Come si svolge la tipica giornata di lavoro degli scrittori italiani professionisti? Il buon Davide Mana ci racconta la propria.
Giornata di uno scrittore è il racconto che alcuni scrittori italiani hanno dedicato a Caponata Meccanica sulla propria tipica giornata lavorativa. Questa rubrica è ispirata a quella analoga del Guardian – Review. Gli autori che trovate in questa rubrica hanno fatto della scrittura il loro mestiere principale e provano a pagarci affitto e bollette; vale anche un misto di narrativa, fiction, articoli, editing, cura editoriale, conferenze e corsi di scrittura, giochi, traduzioni, sceneggiature, collaborazioni, canzoni, ghostwriting e copywriting… purché in ogni caso, sedersi al tavolo e scrivere sia il loro lavoro.
Oggi vi presentiamo…
Giornata di uno scrittore – Davide Mana
Tempo addietro, sul mio blog strategie evolutive (sì, in minuscolo) feci un pezzo intitolato “Una Giornata Tipo non esiste”. Avrei potuto riciclalo, ma è troppo lungo. Ne cito solo uno stralcio:
“ieri, su Black Gate, Sean MacLachlan citava Guy Haley, che per campare come autore a tempo pieno, e sul mercato anglosassone (ci torneremo) deve pubblicare almeno cinque romanzi l’anno.”
Scrivo perché mi piace, e per pagare i conti.
Non funziona, dicono, non ce la si fa. Ed è vero. Ci sono bollette arretrate, ingiunzioni di pagamento, momenti di panico animale, di ansia assoluta.
Non c’è altro, non ce la si fa, ma ci si prova.
Sono un autore ibrido, non nel senso che ho le branchie, ma che pubblico sia da indipendente che con editori tradizionali (Acheron, Pro Se, Severed Press, GGStudio), in italiano e in inglese, a mio nome e sotto pseudonimo, narrativa, saggistica, giochi di ruolo.
La mia giornata, quindi…
Mi alzo tardi.
Accendo contemporaneamente il PC e il bollitore. La mia carriera di scrittore, per quel che è, galleggia su un mare infinito di té.
Controllo le mail, i commenti ai post sui miei blog (strategie e Karavansara), e poi mi metto al lavoro. Cerco di stare nelle scadenze – è necessario pianificare le proprie giornate o ci si perde.
Per cominciare, rivedo cosa ho scritto ieri.
Ne butto un 20% circa, ma serve a prendere il ritmo.
Normalmente lavoro su due o tre cose contemporaneamente.
È un buon sistema per non incepparsi. Ci si blocca su una storia? Si passa ad altro. L’importante è non smettere di scrivere quando si va a sbattere contro un muro.
Di solito mi metto degli obiettivi e mi premio quando li raggiungo – un pezzo di cioccolato, un ebook da 99 cent. Il mio attuale target è 5000 parole al giorno come minimo. Il mio record sono 15000, ma non è sostenibile.
Mi fermo attorno alle dodici per preparare pranzo. Intanto verifico le news via rete, rispondo alle mail o chiacchiero con qualcuno via chat.
Vivo in un paese di 800 anime, età media 70 anni, attività principale guardare l’erba crescere: senza la possibilità di comunicare attraverso il web sarei già impazzito.
Riprendo a scrivere attorno alle due e mezza del pomeriggio, e vado avanti fino alle sei, facendo pause per i soliti motivi.
Non vivo incatenato alla sedia. Stacco per fare delle passeggiate, per “scaricare il cervello”, quando proprio non gira. A seconda dei giorni vado a camminare lungo il Belbo, o mi faccio un giro per Nizza Monferrato, magari mi prendo una gazzosa da 80 cent al distributore automatico del Punto Informazioni Turistiche.
Dalle sei leggo, guardo un pezzo di film, mi invento qualcosa. Cucino per la cena.
Dopo cena, spedisco i lavori finiti agli editor.
Due volte al mese gioco via web con la mia squadra di giochi di ruolo. Altrimenti seguo un corso online.
Preparo i post per domani e poi lavoro un po’ su cose come il marketing e la promozione. Faccio un sacco di liste.
Cerco di avere un’ora per leggere.
Mi ritiro tra la mezzanotte e l’una.
Mi prendo un giorno libero alla settimana, non necessariamente la domenica.
Grazie per lo spazio concessomi.
Ciao!