Quanti tipi di Morti viventi appaiono nel Decameron dei Morti? Ecco un brano tratto dalla Novella di Cacciaguida, che riporta tutti gli Afflitti conosciuti durante la Peste Grigia di Firenze.
Come già detto in precedenza, i Trapassati Redivivi del Decameron dei Morti e di Ricordati che devi risorgere appartengono a diverse tipologie, che i sopravvissuti del Flagello hanno imparato a riconoscere e classificare, se non altro per cercare un modo di difendersi.
Direttamente dalla Novella della Quinta giornata ecco quindi la descrizione che Cacciaguida fa degli Afflitti:
“I più conosciuti e diffusi son quelli che noi chiamiamo Larve, quella perniciosa specie cui appartengono gli Afflitti che si muovono e comportano come ubriachi o come quegli addormentati che vanno in giro nel sonno: sarebbe a dire che essi son lenti, confusi e incapaci di grandi gesti di corsa o combattimento.
Non son essi in grado di salir scale, arrampicarsi o nuotare o di inseguir correndo un uomo in fuga. Se gettati in terra essi trovan molto difficile rimettersi dritti e su due piedi e più spesso si lascian andare e si trascinano come possono sulle braccia.
Accade spesso che essi siano i più veloci a subir la prima morte e i più lenti a risvegliarsi alla seconda; e pare che, come avviene per i neonati prematuri, più deboli e sfatti e insensati i Morti appaiono quanto più rapide son le cause della morte loro. Spesso capita che li si trovi fermi e imbambolati in stanze chiuse, in piedi e senza senno, ad attender che qualcuno di vivo si faccia spontaneamente loro vicino o ne richiami l’attenzione. Non si sottovalutino però queste Larve, considerandole di poco periglio, perché innanzitutto son esse a causar il male più durevole nella nostra città, rimanendo ferme e rintanate negli anfratti in cui son morte per giorni, settimane e mesi interi, finché qualcuno non le nota. E questa cosa si dimostra grandemente dannosa perché esse rimangono nascoste a lungo e son pronte a ridar nuova vita all’afflizione quando vengono di colpo sulla via o assaltano qualcuno che non si curava di loro, come focolai sempre accesi del Flagello.
Inoltre, i Morti che afferiscono a questo ordine, benché lenti a muoversi e impacciati e facili a evitare se tenuti lontani, divengono terribili al pari dell’Arpie e degli Ossessi se raggiungono la distanza corta. Essi assaltano con gran scatto quelli che gli passan vicini e son fortissimi e duri nella pelle e nelle fibra, ché una volta raggiunta la lor preda son difficili da scagliar via come tutti gli altri e la loro pazienza è fame è inesorabile e feroce.
La miglior via di affrontar costoro, quando necessario, è quella di spaccar loro con mazze le gambe e farli cadere in terra, laddove è più facile con altri colpi delle stesse armi fracassar il capo e la cervice. Altrimenti essi son molto facili da sfuggire e correr via, con l’unica cura di far attenzione a quando si entra in luoghi sconosciuti e malsicuri, laddove potrebbero stare in agguato.
Più lente e sfatte delle Larve son quelle che chiamiam Carcasse, che il tempo o le ferite o gli altri eventi hanno reso corpi distrutti e marcescenti, cadenti a pezzi e a malapena in grado di camminare o strisciare. Esse sono ormai rottami di corpi, che solo la disattenzione e la paura può trasformar in nemici perigliosi, e ormai tutti siam abili a schivarli o farli a pezzi, sebbene quando avvenne che Ferrante se ne trovasse una d’innanzi, nella vicenda che ci ha raccontato, la sorpresa della prima volta ne fece un orribile nemico. Si crede comunemente che tutti i Morti abbandonati a se stessi e spersi e caduti in fosse da cui non sanno uscire, pian piano nel corso di mesi possan trasformarsi in Carcasse e man mano decadere infino a divenire Carogne incapaci anche di muoversi e infine corrompersi infino a svanire da sole nel nulla della Morte Ultima.
Per precauzione essi andrebbero sempre finiti con mazze e colpi al capo e trascinati dove siano bene in vista, affinché la minaccia che essi rappresentano, benché lieve, non diventi con la disattenzione più ingente.
Le stesse modalità di estinzione e le stesse precauzioni vanno applicate per quelli che chiamiamo Scheletri o Fantocci d’Ossa, che sono quei Morti che furono un dì Larve compiute o forse perfino Arpie, ma che il lungo tempo trascorso dalla morte prima ha asciugato sempre più di ogni carne e fibra, infino a ridurli all’osso. Ferrante bene ce ne ha descritto uno nel suo racconto, ed essi come quello riescono appena malamente a muoversi, sebbene siano ancora animati dalla stessa diabolica volontà degli altri e vadano come tutti gli Afflitti tenuti da conto e distrutti il prima possibile.
Gli Scheletri posseggono uno strato duro e scuro attorno all’ossame
che ancora li trattiene tutti insieme e permette loro di muoversi senza cadere in pezzi. Spesso essi son ormai privi di occhi e orecchie e vien loro difficile o impossibile anche solo avvertire la presenza dei viventi, ma son pronti a muoversi e colpir alla cieca e mordere e vibrare non appena chicchessia li sfiori. Per questo è ormai buona usanza condivisa quella di fare a pezzi e raccogliere e bruciare tutti i resti di ossa e carne d’uomini e animali che si trovano d’intorno e poi gettar via le ceneri e i resti mal combusti nella calce o laddove essi non possano più nuocere in alcun modo.
Nemici più temibili di tutti costoro son le Arpie, che son come quelle monache che vi dissi brevemente nel mio racconto, e sarebbero quei Morti che per combinazione di eventi, per esempio per lunga degenza del Flagello nei loro corpi ancora vivi e scarsità di ferite debilitanti, si risvegliano alla morte seconda forti, sani, veloci e attenti e sanno correre e replicar quasi perfettamente ogni movimento e gesto dei vivi. Esse o essi, ché pure i maschi di questa specie diciamo Arpie, non appena morti risorgono quasi all’istante e prendono a lanciarsi su chiunque passi loro vicino, correndo e inseguendolo infino a quando non lo abbiano ghermito. Per questa loro natura, spesso le Arpia si radunano in piccoli branchi che si muovono insieme a destra o a manca, non perché esse sappiano agire di concerto o sian di intelletto superiori agli altri Morti, ma perché esse tutte si muovono individualmente verso le stesse prede, lanciandosi l’un l’altra quelle grida orribili che altri Morti di ogni tipo richiamano e fanno accorrere, ed essendo loro più veloci degli altri Morti spesso tengon distanti dietro sé Larve e Carcasse e si fan tutte da presso contro un solo bersaglio.
E questa specie molto perniciosa ha in effetti concesso un solo gran vantaggio a noi che li vogliamo fermare: queste larve infatti vengon subito fuori mattamente e all’attacco per ogni dove e in ogni circostanza sia loro possibile; in questo modo, benché il loro numero sia cresciuto certe volte infino a costituir minaccia seria di tutta nostra estinzione, si possono invero tutte insieme valutare le loro forze e affrontarle senza tema che possano finir relegate come le Larve in posti fuori mano e dimenticate, per poi venir fuori di notte o improvvisamente. Esse caricano diritte chiunque vedano e non vi può essere mai dubbio di dove siano o di come fare ad attirarle tutte dove si voglia, gridando e chiamandole a voce aperta.
La prima cosa da fare contro di esse, quando si vedano o si sentano arrivare, è quella di contrastare la loro corsa, magari con lance e ronche, arrestando il loro impeto e mettendole in condizione di non giungere a sfiorarvi.
Dopo di ciò esse van colpite al capo, alle braccia e alle gambe con spade e scuri e mazze, per fermarne il continuo smaniamento e renderle infine imbelli. Poiché esse sono un gran periglio occorrerebbe sempre rifuggire, quando possibile, un branco di costoro, a meno che il numero di chi le affronta non sia grandemente soverchiante.
Meglio sarebbe sempre dunque capitolare dinnanzi a loro e attirarle verso fosse o fiamme o corsi d’acqua o altri intrappolamenti, per far in modo che esse del loro medesimo folle impeto da sole si danneggino e possano venire più facilmente distrutte dagli armigeri.
Un’altra forma di questi Morti è stata avvistata e ricordata tra le principali ed è quella degli Ossessi, indemoniati di quella specie che apparì nelle vicende narrate da Raolino per quelle terre di Provenza. Tra gli ordini dei Morti, gli Ossessi sono quello maggiormente temibile, perché essi son più forti e più veloci dell’Arpie e addirittura mantengono un barlume di malevola intelligenza, quanto basta ad esempio a far loro scansar il fuoco o le fosse che gli si pongon d’innanzi, trovar il modo di aggirar gli ostacoli e perfino evitar tagliole e reti, quando le scorgono.
Gli Ossessi son davvero animati dalla ferocia e dalla potenza dei demoni, ché essi appaiono addirittura più robusti, rapidi e agili che in vita, e il loro assalto è paragonabile a quello di lupi o leoni che ghermiscan degli agnelli. Per nostra fortuna essi son grandemente rari, e a parte quelli del racconto del nostro compagno, non se ne videro mai molti agire insieme o di concerto.
Gli accorgimenti per dar loro la Morte Ultima son quelli della massima prudenza. Essi van sempre rifuggiti ed evitati e combattuti tutt’al più con un gran numero di alleati, spingendoli e pressandoli da più parti e colpendo tutti insieme nei punti del corpo che li possano incapacitare. Poiché essi son appunto veloci, forti e instancabili, qualora a qualcuno dovesse capitare di confrontarsi con uno di questi mostri e fosse solo, l’unico mio consiglio è quello di mirar alla testa meglio e con più forza che sia possibile e pregar Iddio che il colpo riesca a lederne le cervella, prima che essi possan tentare qualsiasi altra cosa.
Invero, molti altri prodigi oscuri son stati visti in questi giorni: il Verro diabolico ne è un esempio, ma anche lo sono i ratti deformi grandi come lupi che a volte invadon i sotterranei, e i cani senza pelle simili a mastini dell’inferno, che chiamiamo Cerberi. Qualcuno dice che rinchiusi in vecchie cripte vi sian quelli che son detti Mangiamorti e Masticasudari, vecchie ossa ammuffite che ai vivi preferiscono la carne di altri defunti o di se stessi e che non sanno muoversi che per pochi passi, e Raolino nostro ci ha accennato a quei mostri d’oriente che son detti Gula, la cui natura però non saprei indagare.
Altri ancora riferiscono di aver udito di incubi ancor peggiori: Morti che tra loro si son disciolti insieme come orripilanti scolopendre umane, raggrumati assieme dalla materia oscura che scorre loro nelle viscere o ancora esseri orrendi privati della testa che han sviluppato nel corpo istesso bocche e nuovi occhi, quelli che noi diciamo Blemmi e che son rari, Dio ce ne scampi, anche più che gli Ossessi.
Potrei continuare ancora questa elencazione, ma mi perderei tra fole e voci sempre più infondate e finirei per segnalare tanti e tali modi di affrontare questi mostri che se ne perderebbe il senso generale; poiché infine tutti gli accorgimenti son destinati al medesimo scopo: cavargli il capo, farli a brani, spaccar loro il cranio e infine gettarli nel fuoco e nella calce.
Ché polvere e cenere e terra e fango tutti noi mortali eravamo e polvere e cenere e terra e fango ritorneremo, ed essi più di tutti.”
[…] aver (ri)letto le descrizioni degli afflitti del Decameron dei Morti di Mauro Longo, come potevo resistere alla tentazione di […]
Articolo troppo ghiotto per non farne i profili per d&d! http://terretormentate.wordpress.com/2013/12/04/decameron-dei-morti-i-trapassati-redivivi-per-dd-classico/
Ottimi!!!! Grazie mille per l’omaggio!!
un dispiegamento di raggelante cattiveria non morta!
e un post che vale un intero supplemento sui non-morti
proprio ieri sera iniziavo la nuova campagna di labyrinth lord e mi sa che se il gruppo si inoltrerà nel castello delle ossa troverà ad attenderlo qualcuno di questi allegri ragazzi zombie…
Siamo una squadra!
😉