Come si svolge la tipica giornata di lavoro degli scrittori italiani professionisti? Eliana Camaioni ci racconta la propria.
Giornata di uno scrittore è il racconto che alcuni scrittori italiani hanno dedicato a Caponata Meccanica sulla propria tipica giornata lavorativa. Questa rubrica è ispirata a quella analoga del Guardian – Review. Gli autori che trovate in questa rubrica hanno fatto della scrittura il loro mestiere principale e provano a pagarci affitto e bollette; vale anche un misto di narrativa, fiction, articoli, editing, cura editoriale, conferenze e corsi di scrittura, giochi, traduzioni, sceneggiature, collaborazioni, canzoni, ghostwriting e copywriting… purché in ogni caso, sedersi al tavolo e scrivere sia il loro lavoro.
Oggi vi presentiamo…
Giornata di uno scrittore – Eliana Camaioni
Tecnicamente, io e il mio lavoro siamo amanti.
Avete presente l’idea romantica dello scrittore che vive isolato dal mondo in una villa in campagna, sorseggia caffè letterari all’alba e compone in preda a sacri deliri, di fronte a finestre che danno su giardini frondosi e panchine vezzose tra filari di fiori?
Ecco, dimenticate tutto questo. Almeno nel mio caso.
Perché se è vero che la mattina mi alzo all’alba, e sorseggio caffè letterari nel silenzio di una veranda che dà su un giardino, è anche vero che devo farlo in fretta e soprattutto in silenzio: sono momenti rubati al caos di tre uomini e una gatta a cui dover badare, a partire dalle sette di mattina e a singhiozzo fino alle dieci di sera.
Ecco perché io e il mio lavoro siamo amanti. Perché dobbiamo incontrarci di nascosto, rubare tempo alla vita che mi corre addosso come un treno, godere appieno degli attimi che ci sono concessi, dare il meglio di noi in silenzio e in fretta, prima che la quotidianità ci travolga come uno tsunami.
Il che significa alzarsi due ore prima della sveglia, fare al buio il primo caffè della mattina, sollevare la tapparella dello studio attenta a non fare rumore; aspettare l’alba au clair du computer, rileggendo le pagine scritte il giorno prima e programmando quelle nuove, sbriciolando biscotti sulla tastiera – la colazione verrà più tardi, adesso ogni minuto è prezioso.
E’ questo il momento più bello della mia giornata, in cui semino idee e spuntano germogli; faccio una pausa dopo un’ora, mi siedo in veranda a godermi il sole che sorge, nel silenzio surreale della città che non si è ancora svegliata. Lo considero il mio vero spazio creativo, una connessione ai registri akashici e alla meraviglia del creato, uno spazio meditativo di silenzio in cui ritrovo il baricentro di ciò che sono.
Mi rimetto al computer per un’ora ancora e solitamente butto giù le pagine migliori, ma come tutte le cose belle anche questa finisce in fretta: alle sette suona la sveglia che nemmeno le trombe del giudizio, e devo scattare sull’attenti, con la gatta non mi si scolla dai piedi, i bambini che non ne vogliono sapere di andare a scuola, un secondo caffè da fare per svegliare un marito in catalessi e poi cartelle da preparare (‘Ma perché non le fate la sera prima?’), vestiti che non si trovano (‘Il mio maglione, quello azzurro!’), colazioni da inventare (‘Te l’avevo detto che erano finiti i biscotti!’).
Fra le sette e le otto sono cose che voi umani potete immaginare. Che si concludono quando finalmente si apre la porta di casa: i miei uomini escono, la gatta si va a spiaggiare nella cesta, e ho quattro (quattro!) ore di tempo da dedicare al mio amante – che mi attende (im)paziente nello studio, fra carte e briciole di biscotti, e programmi inconfessabili per la mattinata.
Così do un’occhiata ai social – togliamoci subito lo sfizio – e poi full immersion, nel tunnel dei mondi paralleli dei miei romanzi: la mattina ho le sinapsi collegate, la mente lucida e le mani veloci sui tasti. Unica pausa concessa è quella della fame famelica che mi arrriva puntuale alle undici; poi avanti fino alle dodici, dodici e trenta al massimo: gli uomini rientrano alle due, e prima di allora ho i letti da rifare e la casa da riordinare, di stirare non se ne parla, il pranzo da preparare, le notifiche sui social, trucco e parrucco, i libri da recensire, le mail da inviare, chiamate perse da richiamare.
Il pomeriggio è off limits: mezz’ora di abbiocco post prandium, e poi i compiti dei figli e i giochi sul tappeto, qualche cartone da vedere assieme, borse del calcetto da preparare, mamma mi fai un toast, mamma ti ripeto storia.
Si fa l’ora di cena e il mio amante è lì, nello studio, abbandonato da troppe ore, ma lo sa che deve portare pazienza: assieme al sole tramontano le mie forze, e sparecchiata la tavola mi aspettano plaid, marito e divano, non sempre in quest’ordine, su cui addormentarmi.
Ma il mio amante è saggio, e sa aspettare: sorgerà presto una nuova alba, e sarà di nuovo amore.
Le cose belle della vita! 🙂
ma non è una giornata da scrittrice, è una gara di salto ostacoli in un campo minato! non posso che ammirare la tenacia e la facoltà d’organizzazione di Eliana Camaioni! Poche persone riuscirebbero a scrivere in tale condizioni!
É cosí la vita (anche lavorativa) di tante persone. L’importante é riuscire a trovare il tempo per stare un po’ abbracciati prima di addormentarsi.