Una ballata del mare salato… e delle contraddizioni

Una Ballata del Mare Salato e Corto Maltese, nel cinquantenario di uno dei capolavori italiani di narrativa per immagini. Un articolo di Alessandro Viola.

Ancora una volta cedo la tastiera di questo blog ad Alessandro Viola, uno dei più ferventi Amici della Caponata, per un articolo speciale su Corto Maltese, nel cinquantenario della pubblicazione di Una Ballata del Mare Salato.

Una Ballata del Mare Salato… e delle contraddizioni – di Alessandro Viola

Dopo aver letto il bellissimo articolo de La Stampa dedicato a Hugo Pratt e Corto Maltese nel cinquantenario della pubblicazione di Una Ballata del Mare Salato, non potevo non riprendere in mano il volume e rileggermelo un’altra volta, con tutti i suoi sogni e le sue contraddizioni.

A volte le contraddizioni possono essere piú affascinanti e interessanti della coerenza, per quanto possa suonare strano.

Le prime contraddizioni di Una Ballata del Mare Salato emergono fin dal titolo: infatti questa avventura / ballata non é ambientata sul mare, ma bensí sul piú grande degli oceani, il Pacifico, che, come spiegato nella primissima vignetta, tanto pacifico proprio non é.

A ben guardare, sulla copertina il titolo é: Corto Maltese – Una Ballata del Mare Salato. Ecco, guardando la copertina parrebbe che l’eroe sia proprio Corto Maltese, ma in realtá le cose non stanno proprio cosí. Tanto per cominciare, l’avventura é molto corale e Corto Maltese é solo uno dei solisti che fanno parte di questo coro.

Corto a volte é sul proscenio, altre volte sparisce tra le quinte e in piú di una occasione ce lo ritroviamo addirittura tra il pubblico, che prende il fresco sotto un portico, tranquillo. É questo uno dei tratti di questo eroe-antieroe pieno di contraddizioni: a volte c’é l’azione, a volte no… si aspetta, si prende il fresco, si sta lontano dai riflettori in attesa che qualche ferita si rimargini. Si attende tranquillamente l’occasione giusta.

Un atteggiamento molto veneziano, se mi posso permettere. Un atteggiamento che é stato proprio di gente (si pensi a Marco Polo) protagonista delle piú mirabolanti avventure in giro per il mondo, ma che quando era il caso ha anche saputo vivere l’attimo lasciandolo passare, godendoselo, attendendo.

Da notare anche, qua e lá, come il veneziano Hugo Pratt infili qualche parola in veneto quando meno te la aspetti, magari tra le espressioni polinesiane, causando repentini sorrisi.

La storia é ambientata nei mesi che immediatamente precedono lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, peró non nel cuore dell’Europa, dove avverrá la maggior parte dell’azione, ma bensí nell’Oceano Pacifico, dove gli eserciti hanno talmente poche risorse a disposizione da dover scendere a patti perfino con i pirati.

Nella scena iniziale vediamo un catamarano di marinai polinesiani capitanato da un tizio europeo di nome Rasputin, che sembra fare apposta a fare la parte del cattivo patentato, che raccoglie due giovani naufraghi. Sono due cugini di ottima famiglia, Pandora e Cain Groovesnore: perfetti per una richiesta di riscatto. Poco dopo dopo il catamarano raccoglie un altro naufrago: Corto Maltese, abbandonato alla deriva legato ad una specie di zattera. Sono stati i suoi stessi uomini. Non esattamente un’entrata trionfale da eroe classico.

La prossima scena é un atto di pirateria di Rasputin, che incontra una nave olandese che trasporta carbone, si fa passare per una pattuglia inglese proveniente dalle Fiji e, una volta a bordo, fa fuori a tradimento il capitano e tutti gli ufficiali per prendere possesso della nave. Subito prima dell’assalto, uno dei pirati polinesiani trova il tempo di dare una bella occhiata al paesaggio e fa notare al capitano assassino quanto é bello l’oceano. Non esattamente quello che ci si aspetterebbe da un pirata subito prima di far scorrere sangue, non é vero?

Corto Maltese non si oppone per nulla all’atto di pirateria (é un pirata anche lui dopo tutto…) quanto all’inutile spargimento di sangue, ma si prende un poco cerimonioso colpo in testa e viene messo a tacere. Diciamo che come eroe senza macchia e senza paura per ora non ha impressionato.

La storia procede corale, con momenti di azione seguiti da lunghi episodi ricchi di dialogo, nei quali si alternano tutti i protagonisti… e anche il paesaggio diventa protagonista e in qualche modo partecipa anche ai dialoghi. L’avventura non cala di tensione, ma prende un ritmo, per l’appunto, da ballata.

La storia continuerá tra tempeste e naufragi, pirati, soldati europei delle piú disparate rovenienze, una apparizione anche della marina Giapponese, isole, polinesiani, Papua cannibali, mantenendo sempre il ritmo di una ballata, con i protagonisti che a volte si avvicinano, altre volte si allontanano.

Pandora sembra a volte detestare Corto, fino al punto di sparargli, altre volte ne sembra attratta, ma é lui a sua volta a defilarsi. Eppure si puó vedere bene che nei loro sogni si amano. Altre volte i ballerini in pista sono Corto e Rasputin, che giocano ai nemiciamici (ma come? l’eroe che fa comunella con il cattivaccio di turno?!?), oppure sono Pandora e un ufficiale tedesco pervaso dal senso del dovere… e poi, sull’isola segreta di Escondida (nome sicuramente piú caraibico che polinesiano), entra in scena anche l’enigmatico Monaco, il fantomatico capo dei pirati dell’Ocenao Pacifico da troppi anni per essere una sola persona e pieno di oscuri segreti che il fato ha disseminato sulla sua strada con mano particolarmente beffarda.

A questo punto la danza delle personalitá diventa frenetica, peró ciascuno sembra attendere pazientemente il suo momento per entrare in pista e poi si affretta anche a cogliere l’occasione anche per uscirne, per lasciare spazio agli altri.
Alla fine della ballata, nonostante i numerosi avvicinamenti e allontanamenti, tutti si salutano e ognuno se ne va per conto suo, per una volta secondo i canoni piú veraci degli eroi solitari.

Cosí é iniziata la “vita” di Corto Maltese e di tutto l’universo del quale fa parte.

Tra le numerose risonanze del personaggio c’é anche una strofa di questa canzone goliardica che ricordo con enorme piacere:

Tintoretto, insegnami i segreti del colore,
dei tuoi passaggi morbidi dal giallo all’arancione,
le curve e le parabole di luce inesistente
là dove l’occhio insiste, cerca le risposte giuste
che non esistono.

Capitan Corto Maltese portami su un’isola tropicale,
dove tra sole e noci di cocco io possa tornare un animale,
dove tra fantasia e coriandoli, scorpioni e barracuda,
là dove l’acqua bianca incontra l’onda azzurra
dell’oceano.

Tutto il resto è superfluo,
tutto quanto dimentico:
un bicchiere di champagne, alè, voilà,
adios all’amigo che resta, es una magnifica fiesta
ma no puede restar aquì…
Un pochito de sangria, va’ via, Maria,
adios all’amigo che parte,
yo soy un espirito vagante, no puede restar;
soy un espirito vagante, no puede restar.

Amore mio, dimentica di essermi fedele,
evita le consuetudini e spezza le catene;
risparmiami il panegirico sul vuoto dell’assenza
e, almeno in mia presenza, evita la circostanza
delle lacrime.

Eugenio, suggeriscimi un’ermetica conclusione,
una capriola magica sulla tavola del cuore,
quattro parole stupide dal senso inesistente,
un qualcosa che non sento, un simpaico argomento
per concludere.

Tutto il resto è superfluo,
tutto quanto dimentico:
un bicchiere di champagne, alè, voilà,
adios all’amigo che resta, es una magnifica fiesta
ma no puede restar aquì…
Un pochito de sangria, va’ via, Maria,
adios all’amigo che parte,
yo soy un espirito vagante, no puede restar;
soy un espirito vagante, no puede restar.

Se ancora non possedete quel capolavoro inarrivabile che è Una Ballata del Mare Salato (ma anche gli altri albi di Corto Maltese, compresi gli ultimi post-Pratt, e se non avete mai visto gli stupendi film di animazione francesi), ebbene per fortuna Amazon è vostro amico!

Mauro Longo
Mauro Longo
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