Dopo i capolavori pubblicati in vita e Il Legendarium della Terra di Mezzo, ecco gli ultimi libri di JRR Tolkien con la curatela del figlio Cristopher!
Se seguite il mondo degli studi e delle novità dedicate a Tolkien in Italia, saprete sicuramente delle diatribe in corso in questi mesi. La nuova traduzione ancora di là da uscire e le polemiche su quella vecchia, di Vicky Alliata di Villafranca, tornano a galla. Gli intellettuali di destra che tirano ancora la giacca al Professore, gli studiosi di sinistra che ne rivendicano la trasversalità e l’universalità, le associazioni italiane di appassionati e studiosi che si dividono e scendono in lizza…
Di tutto questo non ci occuperemo in alcun modo in questo articolo. Quello che qui ci interessa è completare il discorso delle precedenti rassegne dedicate all’opera di J.R.R. Tolkien aggiungendo tutti i volumi usciti in questi ultimi anni grazie a Bompiani, che pescano dal Legendarium della Terra di Mezzo e da altri lavori dello scrittore.
Si tratta di volumi belli, ben curati e coerenti per formato, che provengono tutti dall’encomiabile lavoro di recupero di Cristopher Tolkien e hanno una splendida edizione fisica (rilegata con sovracoperta), corredata da illustrazioni speciali e apparati critici. Ancor più importante e per essere ancora più chiari:
“Si tratta degli ultimi sei libri tratti dagli scritti di JRR Tolkien e messi insieme da Cristopher Tolkien.
L’unica cosa di Tolkien & Tolkien uscita dopo il Legendarium della Terra di Mezzo.
Probabilmente non ce ne saranno altri (visto che Cristopher ha 94 anni…)”
Le traduzioni italiane sono a cura di Luca Manini (La caduta di Gondolin, Beren e Luthien, Beowulf), Caterina Ciuferri (I figli di Hurin), Riccardo Valla (La leggenda di Sigurdr e Gudrun) e Sebastiano Fusco (La caduta di Artù).
Le ultime tre grandi storie della Terra di Mezzo
In una lettera del 1951 JRR Tolkien scriveva “Tre grandi storie sono il cuore del Silmarillion”: I figli di Hurin, Beren e Luthien e La caduta di Gondolin“. Ed è solo nel 2018 che, a 94 anni suonati, Cristopher Tolkien riesce a completare la missione di rendere giustizia alle infinite storie immaginate dal padre, dopo il monumentale lavoro del Legendarium.
“L’obiettivo” scrive Cristopher, ” è una narrazione compiuta, esente da interruzioni e da lacune, purché ciò fosse possibile senza alterazioni del percorso narrativo e senza invenzioni arbitrarie, e malgrado lo stato di incompiutezza in cui mio padre lasciò alcune parti”.
Ed ecco che dunque oggi possiamo recuperare anche in italiano, grazie a Bompiani, questi tre capolavori finali dei Tolkien, nonostante la maggior parte del Legendarium ci sia ancora preclusa.
I tre libri sono poi degnamente illustrati da Alan Lee, uno dei più grandi artisti che si siano mai dedicati all’immaginario tolkieniano.
I figli di Hurin – 2007
I figli di Hurin è il primo dei libri a uscire dopo la fine del Legendarium, nonché primo della trilogia dedicata all’immaginario principale di JRR. Come a farsi perdonare ancora del Silmarillion e dei Racconti Incompiuti, Cristopher rimette le mani alla materia dei due libri più controversi della sua curatela e produce una ulteriore versione definitiva e critica di una delle storie più note e belle della Prima Era. In questo volume completo però è stata accorpata e rivista ogni parte, estratta dal contesto precedente e presentata adesso come un romanzo breve, senza note al testo.
Oltre alle splendide illustrazioni di Alan Lee, ci trovate dentro anche una mappa del Beleriand disegnata da Christopher Tolkien e delle note di Quirino Principe e Gianfranco De Turris.
Se volete completare la vostra conoscenza della Terra di Mezzo e del meraviglioso mondo creato e dispiegato dai Tolkien, questo libro e i due che seguono sono quello di cui avete bisogno.
Lo trovate qui!
Beren e Luthien – 2017
Per chi conosce la biografia di JRR oltre alle sue opere, è facile capire quanto sia importante questo testo all’interno del Legendarium. Basti pensare che, sulla tomba della moglie, JRR ha fatto scrivere “Luthien” sotto il di lei nome, mentre sulla lapide di lui oggi si trova anche il nome “Beren”. Adesso pensate cosa possa voler dire per il figlio Cristopher ricordare entrambi con questo libro, scritto a decenni dalla scomparsa dei genitori e quando la propria fine appare ormai così vicina.
Beren e Luthien è il secondo dei grandi libri sulla Terra di Mezzo pubblicati dopo il Legendarium ed è un penultimo atto di amore del figlio verso i lavori del padre. La storia è quella dei due personaggi omonimi, situata nella prima era, del loro amore, del loro sacrificio e dell’impresa che portano a compimento contro Morgoth. Al contrario de I figli di Hurin, stavolta la composizione di Cristopher mostra l’evoluzione del racconto, presentando più stesure dello stesso, in prosa e in poesia, proposte in ordine cronologico di redazione e intermezzate dai propri commenti, incentrati soprattutto a mostrare le differenze tra le varie versioni. Non un romanzo, quindi, ma un libro principalmente redatto per veri appassionati tolkieniani. I testi che compongono il volume provengono interamente dalla History of the Middle-earth e non sono dunque inediti, se non in Italia.
Lo trovate qui!
La caduta di Gondolin – 2018
Ultimo dei tre libri in ordine di pubblicazione, La caduta di Gondolin fu in realtà il primo dei racconti della Prima Era che Tolkien scrisse, durante la convalescenza a Great Haywood, all’inizio del 1917.
L’evento è uno dei più importanti di tutta la storia della Terra di Mezzo: un’epica e tragica battaglia della Prima Era, in cui Morgoth schierò in campo draghi e balrog contro elfi e uomini, fino alla distruzione dell’ultimo regno dei noldor del Beleriand, e al temporaneo trionfo del Nemico.
Il volume in questione è coerente con gli altri qui sopra: sovracoperta su copertina rigida e dentro le splendide illustrazioni di Alan Lee. La storia è separata rispetto ai testi critici, ma il libro raccoglie tutte le versioni della storia redatte da JRR nel corso dei decenni.
Con quest’ultimo volume, il lavoro è compiuto e il ciclo è chiuso: con La caduta di Gondolin diciamo serenamente addio alla Terra di Mezzo canonica, l’ultimo scampolo di queste vicende è stato (nuovamente) raccontato, adesso nella sua versione più completa e scorrevole, il culmine di un lavoro di oltre quarant’anni di ricerca da parte di Cristopher sul lascito materiale e immateriale di JRR.
Lo trovate qui!
The Great Tales of Middle-Earth
La trilogia di opere che abbiamo appena descritto esiste ovviamente anche in lussuose edizioni inglesi. Quella più simile allo standard delle rilegate Bompiani è questa raccolta con cofanetto: The Great Tales of Middle-Earth, che si può acquistare anche da Amazon.it!
Le illustrazioni interne sono le medesime e mancano – ovviamente – eventuali note e aggiunte delle edizioni italiane.
Lo trovate qui!
Opere di studio, riscrittura e critica
Assieme alle “Tre grandi storie della Terra di Mezzo”, in questi ultimi anni Cristopher Tolkien è riuscito a dare alle stampe tre volumi speciali (e solo tre), radunando gli scritti del padre attorno a tre grandi opere medievali, e restituendole ai lettori con il solito apparato di note, aggiunte, appendici e appunti.
In questo caso la forma editoriale scelta da Bompiani è coerente con i tre libri qui sopra (e nel caso del Beowulf lo è anche il traduttore), ma mancano le illustrazioni di Alan Lee.
La leggenda di Sigurd e Gudrun – 2009
Il primo libro di questa “trilogia critica” è quello dedicato a Sigurd e Gudrun, due personaggi molto noti dell’epica norrena e germanica (Sigurd sarebbe Sigfrido, quello dei nibelunghi, delle valchirie e del drago Fafnir). L’opera sarebbe stata scritta e completata da JRR tra gli anni ’20 e ’30 del Novecento, rimanendo totalmente inedita fino a questa pubblicazione.
Si tratta di due opere collegate ma compilate separatamente, Völsungakviða en nýja (Il nuovo lai dei Volsunghi) e Gudrúnarkviða en nýja (Il nuovo lai di Gudrún), che attingono alla materia frammentaria dell’Edda poetica ma sono di fatto due rivisitazioni dei relativi lai. JRR ha insomma “riscritto” dei poemi medievali lacunosi in versi inglesi moderni (o con un inglese erudito di cento anni fa, per essere precisi). La curatela di Cristopher in questo caso consiste principalmente in alcune note di spiegazione al testo e alla relazione tra testo del padre e le fonti antiche.
Il libro comprende poi un’introduzione di JRR sull’Edda poetica, e appendici sulle origini della leggenda, su La profezia della veggente e i frammenti di un canto eroico su Attila in antico inglese, sempre di JRR.
La versione italiana del poema ha anche il testo inglese a fronte.
Lo trovate qui!
La caduta di Artù – 2013
La caduta di Artù è un’altra delle opere di studio, recupero ed esperimento letterario così tipiche del lavoro in vita di JRR, come quella qui sopra, ma anche Sir Gawain e il cavaliere verde (pubblicato già anni fa anche in Italia) o Il Ritorno di Beorhtnoth (per la prima volta pubblicato in Italia in Albero e foglia). In questo caso il tema è ovviamente quello arturiano.
Si tratta in questo caso di un poema di quasi mille versi, nella versione Bompiani con il testo originale a fronte di quello tradotto. JRR lo compose negli anni ’30 del Novecento, lo riprese negli anni ’50, ma senza mai completarlo. Le vicende narrate sono ispirate ai racconti basso medievali del ciclo arturiano e alla poetica inglese di quel periodo, ma sono ambientate in un contesto alto medievale, con un Artù del V-VI secolo che combatte contro gli invasori sassoni.
Ancora una volta, Tolkien “ricrea” un poema medievale nell’inglese erudito del secolo scorso, in un esperimento che – assieme a tutti quelli citati in questo articolo – farà da palestra per la stesura del proprio materiale d’invenzione, quello legato alla Terra di Mezzo.
Il manoscritto di The Fall of Arthur è rimasto custodito in una sezione riservata della Bodleian Library di Oxford, la prestigiosa biblioteca dell’università inglese dove Tolkien insegnò per anni letteratura e lingua anglosassone e che conserva la maggior parte dei manoscritti delle sue opere, oltre ai diari e alle carte private (altre opere presentate in questo articolo hanno delle parti che provengono dalle ricerche compiute lì da Cristopher).
Christopher contribuisce al volume, inoltre, con tre saggi che trattano del lavoro del padre su quest’opera e dei collegamenti con la Terra di Mezzo.
Lo trovate qui!
Beowulf – 2014
Ultimo libro di questo articolo, questo volume contiene la personale traduzione e il commento del Beowulf fatti da JRR Tolkien e rimasti anche in questo caso inediti per quasi un secolo.
Si tratta innanzitutto di una parziale traduzione in versi allitterativi nel solito inglese erudito dei primi del Novecento del poema (circa 600 versi), una traduzione in prosa completa del poema recuperata dal manoscritto originale di JRR, e tutte le note e i commenti fatti dal creatore della Terra di Mezzo, una serie di riflessioni linguistiche ed etimologiche praticamente su quasi ogni parola del poema.
Queste traduzioni vanno ad aggiungersi alle circa venti versioni ufficiali, in prosa e in versi, che esistono oggi in inglese del poema originario, una delle quali realizzata dal poeta irlandese Seamus Heaney, premio nobel per la letteratura e considerata ad oggi la più importante. La traduzione di JRR è una delle più “bizzarre” perchè cerca di ricreare il ritmo del verso anglosassone in inglese moderno (o perlomeno degli anni ’20 del Novecento), con lo stesso stile delle altre opere analoghe di cui abbiamo già detto. In italiano però non ne abbiamo così tante e questa versione risulta validissima.
L’operazione è comunque interessante per gli amanti del fantastico medievale e dei Tolkien, per cui il libro è e rimane una lettura piacevole e interessante.
Ad esso si aggiunge il componimento Sellic spell, “Racconto meraviglioso”, un componimento fiabesco slegato sia dal Beowulf che dal Legendarium, scritto come fosse davvero di età medievale, per un volume che conta circa 600 pagine.
Lo trovate qui!
Con questi sei, preziosi volumi, termina a tutti gli effetti la vicenda terrena postuma delle pubblicazioni letterarie, poetiche e critiche di JRR Tolkien, perlomeno per quanto riguarda il più fedele, esperto e amorevole dei curatori, il figlio Cristopher.
Il mio consiglio è e rimane sempre il medesimo: acquistateli ad occhi chiusi, se potete nelle versioni cartonate qui descritte, e dedicate un po’ del vostro tempo all’incanto del poema medievale inglese, vero o supposto che sia, attraverso la penna di questi due incredibili autori/critici/curatori.
Cosa potreste mai trovare di meglio?