare nell’umile risposte seguenti una speciale grazia, non per mio merito, ma per sola benignità verso colui che me le pone. La qual cosa facendo, non solamente parte del mio dovere pagherò, ma senza niuno dubbio potrò a molti lettori di quella fare utilità.
Ehi, sto scherzando! Spara tutto!
Orsobuffo: E’ la tua prima intervista?
Mauro: Ottima domanda. Per il Decameron sì, però mi pare che in passato qualcun altro mi abbia intervistato, anche se non ricordo quando o perché… Forse me lo sono sognato…
Orsobuffo: Oltre ovviamente all’originale di Boccaccio, quali opere, letterarie e non, hanno reso possibile il tuo Decameron?
Mauro: Ho consultato decine di testi che parlano di Firenze e della Toscana del Trecento e che descrivono costumi e usanze del tempo: saggi su armamenti e fortificazioni, regolamenti sulla vita sociale, politica e corporativa, trattati sulle concezioni mediche, religiose e astronomiche, descrizioni della città, dei suoi palazzi e della sua cinta muraria. Ho usato moltissimo, per esempio, la Cronica di Giovanni Villani, assieme ad altre opere di quegli anni e a decine di testi moderni. Non puoi immaginare quanto sia complicato scoprire quanti e quali ponti avesse Firenze nel 1348 o come fosse all’epoca l’argine del fiume!
È anche vero che a volte, cercando tra questo materiale, venivano fuori spunti interessantissimi a cui non avrei mai pensato da solo e che ho poi infilato nel libro di gran carriera. Per esempio, il cunicolo in muratura che passa sotto l’Arno esiste davvero e l’ho scoperto studiando la storia delle fortificazioni fluviali. A quel punto non potevo tralasciare di usare un elemento così interessante!
Orsobuffo: C’è stato un momento preciso in cui l’idea iniziale ha preso corpo e hai deciso che era davvero un progetto in cui investire tempo ed energie?
Mauro: Ho letto diversi mash-up scritti di recente: Orgoglio, pregiudizio e zombi, Android Karenina, Sense and sensibility and sea monsters e cose così. La mia idea è stata subito quella di creare qualcosa di analogo anche per l’Italia: prendere un’opera classica e immortale e aggiungerci un elemento fantastico. Ho buttato giù delle idee su I Promessi Sposi (ma c’erano già dei progetti in corso su quel libro), Dante Alighieri Cacciatore di Demoni, La Gerusalemme Liberata (dagli Zombi), il Risorgimento dei Morti (e anche qui c’è un bellissimo progetto italiano in corso)…
Poi ho avuto la folgorazione! Il Decameron parla di una piaga orribile che giunge da Oriente, invade l’Europa, miete milioni di vittime e causa situazioni diffuse di quarantena, panico e disperazione. Passare da “Peste Nera” a “Zombie Apocalypse” è stato molto facile.
Orsobuffo: C’è una novella alla quale sei più affezionato?
Mauro: Mi vengono in mente al volo quella di Lisabetta da Messina, perché è ambientata nella mia città, quella con Bruno, Calandrino e Buffalmacco, che mi sono divertito molto a scrivere, e la novella di Cacciaguida. Ma in realtà, l’espediente delle giornate e dei singoli racconti è solo una suddivisione superficiale. Ad un livello più nascosto, quello che vedo io quando penso al Decameron, c’è un unico romanzo corale e un’unica vicenda.
Orsobuffo: Qual è stato l’aspetto più difficile della stesura (se ce n’è stato uno)?
Mauro: Senz’altro provare a emulare un linguaggio trecentesco, operazione doverosa ma che necessariamente appesantisce un po’ la lettura. Alla fine ho optato per delle parti scritte in maniera più rigorosa, intervallate da una specie di linguaggio pulp anticato con elementi alla “Armata Brancaleone”. Un italiano maccheronico che non è certo linguisticamente perfetto (anzi!) ma che almeno è tollerabile per un lettore normale.
Orsobuffo: Quello più semplice (se ce n’è stato uno)?
Mauro: Ci sono intere parti che sono prese direttamente dal Decameron o dalla Cronica e riportate integralmente, semplificando la struttura delle frasi, mettendo un paio di “zombi” qua e là e modernizzando qualche parola. Insomma, copiate… Di certo, il lavoro più facile e divertente…
Orsobuffo: Quali sono state le differenze tra la stesura del DdM e i molti racconti che hai scritto?
Mauro: Guarda, ti dico qualcosa che ho imparato scrivendo: a parità di tecnica narrativa e capacità di scrittura, per creare un racconto basta una buona idea e una gestione abbastanza semplice dei “tempi di narrazione”: incipit, descrizione, azione, colpi di scena, finale. Per scrivere un romanzo invece una sola buona idea non basta, ma ne serve una eccellente, una decina di buone idee da usare come punti fermi e un centinaio di “trovate” interessanti da distribuire qua e là. Anche i tempi di narrazione si complicano moltissimo, visto che bisogna stare dietro a molti personaggi e numerose sottotrame. Anche i semplici twist e colpi di scena non bastano più, ma l’intero libro deve seguire un continuo crescendo che accumuli tensione, aspettative e significato. Un romanzo è come un racconto al quadrato, se non al cubo.
Orsobuffo: Quale lezione hai imparato dalla scrittura del DdM?
Mauro: Tantissime lezioni, in termini di tecnica, trucchi del mestiere, elementi di scrittura e narratologia. Ma soprattutto mi è ora chiaro che scrivere è un mestiere vero, non un passatempo. Non avrei potuto realizzare il Decameron se non ci avessi speso diversi mesi di lavoro, pressoché senza altri impegni quotidiani. Scrivere non è arte, non è estro, non è espressione interiore. È un artigianato manuale, una tecnica da applicare attraverso anni di apprendimento e mesi di pratica diretta.
Orsobuffo: Quali “pezzi” del tuo curriculum ritieni ti abbiano aiutato?
Mauro: Ho studiato un po’ di archeologia, storia e letteratura medievale all’Università, cosa che aiuta senz’altro nel descrivere una società trecentesca e la sua cultura materiale, il tutto in un linguaggio retro-anticato. Se i miei professori dell’epoca sapessero cosa ne ho fatto dei loro insegnamenti…
Orsobuffo: Pensi che la tua esperienza di giocatore e master ti abbia aiutato? In che modo?
Mauro: Sicuramente. Ho creato le “schede” di tutti i personaggi in chiave gdr (regolamento Giocatori di Ventura) e il mio occhio da Master valutava ogni volta la soglia di difficoltà delle azioni, l’equipaggiamento trasportato, la veridicità e plausibilità di alcune scene. Gli stessi personaggi sono poi facilmente identificabili in chiave gdr: tagliando un po’ le cose con l’accetta, Ferrante e Cangrande (e un po’ anche Silvana) sono guerrieri, Raolino è un paladino, Cacciaguida un ranger, Fosco un ladro, Macario un chierico, Artisia una sapiente/guaritrice. Fiammetta e Orlando cresceranno e diverranno a loro volta una “fattucchiera” e un guerriero.
Orsobuffo: DdM e GdR: ti piacerebbe vedere realizzata o realizzare una trasposizione ruolistica del tuo libro? Tra quelli esistenti quale regolamento useresti?
Mauro: Certo che sì! Mi piacerebbe che l’intera ambientazione immaginata, ovvero il Vecchio Mondo nel Trecento, dopo una invasione di morti viventi, diventasse il setting di un gioco di ruolo incentrato soprattutto su viaggi, combattimenti e missioni di sopravvivenza. Sarebbe bellissimo per esempio farne un giorno un adattamento per Sine Requie. Questo splendido gioco di ruolo italiano ha il regolamento perfetto per supportare questa ambientazione e queste trame. Pensa che si usano perfino i Tarocchi! Puoi immaginare un gioco più indicato?
Orsobuffo: Ci puoi dire qualcosa dei tuoi progetti letterari futuri? Hai in ballo qualcosa di grosso sul fronte della narrativa?
Mauro: Per quest’anno intendo supportare l’uscita del Decameron dei Morti con delle iniziative collegate, che sono in cantiere grazie all’ottimo supporto della Origami Edizioni: racconti normali e interattivi, forse un cortometraggio… Per ora non posso dire altro. Partecipo di tanto in tanto a dei concorsi di racconti, tanto per non perdere la mano, e ho in piedi diverse collaborazioni per articoli, speciali e iniziative legate al mondo dei librogame e dei giochi di ruolo. Sto anche pensando di mettere mano a un altro romanzo, ma per adesso è davvero difficile trovare il tempo. Come ti dicevo, è un lavoro vero e proprio e io in teoria ne ho anche un altro…
Orsobuffo: Bene! In bocca al lupo per tutti i progetti in ballo, allora, e grazie per l’intervista!
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L’ha ribloggato su The law of news 2.