Sword & Sorcery o High Fantasy? Per adulti o per ragazzi? Mainstream o Di genere? I tanti contrasti del fantasy secondo lo scrittore Simone Laudiero.
Ho conosciuto Simone Laudiero via internet qualche mese fa, ho letto e apprezzato i primi capitoli della sua saga sugli Eroi Perduti, gli ho chiesto di raccontarci la sua giornata da scrittore professionista (presto su queste pagine) e infine l’ho incontrato a Lucca Comics & Games 2018, dove era arrivato assieme ai suoi complici, “La Buoncostume”, per presentare il nuovo romanzo Millennials.
In tutte queste occasioni non abbiamo smesso di dialogare sui nostri libri, e in particolare sui tanti contrasti del fantasy. Ecco allora un estratto di queste riflessioni: sono sicuro che molti lettori di Caponata Meccanica le troveranno interessanti!
Quattro chiacchiere con Simone Laudiero sulla narrativa fantastica e sui tanti contrasti del fantasy
Ciao Simone, come hai visto ho letto i due libri degli Eroi Perduti e volevo farti qualche domanda: grazie per esserti prestato a questa chiacchierata. Prima di tutto però parlaci un po’ di te e dei tuoi lavori fino ad arrivare a questa saga!
Ciao, Mauro, e grazie dell’invito. Di lavoro faccio lo sceneggiatore-e-non-solo con il collettivo La Buoncostume, i miei tre bellissimi soci da ormai dieci anni. In solitaria invece ho sempre scritto romanzi e a un certo punto ho anche cominciato a pubblicarli.
Ho esordito nel 2008 con una commedia sulla passione per i videogiochi (La difficile disintossicazione di Gianluca Arkanoid), poi sono passato a una commedia romantica molto poco romantica (Si lasciano tutti) e infine sono approdato a L’accademia dei supereroi, una trilogia per ragazzi che mescola distopia, scuole medie e supereroi.
Per ora credo che L’accademia sia la cosa migliore che ho scritto, ma il mio primo amore è il fantasy, quindi spero che completando gli Eroi Perduti si verifichi il sorpasso. Vedremo!
Gli Eroi Perduti mi è sembrato un chiaro (e ottimo) esempio di “fantasy mediterraneo”. Sei d’accordo con questa definizione? E come vedi il primo tra i contrasti del fantasy di cui parlaremo, quello tra Fantasy Mediterraneo e il più tradizionale Fantasy “Nordico”?
Sono d’accordo con la definizione e anzi l’ho usata a destra e a manca. Quando ho venduto Eroi Perduti l’ho spiegato come “Il Trono di Spade con i gabbiani al posto dei corvi”. Però non parlerei di contrapposizione. Direi piuttosto che il fantasy mediterraneo è una declinazione del genere e in quante tale costruisce su, e non si oppone a, l’impianto generale che resta quello del fantasy di matrice nordica. Detto questo, posso dirti però che cosa significa, secondo me, scegliere questa declinazione per un autore italiano.
In primo luogo, scegliere di attingere a un’epoca e a un immaginario in cui il nostro mare non é ancora una trincea scavata tra schieramenti contrapposti, ma la grande piazza comune su cui si affacciano tanti popoli diversi. Ci sono le guerre, naturalmente, ma non c’è lo scontro di civiltà.
Scegliere il mediterraneo è una scelta d’identità, il riconoscimento delle nostre radici, ma ancora di più credo che sia una scelta artigianale che offre due vantaggi nella pratica della scrittura. Da un lato permette di sfilarsi dal mainstream e trovare un po’ di originalità (che nel fantasy è sempre gradita) senza dover ricorrere a scelte troppo grottesche o bizzarre.
E se è vero che per alcuni appassionati l’idea di un fantasy “mediterraneo” è già vecchia, per la maggior parte dei lettori non è così. Dall’altro permette di parlare delle cose che conosciamo meglio, che nel fantasy per certi versi è ancora più importante che altrove. Faccio un esempio: da ragazzino ho scritto dei fantasy, e ovviamente erano molto ma molto nordici perché quella è l’età dell’emulazione. Ricordo ancora la fatica quando mi trovavo a descrivere i paesaggi. Avevo qualche parola rubata a Walter Scott: erica, brughiera, ma sapevo che non potevano bastare.
Con Eroi perduti ho scoperto l’imbarazzo della scelta: qui ci metto la Costiera amalfitana, qui il Salento, qui la Grecia. Posti dei quali, se chiudo gli occhi, posso sentire gli odori, i sapori, gli odori. E non è poco, visto che prima o poi arrivi al momento dei campo di battaglia con le pile di cadaveri, l’odore del sangue e le viscere fumanti. Posti dove non è mai stato nessun autore contemporaneo. Ci sono punti in cui siamo tutti costretti a immaginare, e se allora sappiamo almeno com’è fatta la terra sotto quel sangue, già ci aiuta. È un modo come un altro di non complicarsi la vita.
Il secondo dei nostri contrasti del fantasy: High Fantasy vs Sword & Sorcery. Le atmosfere mediterranee e italiche sono spesso oggetto di diverse opere di narrativa più legate all’Heroic Fantasy / S&S, ma il tuo libro è invece un classico High Fantasy. Secondo te la contrapposizione esiste o no? E come si declinano le atmosfere mediterranee in questi due filoni?
Devo ammettere di non aver mai riflettuto molto su questa distinzione. Senza dubbio le mie letture si sono sempre orientate verso l’high fantasy, anche se ho letto alcuni fondamentali del Sword and Sorcery. Molte delle cose che mi fanno amare così tanto il fantasy credo appartengano all’high fantasy: gli eroi puliti (riluttanti, incasinati, ma puliti), un certo tipo di epicità, il destino del mondo in gioco. Ma poi guardo a Eroi Perduti e gran parte del libro, finché le cose non si mettono male, mi sembra tanto uno Sword and Sorcery. Quindi rilancio con un’altra contrapposizione: con e senza elfi. E scelgo senza. Per Elbereth, scelgo senza.
Fantasy per ragazzi/young adults vs fantasy per adulti: secondo te questa dicotomia esiste o è fittizia? Giovanni De Feo, autore straordinario, afferma che un buon fantasy è quello che va bene per ogni genere di lettore. Tu come la vedi?
Molto male. 😀 Salto subito sul carro di De Feo. Poi la dicotomia esiste nella misura in cui esiste qualsiasi distinzione di genere ed è viva e in salute nelle teste degli editori e dei lettori. Sono d’accordissimo che un buon fantasy è quello che va bene per ogni lettore, mentre tirare questa linea impedisce ai lettori più giovani di approdare a tanti bravi autori “per adulti” o semplicemente meno recenti, e ai vecchi lettori di scoprire tanta roba buona scritta negli ultimi anni.
L’ultimo di questa serie di contrasti del fantasy per te: ci sono ancora molti critici e lettori che distinguono tra letteratura “mainstream” e narrativa di genere. Nonostante esistano libri horror, fantasy o fantascientifici splendidi, in Italia spesso queste opere – per essere accettate in contesti più sofisticati – vanno “camuffate” con termini come Realismo magico, Realismo fantastico, Novo Sconcertante Italico e simili… come se ancora ci si vergognasse di riconoscerle per quello che sono. In alternativa, spesso vengono proprio pensate in chiave più ricercata (penso ad esempio al fantastico veicolato da Tunué o ai lavori di Vanni Santoni – entrambi meritevoli, sia chiaro), continuando ad alimentare il falso mito di una letteratura alta distinta da una più popolare. Come la pensi su questa situazione?
Penso che in generale sia solo questione di tempo e di ricambio generazionale prima che la differenza tra generi e mainstream scompaia. La fantascienza ha già fatto questo percorso (più o meno), e nel suo piccolo anche l’horror. Il fantasy arranca, e pubblicando Eroi Perduti ho potuto toccare con mano quanto ancora viva nel ghetto del genere (tra l’altro ormai quasi disabitato, credo siano rimasti fantasy ed erotico, poi basta, il ghetto chiude. Ci faranno un locale per i brunch).
Il perché, a mio avviso, è che in media il fantasy è ancora un genere scadente. Sottolineo “in media”, naturalmente. Se allunghi la mano verso lo scaffale e peschi a caso, la cosa più probabile è prendere un brutto libro (anzi, la cosa più probabile è prendere qualcosa di George Martin). Detto questo, servirebbe un’intervista a parte per analizzare perché il fantasy navighi ancora in acque così cattive, perché faccia così tanta fatica a rinnovarsi e ad approdare ad un età matura che gli permetta di uscire dal ghetto. E quando parlo di età matura penso a tutt’altra varietà e potenza rispetto a quella espressa oggi. Io per primo non credo di fare molto in questa direzione. Forse un giorno lo farò.
Però mi domando spesso cosa sia andato male negli ultimi decenni. Come mai, dopo l’inizio scoppiettante degli anni ’70, il genere si é ingolfato? Una piccola parte della risposta a questa domanda, secondo me, si nasconde nel suo rapporto con i giochi, che tu conosci bene. Ne parlo in un articolo contenuto in un libro uscito qualche giorno fa per Effequ, Nerdopoli, e lì spendo ventimila battute e rotti sul problema. Ma per farla brevissima, ho l’impressione che negli anni le logiche del gaming (sacrosante nel gaming) si siano imposte anche sul versante letterario inquinando il genere e impedendogli di crescere in modo sano. È solo una mia idea e di certo non è stato l’unico problema. Eppure, se provo ad aprire il cofano, la puzza arriva anche da qui.
Torniamo a Gli Eroi Perduti: cosa ci attende nel futuro di questa saga e dove altro ci porterai in seguito?
Sto chiudendo il secondo volume degli Eroi Perduti proprio in questi giorni. Se ogni tanto le risposte a quest’intervista ti sono sembrate confusionarie, sai a cosa dare la colpa. Non sono ancora certo di poter proseguire la saga oltre il terzo volume e così, per evitare di trovarmi “indietro”, questo secondo avrà una gran bella escalation degli eventi, protagonisti posti di fronte a scelte ultra-drammatiche, improbabili storie di sesso, catastrofi spettacolari e tutte le solite cose. Titolo provvisorio: Il ritorno del mare, ma non credo che gli amigos di Piemme ne sappiano niente quindi ribadisco il “provvisorio”. Prima ancora, però, è arrivato Millennials – Il mondo nuovo, un mattonazzo di fantascienza post-apocalittica utopica action-horror-psichedelica che ho scritto insieme al mio collettivo, La Buoncostume.
Non posso dire che è fantasy perché è fantascienza, e non posso dire che è mediterraneo perché si ambienta tra Milano, Trezzo sull’Adda e il lago di Como, ma posso dire che anche questo ti piacerà.
Okay, spero che ti piacerà. Speriamo.
Ce l’ho già in coda di lettura 😉 A presto!
Ciao e grazie ancora: a presto!
Ho trovato l’intervista interessante, però non sono d’accordo che il GdR influenzi i romanzi. In tutti i romanzi, a meno che non siano espressamente presi da D&D, non c’è nulla di ciò che si svolge di solito nei giochi. Il fatto di voler descrivere mondi, razze, culture e quant’altro, c’è in tutti i generi fantastici, compreso e soprattutto nella fantascienza.
Io devo ancora capire come si fa un High Fantasy nel “mediterraneo”, visto che mancano creature malvage desiderose di distruggere il mondo (si possono fare forzature ma sono forzature), mentre in quello “nordico” ne è pieno (dai loki, ai joutun, ai goblin…). Magari quando sarà uscito l’ultimo libro, vedrò se comprare la saga 🙂
Ciao 🙂
[…] già la Buoncostume, il collettivo di autori che lo ha realizzato, sapevo che si trattava di una sorta di fantascienza distopica in stile […]