Se ne va troppo presto Joe Dever, gentleman inglese, autore professionista, cordiale e sorridente conoscenza. Ho la fortuna di averlo incontrato.
Ci dispiace di essere portatori di una notizia così tremendamente triste, ma nostro padre è morto in pace alle 10.15 di ieri mattina. Questo dopo dieci anni di una malattia che ha tenuto segreta a tutti, eccetto quelli che gli erano più vicini. Ci rendiamo conto che questa notizia potrebbe essere uno shock per molti.
È morto come ha vissuto, con coraggio e dignità colossali, e sostenuto da quelli che lo amavano. Stava lavorando sugli ultimi tre libri di Lupo Solitario fino a lunedì sera. I suoi pensieri sono stati rivolti al suo lavoro e ai suoi fan fino agli ultimi momenti. Voi significavate il mondo intorno a lui, e la vostra fedeltà era tutto per lui.
Con affetto, Ben Dever e famiglia.
Tutto avrei voluto scrivere oggi piuttosto che quel titolo lì in alto.
Tutto avrei dovuto scrivere, viste le ennesime millemila scadenze accumulate sui ritardi pregressi di cui sono fatte le mie giornate e le mie nottate.
Tutto avrei pensato di scrivere questa sera, quando invece le cose della vita e questo 2016 che sembra sceneggiato da George Martin hanno preso il sopravvento e ci hanno tolto Joe Dever, autore icona dei librogame, game designer e grande amico dei giocatori italiani.
Per cui, cancello tutto quello che avrei voluto, dovuto o pensato di fare stasera e mi piazzo a questa tastiera con l’animo sinceramente molto pesante.
Joe Dever, la tristezza di averlo perduto
Joe Dever si è spento il 29 novembre 2016, “a seguito dell’aggravarsi di complicazioni sopraggiunte dopo un’operazione chirurgica ai dotti biliari”, le stesse complicazioni che gli avevano impedito di venire a Lucca Games quest’anno.
Per chi non lo conoscesse, Dever è stato “lo Stephen King” dei librogame, con milioni di copie vendute e traduzioni in decine di lingue. Noto soprattutto per Lupo Solitario (che di recente ha avuto un piccolo rinascimento), non ha mancato di produrre anche opere minori ma di buona qualità (la serie Guerrieri della strada, per esempio).
La prima domanda che mi viene spontanea e che faccio a me stesso è: “Si può essere tristi e avere un commosso ricordo di un estraneo, conosciuto fondamentalmente di fama, per i suoi lavori, e di vista magari un paio di volte?” Nonostante io sia un po’ cinico e un po’ menefreghista, direi che di fatto è così.
Io non conoscevo davvero Dever, non conoscevo i suoi problemi, le sue vittorie personali, le sue battaglie contro la malattia, le sue gioie e le tristezze.
Conoscevo però la sua grande amicizia verso noi appassionati italiani, quando un piccolo forum di fan nostrani, Librogame’s Land, iniziò a coinvolgerlo in tante proprie iniziative, a intervistarlo, a chiedergli per un decennio “quando esce il numero 29?” tanto da costringere l’autore a scriverlo davvero per evitare la rottura di scatole.
Conoscevo la sua cordialità, la sua pazienza, la sua empatia, quando partecipava alle fiere italiane e per ore intere, giorno dopo giorno, stringeva mani e siglava autografi a ripetizione a chiunque passasse al suo stand, sempre disponibile per una battuta, una foto, un sorriso, una dedica. Conosco autori da cinquanta copie vendute che non sarebbero in grado di resistere per mezz’ora a fare quello che lui faceva per quattro giorni consecutivi.
Conoscevo altresì per motivi “lavorativi”, la sua grande professionalità, il suo entusiasmo, la sua passione nel seguire le proprie creazioni nelle minuzie delle licenze, delle bozze di stampa, dei minimi dettagli editoriali. Eppure, lo stesso individuo così attento alla perfezione formale dei prodotti che uscivano col suo nome, è stato anche capace di regalare letteralmente ai fan TUTTI i suoi libri, in TUTTI i formati digitali disponibili, pubblicamente e liberamente.
E dunque, io non posso dire di conoscere davvero l’uomo Joe Dever, ma quello che ho intravisto di lui mi pare molto vicino all’immagine di cordialità, professionalità e simpatia che tutti tratteggiano.
E per questo, voglio qui raccontare di Joe Dever nella mia vita.
Joe Dever, la fortuna di averlo incontrato
Il numero 1 di Lupo Solitario, “I signori delle tenebre” è uno dei primissimi librogame che io abbia letto e lo ritengo ancora oggi un caposaldo fondamentale nella storia del genere, oltre che uno splendido libro. Se oggi sono un vecchio appassionato di librogame e giochi di ruolo, di fantasy e avventura, lo devo anche a Lupo Solitario. Se non mi credete e pensate che sia piaggeria, questo blog è qui a testimoniarlo.
Fu nel 2009 che le tante iniziative del forum Librogame’s Land, di cui sono fieramente da anni moderatore, si andarono a indirizzare verso un livello ufficiale e formale. Quell’anno chiedemmo a Lucca Games degli spazi per presentare il forum e le nostre attività e invitammo Joe Dever a presenziare. Lo invitammo a cena, trascorremmo con lui diverso tempo, lo subissammo di domande e richieste di autografi. Non fu quello il primo anno che Joe veniva a Lucca ma è da allora che di fatto ha percepito il calore e l’amicizia dei fan italiani e si è legato agli appuntamenti della kermesse toscana.
Fu sempre quell’anno che ebbi l’onore di ricevere dalle sue mani la targa di vincitore del primo concorso dei Corti di LGL, organizzato pochi mesi prima. Quel concorso fu uno dei primi a cui partecipai e che vinsi, ed è facile ammettere che la stretta di mano e le pacche sulle spalle di Joe Dever abbiano contribuito a incoraggiarmi e a instradarmi nella mia attuale carriera di autore.
Ho vinto altre volte il concorso dei Corti, nel corso di questi anni. Una di queste fu proprio nell’edizione ideata come omaggio a Lupo Solitario con il racconto Trappola nelle Tenebre. Sono davvero orgoglioso di essere stato in qualche modo parte di questo tributo a Joe.
Negli ultimi otto anni ho incontrato molte volte Joe a Lucca Comics & Games e ho partecipato alle sue conferenze, ai suoi incontri ufficiali, alle sue “lezioni” sui librogame. Ho l’orgoglio di dire che alla fine ero arrivato a un bel “oh, hello Mauro!” ogni volta che ci si vedeva, e che ho per un attimo rischiato di collaborare ad un progetto molto importante che lo coinvolgeva, di cui oggi non ha più senso parlare. Mi piace ricordare invece l’onore offertomi da Vincent Books, nel permettermi di aggiungere una mia postfazione alla riedizione del primo volume di “Guerrieri della Strada / Freeway Warrior”, cosa di cui vado ancora molto fiero.
Mi basta aggiungere un’ultima voce a questo elenco di elementi di ammirazione. Nel 2015, sempre nell’ambito di Lucca Comics & Games, Joe Dever è stato insignito del Best of Show alla Carriera. Posso con orgoglio ricordare che sono stato io a candidare ufficialmente questo grande autore a tale riconoscimento, oltre che il primo a sapere, dopo la stessa commissione giudicante, che gli era stato infine attribuito.
Vi sarebbe molto altro da scrivere, ma il più è stato detto.
Joe Dever se ne è andato nell’affetto dei suoi cari e la sua dipartita è stata accolta da un coro mondiale di stupore e contrizione. Un uomo ha lasciato questo mondo, ma l’immaginario fantastico che ha creato è ancora oggi vivido e splendente nel cuore di milioni di persone, le ha aiutate a sognare, a emozionarsi, a vivere avventure strepitose.
A volte anche a crearne di nuove.
Per uno scrittore non credo ci possa essere ricompensa maggiore. Per l’ultima volta voglio ricordarlo qui con quella che è la mia foto di lui preferita: quando bello, giovane ed entusiasta sorride alla fotocamera prima di tornare a battere sulla macchina da scrivere un altro paragrafo di chissà quale splendida avventura.
Addio e grazie di tutto il Lupo.
RIP 🙁
Che brutta notizia! 🙁
Ho sempre nutrito la speranza di poterlo conoscere, un giorno, visto che è stato spesso ospite a Lucca.
Sebbene sia sempre stato un appassionato del fantastico, senza aver mai messo le mani sul numero 6 di Lupo Solitario – la mia introduzione alla saga – chissà se avrei mai scoperto il mondo del gioco di ruolo…
Qualsiasi cosa venga dopo, spero che a lui tocchi a parte migliore. Grazie per aver colorato il mio mondo con ancora più avventura e magia, Joe! 🙂