Un articolo di Dominique Mannino su quel grande minestrone fantasy che era lo stile degli anni ’80. E oggi, le cose saranno cambiate?
Data la comprovata morte cerebrale del tenutario di questo blog, è spesso necessario che i frequentatori di tale postribolo dell’immaginario fantastico e della narrativa ludica si animino e provino a riempirne le pagine con contenuti propri, per fortuna spesso molto più degni di essere pubblicati di quelli del succitato autore.
E’ il caso del buon Yuri Zanelli, di Alessandro Viola e di tutti gli altri “Amici della Caponata” che trovate nella pagina dedicata, e a cui oggi si aggiunge anche Dominique Mannino, già noto ai più come Mimimmi in quanto acclamato autore del Gioco di Ruolo di Sortilegio.
Dominique coglie bene il senso del fantasy con cui le generazioni navigate del gioco di ruolo sono cresciute. La mia unica domanda è: “oggi le cose sono cambiate? O siamo in presenza del minestrone fantasy del nuovo millennio?”
Il minestrone fantasy degli anni ’80
di Dominique Mannino
Il fantasy non come genere ma come somma di generi
Se penso ad una ambientazione fantasy non posso fare a meno di immaginare un mondo medievale di matrice nordica, ma quando scoprii questo genere letterario sul finire degli anni ’80, fondamentalmente attraverso i Librogame e Giochi di Ruolo, mi resi subito conto di avere una visione molto ridotta del genere. Altro che mondo medievale nordico! Nei libri e nei manuali di quegli anni c’era una tendenza al voler includere, nello stesso universo immaginario, elementi presi da altre epoche storiche, da altre zone geografiche ma anche da altri generi letterari o cinematografici, creando una specie di minestrone: un minestrone fantasy appunto.
Se gli ingredienti erano ben bilanciati, l’opera riusciva a non perdere la sua coerenza interna e il lettore se la “mangiava” senza troppi problemi. Ma molto più spesso il voler includere ingredienti presi da altre dispense buttandoli nel pentolone dava un certo effetto di incoerenza trash, che oggi mi fa abbastanza sorridere. Ma attenzione, questo non è un articolo serio che vuole spiegarvi come e cosa sia corretto mettere in una ambientazione fantasy. Al contrario vuole essere un viaggio ironico attraverso i vari filoni, che in alcuni casi hanno arricchito le nostre ambientazioni fantasy, in altri le hanno irrimediabilmente rovinate facendole cadere in un genere trash che oggi definiremmo weird-pulp.
Se siete pronti, buttiamoci nel pentolone!
Il mondo arabo
Di tutte le contaminazioni va detto che quella costituita da elementi presi dal mondo arabo è quella che ha più la più forte dignità almeno dal punto di vista storico.
Il medioevo occidentale ha infatti convissuto con il medioevo arabo, e, come sicuramente saprete, questi due mondi differenti si sono scontrati durante le Crociate. In altre parole il nordico spadone ha storicamente incrociato l’orientale scimitarra. Ma torniamo alle nostre opere fantasy, quante volte abbiamo visto comparire sulle nostre mappe fantasy regioni meridionali piene di palme, oasi e deserti?
Divise non più in regni ma in califfati dagli esotici nomi di “Shabbadàn” o “Karkadè”? In cui i tetri castelli nordici lasciano spazio a bianche architetture sovrastate da cupole blu? Ed ecco che dalla Lampada di Aladino esce tutto l’immaginario delle fiabe orientali che investe questi regni del sud, mentre il nostro eroe a cavallo, vaga nel deserto alla ricerca della principessa Falafel…
E’ il caso ad esempio del quinto volume di Lupo Solitario, da cui è stata tratta questa immagine, ma anche nel continente di Aventuria (Uno Sguardo nel Buio) in cui non potevano mancare i califfati ispirati alle “Mille e una Notte”.
Tralascio “Misteri d’Oriente” considerando la sua ambientazione di tipo storico e non fantasy.
Il mondo antico
Non hai giocato a un gioco di ruolo negli anni 80 se il tuo personaggio (che magari era un guerriero che si chiamava “Sigfrido” e aveva un elmo con le corna) non si è trovato almeno una volta ad esplorare le segrete di una piramide o combattere contro un mummia su cui pendeva una maledizione.
Impossibile non citare il modulo di D&D “Lo spettro del castello del leone” dove il dungeon si trovava all’interno di una enorme Sfinge con la testa di leone.
D’altronde erano anche gli anni di Indiana Jones e quindi nel minestrone fantasy non si poteva certo far mancare l’antico Egitto. L’antica Grecia invece la fatta da padrone nei bestiari per giochi di ruolo dove accanto ad elfi, troll e goblin, convivevano tranquillamente anche ciclopi, centauri e minotauri.
La preistoria e i dinosauri
A volte penso che se non ci fossero stati i draghi nel ruolo di enormi mostri invincibili i dinosauri avrebbero colonizzato anche l’universo fantasy.
Ricordo anche di aver combattuto contro un “Neanderthal” in un librogame, e di aver visto lo pterodattilo in qualche bestiario.
Ma buttati fuori dalla porta i dinosauri in parte rientrano dalla finestra: è il caso dei Lizard-Man vera è propria ossessione degli autori della serie Fighting Fantasy e che in “Uno Sguardo nel Buio” si chiameranno Maru e Salamandro.
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Il giappone dei samurai
L’eroe nel fantasy degli anni 80 è un cosmopolita, è un eroe “globalizzato” diremmo oggi, quindi se dopo aver ucciso un Balrog o decifrato delle antiche rune naniche, si trova a combattere in un imboscata contro un guerriero Ninja lui non si scompone affatto. Anche il regolamento gli viene in aiuto, infatti gli basterà usare il tiro-salvezza contro il soffio del drago per schivare la pioggia di shuriken e finire il malcapitato a colpi di ascia.
Nella lista dell’equipaggiamento disponibile infatti troviamo tranquillamente spadoni e katana, martelli da guerra vichingi e nunchaku. In certe ambientazioni fantasy ai samurai è dedicato un territorio particolare, il 90% delle volte è un isola a oriente (che fantasy! mi viene da dire).
Valgono più o meno le stesse regole che abbiamo visto per i regni del mondo arabo basta sostituire le cupole azzurre con delle pagode, i califfi diventato shogun e tutti i nomi delle città finiscono in “atzu” o “akami”. Stai forse storcendo il naso?
E’ il fantasy bellezza, tutto fa brodo, o minestrone, che dir si voglia.
E alla fine di mille pericolose avventure il nostro eroe si siede finalmente alla taverna del “Drago Verde” e in mezzo a decine di commensali che bevono birra e idromele lui ordina il suo sushi di Kraken. Vuoi mettere? Adesso va detto che dal punto di visto storico il Giappone medievale ha convissuto con il medioevo europeo, ma a differenza del mondo arabo i contatti furono davvero esigui.
Horror
Nel nostro mondo fantasy vorremo mica farci mancare un regno governato dal Conte Dracula?
Certo che no, ed ecco che gli autori di D&D ci vengono incontro con il regno di Ravenloft.
L’idea di un crossover tra horror e fantasy era così buona che gli fu dedicato anche un librogame: “Il Signore di Ravenloft” appunto.
Ma il luogo dove l’horror ha spopolato di più è nei bestiari dei giochi di ruolo: vampiri, lupi mannari, zombi (parola di origine haitiana, e Haiti nel medioevo era una famosissima meta di pellegrinaggi, seconda solo a Santiago de Compostela), ma anche un blob (il cubo gelatinoso di D&D), un Nosferatu (Uno Sguardo nel Buio) e chi più ne ha più ne metta.
Mancavano solo Jason e Chucky la bambola assassina.
I pirati
I pirati sono un caposaldo della letteratura di avventura e della letteratura per ragazzi, da “L’isola del Tesoro” a “Peter Pan” i pirati sono entrati definitivamente nell’immaginario collettivo.
Chiariamo subito una cosa: dal punto di vista storico i pirati esistono fino dall’antichità e dunque usarli in un contesto fantasy-medievale è corretto. Ma c’è un però, non da poco, ovvero l’iconografia dei pirati. L’iconografia generalmente accettata (che prevede: cappello a tre punte, bandana, orecchino, uncino, gamba di legno, sciabola in mano e pappagallo) è quella dei pirati dal 1500 al 1800, l’epoca d’oro della pirateria.
A questo punto i nostri autori secondo voi si sono posti questo problema? Assolutamente no, hanno buttato i pirati, così come siamo da sempre abituati a conoscerli, nel pentolone del minestrone fantasy. Forse il fatto che Tolkien abbia usato i pirati nel “Il Signore degli Anelli” ha influenzato questi autori, con la sostanziale differenza che Tolkien non li descrive come se fossero “I Pirati dei Caraibi”, ma anzi non li descrive affatto!
Steampunk
Torniamo al nostro eroe fantasy, secondo voi può accontentarsi di solcare i cieli cavalcando un drago?
Certo che no, ecco allora un fiorire di macchine volanti in stile “steampunk”: si va dalla più sobria mongolfiera, passando per macchine volanti alla Leonardo da Vinci, fino a veri e propri dirigibili Zeppelin. In genere queste macchine o sono create da uno genio pazzo amico dell’eroe oppure egli se ne impossessa rubandole ad uno stregone cattivo che intende usarle per distruggere il mondo (e forse non ha tutti i torti…).
Fantascienza
A questo riguardo dobbiamo citare il Set 5 di D&D “Immortals”.
Questo modulo non è mai stato tradotto in italiano, forse a causa di un attacco di buongusto da parte della Editrice Giochi. Il nostro eroe ormai ne fatte di tutte, ha ucciso legioni di Goblin e centinaia di Draghi e ha accumulato un capitale di Punti Esperienza tale da diventare un immortale, una sorta di semi-dio.
Ma come passa il tempo un personaggio del genere? Vola da un pianeta all’altro attraversando diversi piani di esistenza come un eroe della Marvel, i suoi nemici non sono più dei semplici draghi adesso deve vedersela con creature come il Juniper: un dodecaedro dai cui lati spuntano dei grossi tentacoli e che nella sua versione “turbo” vale qualcosa come 38.750 Punti Esperienza.
Ma il Juniper è solo la punta di un iceberg di una serie di creature allucinati che non troverebbero lavoro neanche in un B movie di fantascienza americano degli anni 60.
Medioevo ma non solo…
In questo caso a finire nel mirino è “Uno Sguardo nel Buio” dove il concetto di medioevo viene così dilatato nel tempo da comprendere personaggi che sembrano usciti dai “Tre Moschettieri”, che è ambientato nel 1625.
Questo personaggio ha un nome e una classe: “Il Vagabondo”.
Questi probabilmente vaga nel tempo oltre che nello spazio visto che in una ambientazione medievale lui si presenta come una specie di Aramis con la piuma sul cappello, degli stivali ridicoli e un fioretto in mano.
Questa discrasia sarebbe degna di un b-movie intitolato “Re Artù contro i Tre Moschettieri”.
Conclusione
Siamo giunti alla fine del nostro viaggio, abbiamo scoperto come dietro il fantasy degli anni ’80 si nascondesse in realtà un crossover di diversi generi. Questo crossover in pochi casi è stato ben realizzato e non ha intaccato la coerenza interna del “mondo immaginario” ma nella maggioranza dei casi, a mio avviso, ha generato un vero e proprio minestrone dal gusto abbastanza trash.
Certo tutto va considerato nell’ottica di quegli anni, del boom di questo genere di letteratura e di giochi, e anche in relazione al giovane pubblico. Eravamo solo dei ragazzetti, e per noi era eccitante e divertente immedesimarsi in un cavaliere medievale che sbarcato da una nave pirata sbaraglia una squadra di ninja per poi solcare il cielo su un dirigibile verso il castello di un vampiro…
Eh si, la fantasia può avere la coerenza come obbiettivo e penso sia più la tendenza attuale, ma non necessariamente è un’obbiettivo indispensabile. Personalmente vedo il Fantasy come un insieme di stereotipi dove se dico “Pirata” intendo quello che viene in mente a tutti, senza bisogno di scendere nei dettagli, sempre che la trama non lo richieda. Il bello del Fantasy è anche questo, mettere insieme una lista di stereotipi e farli convivere creando delle esperienze “crossover” che altrimenti non sarebbero possibili per questioni prettamente “realistiche”. Fantasy e realtà sono due cose ben differenti anche se questo non toglie che è sempre necessaria una certa credibilità (ad esempio, non avrebbe senso un califfato nelle gelide terre del nord, perché non è uno stereotipo e non sarebbe riconducibile a nulla).
Dovessi dirti… a me le cose non sembrano affatto cambiate.
Va detto che questo fenomeno del “minestrone” in quegli anni aveva sicuramente anche un aspetto di tipo commerciale. Si trattava cioè di stimolare all’acquisto dei pre-adolescenti, in genere maschi, dando loro l’opportunità di giocare
(o librogiocare) con quelli che erano gli eroi “mainstream” del momento.
Questo spiegherebbe anche in parte la tendenza a prediligere per le copertine
immagini “horror” o di mostri, e questo vale soprattutto per i Librogame.
Pensate al contemporaneo “boom” della musica Heavy Metal, che aveva un target di acquisto molto simile, era un tripudio di teschi, mostri, spadoni ecc.
Diciamo che si è seguita la moda del periodo, se i Librogame fossero scoppiati a metà
anni 70 di sicuro avrebbe spopolato una serie con i cowboys e gli indiani, nei 60
invece avrebbe avuto la meglio la fantascienza.
Questo discorso vale in particolare per Ninja, horror e dinosauri, secondo me.
C’e’ anche da menzionare (anche se siamo un pelo fuori tempo…) l’aperta citazione del Don Chisciotte in Curse of the Mummy (tradotto nei librinostri) di Jon Green.
Mi ero dimenticato di menzionare anche svariati riferimenti a Lovecraft. Chthulu & compagnia sono troppo belli per non finire di riffe o di raffe in qualche avventura…
Onestamente mi sento di dire che il minestrone c’è ancora e effettivamente quando si gioca fa anche comodo.
Se guardo Pathfinder devo dire che è un gioco che mi piace perchè ho scoperto che sotto la patina di fantasy tradizionale nasce in uno spazio dove i Veri Dei che se ne fregano del modo sono gli stessi del Mythos di Cthulu.
Scopro inoltre che il mondo di Golarion oltre ad esssere un’accozzaglia di culture che difficlmente potrebbero coesistere è anche un luogo dove nel passato si sono schiatate sia una cometa che un’astronave.
Onestamente quando si gioca il minestrone è anche un modo per sorprendere i giocatori con l’inaspettato e tenere alta la tensione.
Ho scoperto nella mia esperienza che su campagne lunghe il filone monotematico con un’unico filo coduttore o elemento predominante in genere non regge più di 6 mesi poi in genere serve un plot twist o bisogna cambiare gioco e campagna.
La mia impresisone è che i giocatori più maturi forse si sono anche stufati del polpettone fantasy e ora cercano qualcosa di più fine, ma le nuove leve tendono partire dal minestrone perchè è più facile che vi sia dentro anche l’aspetto che interessa a loro assieme a tutti gli altri, poi “crecendo” anche loro cercheranno forse qualcosa di più “specializzato”
Io ho cominciato con i Forgotten Realms inizialmente impienavo le avveture delle stramberie più impossibili prese dai supplementi più disparati.
Invece attualmente mi fa sorridere pensare alla totale impossibilità che un mondo del genere ha di auto sostentarsi e alla totale idiozia del concetto che gli avventurieri siano amici di tutti, concetto che era la base portante delle mie partite nel 2000.
Dei miei amici dell’oratorio che hanno 8 anni di meno e giocano da tre quattro anni trovano invece Golarion ed FR una figata, proprio perchè sono come Gardaland.
Alla fin fine, Blackmoor e’ il prototipo del pastiche dove o poco o tanto fa capolino praticamente tutto…