“Lo scorpione sulla lama” è il mio ultimo racconto, un tributo al grande classico dello Sword & Sorcery “La fenice sulla lama” di R.E. Howard.
“Sappi, o principe, che sul versante occidentale di questa nostra isola di Antilia circondata dalla Tempesta fantastici regni sono disseminati, come stelle sul manto celeste: Avernia con le spettrali brume e le misteriose torri dei corvi, Leonessa con la sua valorosa cavalleria, l’Austrasia splendente, Astorea spazzata dai venti, Ibrasia piagata da paludi e serpenti, e Alisea, calpestata dalle compagnie di ventura.
Ma oltre tutti i regni della sognante Occasia, sull’altro versante di Antilia si distende la desolata Costa d’Oro cosparsa di teschi, con al centro un’unica città: Tartesso la perduta, Tartesso la corrotta, Tartesso la maledetta…
Da qui venne Malasorte, neri i capelli, torvo lo sguardo, un coltellaccio sempre in pugno: uno strozzino, un ricettatore, un Vindice, capace di abissali malinconie e di incontenibili esplosioni di gioia, che giunse a schiacciare sotto i suoi piedi le più schifose bestiacce della terra!”
“Hai finito?” chiese Malasorte impaziente, dopo aver atteso che il compagno terminasse il lungo monologo di scherno. Nel frattempo, finì di raschiare via col coltello dalla suola dello stivale i grumi lasciati dal disgustoso scorpione rosso che aveva appena calpestato, poi si turò una narice e soffiò dall’altra con forza, scaricando sul suolo arido una poltiglia altrettanto densa.
Lo strozzino indossava un manto foderato di pezze grigie e scolorite, da cui spuntavano due braghe larghe e rattoppate in più punti. Vecchi stivali di pelle giallastra e un cappuccio nero dalla punta lunga e floscia completavano il mosaico delle sue vesti, che parevano messe addosso alla rinfusa da qualcuno che si fosse vestito di tutta fretta al buio, pescando a caso da un baule di merce rubata.
Cosa che effettivamente era successa…
Lo scorpione sulla lama
Mi hanno chiesto di scrivere un racconto per un’antologia in arrivo tra qualche mese, di cui vi parlerò a tempo debito. Con la follia che mi contraddistingue -data la mole di lavoro arretrato e tutte le altre cose della vita- ho anche detto di sì, cosa di cui ovviamente non mi sono mai pentito, nonostante le ore strapiccole fatte per finire questo e altri lavori (tipo che la notte sto a scrivere roba fino alle 2-4 del mattino, da circa un mese).
Ma d’altra parte, come si fa a dire di no ALLO SWORD & SORCERY, il genere letterario (chiamato anche Heroic Fantasy) delle storie di Conan il Barbaro, Fafhrd & Gray Mouser, Gord il Miserabile, Mondo di Ladri, Beasts & Barbarians e tutti quegli eroi e mondi lì? Come posso rifiutare se mi si chiede di scrivere un racconto di genere per raccontare delle mie storie favorite e mi si da carta bianca? Come posso non accumulare anche questo impegno agli altri, nelle mie 37 ore quotidiane di vita e lavoro, se posso finalmente buttare dentro un libro pubblicato la mia ambientazione di Antilia, l’Isola Perigliosa, di cui ho già parlato spesso su queste pagine?
Insomma: sì, l’ho scritto e quello che leggete in cima alla pagina è il suo incipit.
E se tributo doveva essere, ho deciso che sarebbe stato tributo dichiarato. Non per niente il titolo “Lo scorpione sulla lama” è ripreso pari pari da La fenice sulla lama, lo stupendo romanzo di Conan il Barbaro scritto da Howard, proprio e volutamente nella sua imprecisa traduzione italiana (in origine era The Phoenix on the Sword) visto che stavolta la lama è quella di un pugnale.
E anche il suddetto incipit altro non è che la riproposizione di quello celeberrimo de “Le cronache nemediane”, con cui si introduce il personaggio di Conan ai lettori.
Stavolta, purtroppo per voi, non abbiamo Conan, Fenici e Regni Hyboriani, bensì – cosicché sia ben chiaro chi sia il maestro e chi l’umile epigono – Malasorte, Scorpioni e Isola Perigliosa.
Però è Sword & Sorcery, uno dei generi più divertenti da leggere e giocare, come dico da anni!
Non voglio aggiungere troppo, visto che Lo scorpione sulla lama sarà presentato meglio con tutta l’antologia a breve. Due parole però su alcuni elementi che ritengo interessanti:
I due protagonisti de Lo scorpione sulla lama
I protagonisti della storia sono una classica coppia di avventurieri e canaglie: Malasorte e Spallaccio, rispettivamente capo e scagnozzo prezzolato. Si tratta di soprannomi, ma è una pratica che molto comune nella furfanteria di Antilia (“e che gli dai il nome?” cit.) e quindi così i due saranno apostrofati durante la storia.
Spallaccio è un compagnone, un armigero e un mercenario, assoldato da Malasorte per guardargli le spalle. Prende il suo nome dai pezzi di armatura che mette sempre addosso, ovvero solo quelli che coprono il braccio destro fino al guanto di piastre. In questa storia mena poco, ma vi assicuro che è un pezzo da novanta di menare e ne darà prova in qualche eventuale storia futura.
Buono, intelligente, affascinante e colto, è l’autore di quel prosare che apre la storia e che avrà una certa importanza nel corso del racconto. Sarebbe l’astro scintillante della vicenda, se non fosse eclissato da quella sanguisuga di Malasorte, attorno a cui in realtà si muove la trama.
Malasorte non è affatto buono né colto, sicuramente non affascinante. Non è neanche la simpatica canaglia incappucciata, il ladro della coppia. E’ uno scaltro e subdolo strozzino di Tartesso, sulla soglia dei quarant’anni. Molti lo considerano solo un avvoltoio e un usuraio, ormai al tramonto della propria carriera, ma non hanno considerato il fatto che per essere riuscito a prosperare per vent’anni tra tutti i tagliagole di Tartesso, la città dei ladri, qualche asso nella manica il vecchio Malasorte ce l’ha.
In particolare, oltre che essere uno strozzino e un ricettatore in cerca del colpo della vita, Malasorte ha un rapporto particolare con la sventura. Attenzione…
Non è sfortunato.
Non è un menagramo.
Non è uno iettatore.
E’ qualcosa di diverso, è un Vindice, qualsiasi cosa questo voglia dire, giusto?
L’ambientazione de Lo scorpione sulla lama
Come accennavo sopra, inoltre, questa sarà la prima opera pubblicata ufficialmente ambientata in quel calderone di idee realizzate a metà che è la mia Antilia, l’Isola Perigliosa.
Su questo blog ne ho parlato spesso, anni orsono, e fino ad ora questo mondo sperduto fuori dalle rotte del mondo, ma comunque da qualche parte in mezzo alla Tempesta, era rimasto senza vere pubblicazioni di riferimento.
Eccone uno scorcio, che riguarda proprio i luoghi del racconto:
“Mentre il versante occidentale di Antilia è umido e fertile, quello orientale è un territorio arido chiamato Malpaese, costantemente spazzato dai venti salmastri che arrivano dal mare.
Queste terre desolate non sono un vero e proprio deserto, quanto piuttosto una pietraia punteggiata di arbusti contorti. Alcune gole scoscese nascondono fitte macchie di vegetazione, vere e proprie foreste segrete che hanno invaso i canaloni che arrivano fino al mare.
Si dice che sul fondo di uno di essi si trovi la perduta città di Abraxa, con le sue torri in rovina e le mura decrepite. Anteriore all’avvento della stessa Tempesta, Abraxa custodirebbe un oscuro segreto perduto sotto la polvere dei millenni e le ragnatele dei suoi passaggi desolati. In essa avrebbe il suo regno il Re Rosso con la sua corte di morti.
Dove il Malpaese discende fino alla riva orientale dell’Isola si trova la Costa d’Oro, che si affaccia sul Mare delle Tartarughe. Quest’ultimo è un bacino di acque basse e trasparenti circondato a est da un estremo arco di barriera corallina e che contiene alcuni atolli frequentati da selvaggi e pirati. Sulle rive della Costa d’Oro un’unica città trova sede sulle sabbie scintillanti: la magnifica e corrotta Tartesso, sede di bucanieri, ricercati, cercatori d’oro e contrabbandieri.”
Insomma, ce l’abbiamo fatta: Lo scorpione sulla lama è in revisione, l’antologia verrà pubblicata tra un paio di mesi e magari questa storia porterà a qualcos’altro di interessante… chi può dirlo?
Per concludere, se siete ancora interessati alle suggestioni che sottendono a questo concept, vi rimando a qualche pagina collegata:
Imperdibile!!!
Grazie Samuel… 😀
Bella storia!
Aspetta di leggerla davvero 😀
Su questa terra ci vorrebbero più “umili epigoni”, dico io!
Grazie, Sebastiano!