Ho letto qualche giorno fa l’interessante articolo dell’interessante blog Malpertuis su Thomas Ligotti e il plagio di parte dei suoi lavori da parte dello sceneggiatore di True Detective. Una riflessione davvero intelligente, che condivido in parte.
Ci ragiono un po’ su anche io.
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I Fatti
Lo sceneggiatore di True Detective Nic Pizzolatto ha copincollato interi stralci del lavoro dello scrittore (semisconosciuto? underground?) Thomas Ligotti e li ha utilizzati in True Detective, la celebre serie tv uscita quest’anno. In particolare, con i testi cupi e “nichilisti” (ma non chiamiamoli così) di alcuni lavori di Ligotti, lo sceneggiatore ha creato molti dialoghi di uno dei due detective della serie: Rust Cohle, quello appunto cupo, silenzioso e “nichilista”.
Il plagio è evidente e alcuni fan e conoscenti di Ligotti hanno fatto una rassegna completa di tutte le parti copincollate: eccola!
A queste accuse, Pizzolatto ha detto più o meno “le idee di Cohle e i suoi dialoghi rappresentano il pensiero del personaggio, ci siamo ispirati ad alcuni filosofi dei secoli scorsi e non abbiamo plagiato nessuno”: ecco la dichiarazione.
Da questo spunto, faccio un giro di chiacchiere e riflessioni su tutti gli argomenti trattati e ci metto pure un mio pensiero su ideali e filosofie.
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True Detective
True Detective è stata una serie molto apprezzata nel mondo nerd e credo anche in quello degli spettatori mainstream. L’aggancio per i nerd (come me) si basa sul fatto che invece che essere una normale crime story, nella vicenda si accenna più volte al “Re in Giallo” e ad altri elementi soprannaturali e perturbanti.
Nonostante la critica di Malpertuis, io credo che la messa in scena della prima stagione sia stata davvero ben fatta e qualitativamente inquadrata su standard molto alti. Per i miei gusti, alcune parti sono davvero troppo lente e ripetitive (chiacchiere tra personaggi), ma in generale la serie si difende bene.
Il problema fondamentale per me è che, alla fine della storia, di soprannaturale non c’era proprio nulla e si rimane nei limiti del perturbante. Niente mostri, città extraplanari, demoni esterni e alieni tentacolati. Solo pazzi, serial killer e sette di provincia. Grazie tante. Se l’avessi saputo prima sarei tornato a vedere Banshee e tanti saluti. Invece, nelle prime puntate ci sono state queste trappole per nerd per convincerci a vederla e poi alla fine tutto il fantastico suggerito si risolve in nulla.
Fregatura! Non si fa così.
Insomma, per me, telefilm carino ma non è il mio genere. E mi rode anche che ci hanno fatto credere scientemente che vi fossero i mostri, mentre alla fine c’erano solo i serial killer. Sòla pianificata. Male.
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Thomas Ligotti
Ligotti è poco conosciuto, specie in Italia. Quello che ne avevo letto io era più o meno questo. Sto recuperando solo ora qualche suo racconto in inglese e il saggio straplagiato da True Detective e me ne farò un’opinione personale leggendo.
Il concetto chiave della poetica di Ligotti è più o meno:
“Il genere umano dovrebbe porre fine alla propria esistenza? Sappiamo almeno che significato abbia essere umani? E se non fossimo nulla di quanto ognuno di noi suppone d’essere? Non c’è rifugio dal nostro esistere in quanto esseri coscienti, i quali devono reprimere la propria consapevolezza degli orrori che il vivere ha per loro in serbo.
Pure, come è possibile provare, la nostra coscienza può in ogni momento sollevarsi contro le stesse nostre difese da tale consapevolezza, sussurrandoci cose che non avremmo voluto mai ascoltare: che la religione è una trasparente fantasia, che l’ottimismo è un esercizio d’illusoria soddisfazione del proprio desiderio, che persino la ricerca del piacere è un’impresa destinata a terminare in nulla”.
Insomma, teorie controverse che auspicano, alla fin fine, l’estinzione volontaria del genere umano. Cosa che non è sbagliata in principio, però anche un attimo fatti una risata.
Thomas Ligotti = Mai una gioia
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Il Plagio
Il Plagio di Ligotti in True Detective c’è stato ed è stato molto sconsiderato per lo sceneggiatore negarlo. E’ evidente.
Di nuovo, al contrario di Malpertuis, a me non da fastidio il plagio in sé e ritengo che ogni opera nuova di narrativa, intelletto o arte debba e possa copincollare le cose precedenti come e quando gli pare.
Se uno scrittore vuole mettere in scena due detective che parlano uno come Rocky Balboa e l’altro come Obi One Kenobi, utilizzando anche intere frasi copincollate, a me sta benissimo, anzi la cosa mi diverte.
Però non lo negare. Non ha senso. Il copincollaggio deve essere un valore aggiunto, non un tentativo di frode (che poi tanto tutti ti sgamano lo stesso…).
Hai copincollato. Ti hanno sgamato. Stacce. Prendila bene. Il povero Ligotti avrebbe apprezzato, immagino, e comunque un po’ di pubblicità gli avrebbe fatto bene. E la gente avrebbe potuto dire “Guarda! Stanno mettendoci dentro sia il Re in Giallo che il pensiero di Thomas Ligotti: figo!“
Invece Pizzolatto l’ha presa male e ha continuato a negare, anche contro l’evidenza. Pessima figura.
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La teoria del 90%
E veniamo alla mia Teoria del 90%, che tutta questa storia mi ha fatto venire in mente.
La Teoria del 90% dice che, “Qualsiasi siano i nostri ideali, le nostre filosofie, credenze e modalità di vita… dovremmo sempre applicarli/e al 90%.“
Sono vegano? No: mangio vegano spesso e volentieri e penso che sia la forma più corretta di alimentazione per noi, gli animali e lo sfruttamento del pianeta. Però al 90%. Ogni tanto mangio anche altro.
Sono comunista? No: voto comunista spesso e volentieri e penso che tutto debba appartenere alla collettività e che ognuno debba dare quanto può e ricevere quanto serve. Però al 90%. Ogni tanto una variabile egoista ha senso.
Sono per la pena di morte? No: penso che sia una cosa indegna, inutile e barbara. Però al 90%. Certi crimini contro bambini o indifesi mi fanno accapponare la pelle e pensare che la morte sia una giusta retribuzione.
Sono per l’autoestinzione volontaria del genere umano? No: penso che l’uomo sia il virus letale che sta distruggendo questo pianeta e che il collasso sia alle porte, ma anche che l’istinto di sopravvivenza della nostra specie stia svolgendo comunque il compito per il quale è stato programmato. Il collasso arriverà e a quel punto ce la giocheremo a dadi. Peccato per tutte queste specie che stiamo facendo estinguere, nel frattempo. Siamo delle merde, ma autoestinguerci suona ancora come una grassa minchiata.
E così via…
La Teoria del 90% si può basare su qualsiasi cosa in cui credi. Per ogni filosofia di vita o ideale, vale sempre la regola che “ma anche no” e che non bisogna fissarci troppo. Non devi ESSERE vegano, carnivoro, comunista, capitalista, ateo, religioso o quant’altro. Ognuno di questi sistemi e dottrine è una cosa astratta e noi non dobbiamo DIVENTARE quella cosa. Dobbiamo ADOTTARLA, ragionandoci su ogni volta, mettendola in discussione ogni volta. OGNI SINGOLA VOLTA. E certe volte, ANCHE NO.
Questa è la mia veloce risposta a Ligotti e alla filosofia di tanti amici, vegani, antivegani, prosionisti, antisionisti, comunisti, anticomunisti, perfino antinatalisti.
E’ tutto giusto, ma al massimo al 90%.
Il resto anche no.
PS: La Teoria del 90% vale anche per la stessa Teoria del 90%. Potresti avere degli ideali da applicare al 100%. Va bene anche così.
Ho scoperto da poco il tuo blog, spero che non ti infastidisca che io dissotterri un tuo vecchio post con questo commento 😛
Io, True Detective non l’ho ancora visto. Scrivi che i mostri e il soprannaturale sono solo elementi psicologici, nella serie: beh, anche nei racconti del Re in Giallo di Chambers! XD
Non so se ti sia capitato di leggerli, ma dei quattro racconti dell’antologia, solo l’ultimo ha un elemento soprannaturale netto e legato al Re, gli altri hanno soprattutto gente che sbrocca a causa della lettura del libro (il secondo ha un elemento alchemico, ma è slegato dal Re in Giallo).
Non ho letto tutta l’opera di Chambers, ma di ciò che ho letto, c’è molto più di “Cthulhu” (anticipando Lovecraft) in un suo racconto intitolato “The Maker of Moons” che in tutta l’antologia del Re in Giallo presa insieme (di cui solo i primi quattro racconti citano Carcosa e compagnia, il quinto ha un personaggio chiamato Hastur che però non è l’Hastur di Carcosa, gli altri cinque sono storie drammatiche o d’ammmmore con artisti come protagonisti).
Sul presunto plagio: ammettere il plagio temo sia come confessare un reato (piccolo o grande?) non mi stupisce la faccia tosta dello sceneggiatore.
Il problema, se non ho frainteso le leggi sul copyright, non è tanto l’aver espresso gli stessi concetti, quanto l’aver usato le stesse identiche parole nello stesso ordine, senza un’adeguata rielaborazione… un po’ meno pigrizia da parte di Pizzolatto, e avrebbe potuto anche citare l’allegro e vivace Ligotti come fonte d’ispirazione, facendoci una figura molto migliore.
Leggendo i brani incriminati dal link, però, vedo che le frasi prese in toto sono limitate: spesso, ricorrono soprattutto espressioni come “the true heart of things” o “we are meat” quindi… boh! Alcune frasi non sono esattamente roba che si infilerebbe in discussioni normali (tranne che nel mondo di Dawson Creek) altre vanno oltre la somiglianza casuale: sono palesi copia-incolla! XD
Grazie per l’ottimo intervento. Ho il Re in giallo di la sullo scaffale, mi pare nell’edizione Hypnos, ma confesso che ancora non l’ho cominciato. Quindi se tutto coincide tra le atmosfere libro/serie tv (vedila!) allora mi rendo conto xhe il lavoro fatto è superiore alla mia impressione. Sul plagio io non ho una posizione molto precisa, riporto solo che c’è una polemica in corso. Io anzi sono un noto plagiatore 🙂
A presto su questi lidi!
[…] Detective“: una simpatica frasetta a effetto che in realtà non rende esattamente giustizia al complicato affaire Ligotti – Pizzolatto, ma comunque la cosa qui ora non ci interessa affatto. Quello che ci interessa è che i racconti di […]