Il libro dei vagabondi è un saggio accuratissimo sull’incredibile mondo dei ciarlatani, dei furfanti e dei girovaghi tra medioevo ed età moderna.
Il libro dei vagabondi: la storia
Il libro dei vagabondi è un tomo molto interessante e corposo che ho acquistato e divorato, nonostante le centinaia di pagine, assieme ad altri libri selezionati come materiale di documentazione per il Decameron dei Morti e Ultima Forsan.
L’autore, Piero Camporesi, è uno dei più grandi storici e antropologi italiani e il libro dal punto di vista accademico è perfetto. C’è tutto quello che serve, raccoglie tutto il materiale degno di nota sull’argomento, commenta tutto con precisione magistrale, cita tutto quello che nel libro non rientra, inserisce note tecniche e di colore su tutto.
Di cosa parla, è presto detto: Il libro dei vagabondi è un saggio e una raccolta di materiale del Quattrocento, Cinquecento e Seicento sul pittoresco, variegato e incredibile sottomondo dei vagabondi, ciarlatani, mendicanti e furfanti in Europa occidentale, Italia in primis: non ladri e assassini, banditi e briganti, bensì la classica “Corporazione dei Mendicanti” di tutte le saghe fantasy, a partire forse da quella di Falcovia a cui appartiene Gord il Miserabile di Gary Gygax.
In particolare, si parte da una lunghissima ed esaustiva introduzione all’intero tema, per poi passare, nella seconda metà del libro, alla raccolta commentata di una decina di fonti e saggi dell’epoca, in italiano e latino.
E cosa si impara, alla fine da tutto questo?
Il libro dei vagabondi: il fantasy
Facendo un sunto dei risultati scientifici e delle scoperte più notevoli del volume, ecco alcune delle cose più interessanti del mondo dei vagabondi europei, che non ha niente da invidiare a quello che certe volte si trova nei romanzi e nelle storie fantasy, più specificamente Sword & Sorcery. Vediamo un po’:
– I vagabondi erano una vera e propria accozzaglia di marginali, lestofanti e cialtroni, ben identificata. Venivano accostati a ladri e assassini, ma anche a normali mendicanti “onesti”, ma ne erano anche distinti. I vagabondi erano vagabondi, truffatori e al limite furfanti di mano.
– C’erano oltre 40 tipi diversi di furfanti di questa “categoria”, ciascuno specializzato in un’arte diversa: i finti monaci, i venditori di reliquie, i borseggiatori, i finti mutilati, i finti schiavi liberati, i bari, i truffatori e così via. Non si scherza: oltre 40 tipologie diverse, ben descritte dagli studiosi dell’epoca, in base a confessioni, indagini e interrogatori.
– I mendicanti parlavano tra loro un gergo segreto, spesso comune tra varie nazioni, altre volte tipico di un solo paese (se così si poteva intendere l’Italia). Il linguaggio era del tutto artificioso e complesso e molti. E’ rimasta testimonianza di un incontro organizzato dai “capi della ribalderia”: siccome gli arresti e gli interrogatori avevano gettato luce sul loro vocabolario (riportato per intero nel libro), questo meeting segreto era destinato a stilare un nuovo vocabolario di furfanteria per tornare a non essere più compresi. Niente di poetico dunque, un argot pianificato a tavolino per scopi praticissimi.
– Esistevano anche i Maestri dei vagabondi: i più vecchi tra questi volponi e furboni, quelli che avevano accumulato decenni di esperienza e non volevano più andare per le strade… insegnavano agli altri! Attenzione: non parliamo di un semplice percorso maestro – apprendista, ma una vera e propria Scuola. Il corso durava tre anni e si imparavano le peggiori arti del raggiro: come barare, truccare dadi e carte, le truffe più efficaci, la rapidità di mano, ma anche quattro-cinque lingue, decine di accenti e le usanze di Francesi, Arabi, Ebrei, Turchi e stranieri di ogni origine, per fingersi ambasciatori o servitori provenienti da chissà dove; si imparava anche il Latino e le usanze dei preti, per fingersi monaci devoti o assistenti di vescovi in difficoltà… E mille altre arti utili!
– Esistevano anche i Re dei Furfanti: come nelle migliori saghe fantasy, a capo di tutta questa ribalderia malassortita c’era sempre un “principe”, un “re” o un “imperatore”. I Re dei Furfanti ricevevano tributi da tutti gli altri, per esempio in tutta Italia o Francia, e in cambio decretavano comandi, davano consigli, trattavano con i potenti per conto dei loro “sudditi”. Secondo la ricostruzione di Camporesi c’era anche un “Re Supremo” che si trovava in Francia, e a cui rispondevano anche i grandi capi di Italia, Spagna e Germania.
Insomma, un mondo cialtrone e furfantesco, un vero e proprio impero delle ombre esteso per tutta l’Europa, fatto di truffatori specializzati, pitocchi professionisti, bari e imbroglioni di professione, che facevano del raggiro la propria vita.
Sono rimasto davvero colpito da questo libro, che consiglio a tutti quelli che sono appassionati di storia, curiosità del passato e perfino narrativa fantastica.
Unica avvertenza: il libro non è una lettura leggera (per fortuna!), ma pesante, accurata, accademica e approfondita!
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Si direbbe una lettura interessante! 🙂
[…] di livello accademico su queste materie (vedi ad esempio il bellissimo, ma impegnativo Il libro dei vagabondi), che apprezzo molto più di quelli divulgativi (vedi ad esempio il bello ma superficiale Storia […]