Quello di Hyperborea è uno dei cicli più interessanti di C. A. Smith. Ce ne parla Yuri Zanelli, l’esperto caponatariano di questo geniale autore americano!
Se frequentate un po’ Caponata Meccanica saprete senz’altro che Yuri Zanelli è uno dei contributori più attivi di questo blog, i cosiddetti “Compagni di Merende” “Amici della Caponata”. In particolare, molti suoi articoli vertono sul grande autore americano Clark Ashton Smith e sulle ricadute ludiche e narrative della sua produzione.
Il presente articolo, già condiviso anche, secondo quanto voluto da Yuri, con Italian Sword and Sorcery, approfondisce uno dei cicli più importanti dell’autore statunitense: Hyperborea.
Ecco allora cosa succede quando C. A. Smith si getta a capofitto nella Sword & Sorcery!
Hyperborea, o di Spada e Stregoneria
Il grande scrittore e poeta californiano Clark Ashton Smith è stato autore di vari cicli di narrativa breve fantastica, che si distinguono per le loro singolari ambientazioni, tra cui Averoigne, Zothique, Xiccarph, Poseidonis e Hyperborea. Che si tratti del remoto passato, di un pianeta immaginario o di un futuro incredibilmente lontano, la sua prosa ricca e sgargiante descrive in maniera impareggiabile questi luoghi fantastici.
Il ciclo di Hyperborea si svolge nell’omonima terra preistorica, frutto della fantasia degli antichi Greci che la consideravano un luogo mitico posto oltre il vento del nord. La serie è particolarmente significativa per la sua natura di collegamento tra le opere di Clark Ashton Smith, l’era Hyboriana di R.E. Howard e i miti di Cthulhu Lovecraftiani. H.P. Lovecraft apprezzava molto queste storie, e dopo aver letto il racconto The Tale of Satampra Zeiros si esprime così scrivendo a Clark Ashton Smith nel 1929:
“I must not delay in expressing my well-nigh delirious delight at The Tale of Satampra Zeiros… What an atmosphere! I can see & feel & smell the jungle around immemorial Commoriom, which I am sure must lie buried today in glacial ice near Olathoe, in the Land of Lomar!”
Per quanto Hyperborea, terra di un passato mitico con le sue giungle, templi pieni di vergini sacre e sacerdoti corrotti, spedizioni di caccia al mostro, culti dediti a divinità preumane, furti rocamboleschi, e guerrieri sbruffoni ricordi da vicino, anche nel nome, l’era Hyboriana di Howard e sia stata influenzata dall’orrore cosmico della produzione Lovecraftiana, è assolutamente originale per l’atmosfera unica e l’ironia che l’autore riesce a infondere in queste storie di spada e stregoneria.
Lo stesso Clark Ashton Smith sottolinea il concetto nel 1944 in una lettera a August Derleth:
“In common with other weird tales writers, I have … made a few passing references (often under slightly altered names, such as Iog-Sotot for Yog-Sothoth and Kthulhut for Cthulhu) to some of the Lovecraftian deities.
My Hyperborean tales, it seems to me, with their primordial, prehuman and sometimes premundane background and figures, are the closest to the Cthulhu Mythos, but most of them are written in a vein of grotesque humor that differentiates them vastly.
However, such a tale as “The Coming of the White Worm” might be regarded as a direct contribution to the Mythos.”
Un altro nume alieno (questa volta inventato da CAS) che entrerà a far parte del pantheon Lovecreftiano è Tsathoggua, Grande Antico piuttosto particolare, caratterizzato da un’estrema pigrizia, che comunque non va mai sottovalutato.
Appare in persona (se così si può dire) in The Seven Geases e The Weird of Avoosl Wuthoqquan.
In Hyperborea si vocifera circa la sua provenienza da Saturno e infatti in The Door to Saturn il singolare mago Eibon si ritrova coinvolto in un viaggio allucinante (ma assolutamente godibile e sorprendente per il tono leggero e ironico, che ha ispirato di certo gli spassosi viaggi dimensionali delle opere di Jack Vance) in cui cerca l’aiuto del dio, qui chiamato Zhothaqquah.
Sembra che da questa divinità discendano i Voormis, esseri semiumani villosi e selvaggi che possiamo considerare i perdenti di questo ciclo, brutti, sporchi e cattivi, che rispetto ai veri umani si trovano alternativamente nel ruolo di perseguitati e di persecutori.
Anche il fuorilegge Knygathin Zhaum, capo di una banda che comprende anche molti Voormis, pare sia imparentato con Tsathoggua, se non con esseri ancora più bizzarri. Possiamo leggere delle sue imprese efferate e grottesche nel racconto The Testament of Athammaus. Inoltre in The Tale of Satampra Zeiros il noto ladro e il suo complice, intenti a esplorare le rovine di Commoriom in cerca di bottino, si imbattono in una creatura che potrebbe essere Knygathin Zhaum.
Hyperborea è il ciclo di Clark Ashton Smith che probabilmente ha avuto l’influenza maggiore sul filone Sword&Sorcery e sulla letteratura pulp in generale. Oltre a Tsathoggua anche Eibon è una figura che lascia una traccia nel corpus della mitologia comune di questo genere: il Libro di Eibon e il suo anello sono stati conservati nei secoli, e vengono usati anche dai maghi di Averoigne, altro ciclo di CAS ambientato in una versione fantastica dell’antica Francia.
Il libro è un parente stretto del Necronomicon Lovecraftiano, progenitore insieme ad esso di una quantità di pseudobilia di conoscenza preumana proibita. Nel racconto Ubbo-Sathla, i due tomi sono addirittura citati insieme, siccome contengono informazioni su un cristallo per mezzo di cui un uomo moderno ricorda tutta una serie di esistenze passate.
Molto spesso troviamo l’ironia feroce e la messa a nudo dell’ipocrisia di sovrani, giudici e sacerdoti, ma su tutto incombe la spada di Damocle dei ghiacciai che inesorabilmente avanzano dalle gelide lande settentrionali, minacciando di inghiottire le vaste foreste e la grandiosa capitale di Commoriom, destinata a una fine rovinosa dalle profezie di una misteriosa Sibilla Bianca. Come si può leggere in The Testament of Athammaus però, non è solo il gelo a costituire un pericolo per la civiltà…
I protagonisti di queste storie sono di solito molto inquieti, facendo forse di Hyperborea il ciclo più avventuroso tra quelli scritti da questo autore. Che si tratti di voglia di mettersi alla prova, desiderio di sfidare l’ignoto o semplice avidità, la spinta a sfidare il pericolo è centrale per il cacciatore di The Seven Geases, deciso a catturare le prede più pericolose, per la spedizione di The Ice Demon, per il ladro Satampra Zeiros (protagonista tra gli altri di The Theft of the Thirty-Nine Girdles e The Tale of Satampra Zeiros) e per il poeta Tortha, pazzamente infatuato della mistica Sibilla Bianca. Questa novella, tra le meno avventurose della serie, e presenta però la descrizione quasi pittorica di immagini e paesaggi incredibilmente suggestivi, resi con la prosa poetica di cui lo scrittore americano è maestro.
La Sibilla amata da Tortha, bellissima ma portatrice di una profezia che predice una fine gelida per la civiltà, è una figura enigmatica, probabilmente molto significativa per l’autore. Nonostante questo non è semplice capire cosa rappresenti: può trattarsi di un ideale femminile splendido e puro, ma anche freddo e distante, come pure di una sorta di Musa, patrona della ricerca artistica di bellezza e forma perfette (è da ricordare che CAS si considerava innanzitutto un poeta, come il suo personaggio).
Forse invece descrive uno stato di serenità e distacco a cui lo scrittore, segnato da una vita problematica, aspirava. In ogni caso la Sibilla e ciò che simboleggia sono irraggiungibili: quando il poeta tenta di abbracciare l’oggetto della sua passione, lei si scioglie come un pezzo di ghiaccio posto su un fuoco. Tortha, quasi impazzito per l’esperienza viene recuperato da una tribù di abitanti delle montagne, con cui si accontenta di vivere, prendendo in moglie una ragazza di carnagione molto chiara che gli ricorda in qualche modo la Sibilla.
Appartiene a questo ciclo anche The Coming of the White Worm, ultimo racconto ad essere scritto da Clark Ashton Smith. La novella è presentata come una cronaca riportata nel Libro di Eibon, poi tradotta da Gaspard du Nord, mago di Averoigne, diventando così un collegamento tra i due cicli.
Dopo questa novella l’autore abbandona la narrativa, continuando però a dedicarsi al suo primo interesse, la poesia, e coltivando anche il disegno, la pittura e la scultura. Grazie a tali variegate abilità artistiche realizza anche sculture ispirate a Hyperborea, tra cui idoli di Tsathoggua.
Per quanto sia stata definita da alcuni rozza (ricordiamo che CAS anche in questo campo era un autodidatta) la sua produzione scultorea ha un carattere assolutamente originale, efficacissimo nel rendere il distacco e l’alterità delle sue divinità aliene.
Hyperborea e il gioco di ruolo
Vari autori che hanno scritto materiale per il primo GDR però conoscevano e apprezzavano CAS, in particolare Tom Moldvay, autore del Basic D&D del 1981.
In particolare, la vicenda del protagonista di The Seven Geases, che entra in un sistema di caverne a caccia di Voormis con un gruppo di armati, ricorda la tipica situazione in cui una compagnia di avventurieri invade un dungeon abitato da mostri. Il complesso di grotte, abitato dai semiumani vicino alla superficie, che ospita nelle sue viscere (oltre al noto Tsathoggua) stregoni, uomini lucertola, divinità aracnoidi e melme viventi generatrici di mostri, assomiglia moltissimo a un classico dungeon di D&D, e in effetti questa storia è stata una preziosa fonte di creature e magie per molti autori del classico gioco di ruolo.
Inoltre, il movimento OSR è composto in buona parte da appassionati di sword&sorcery, che nelle loro avventure cercano di riprodurre le atmosfere di Hyperborea, Zothique, Poseidonis e dell’era Hyboriana.
Emblematico in questo senso (già nel titolo) è Astonishing Swordsmen and Sorcerers of Hyperborea, sorta di retro-clone di Advanced D&D. Anche se l’ambientazione non riproduce fedelmente quella della storie di CAS, il regolamento è stato modificato per avere una quantità di nuove classi e dare un gusto pulp fantasy al tutto, ad esempio chiamando i Golem “Automata” e presentandoli come macchine create da qualche civiltà perduta.
Altro gioco, o meglio ambientazione, (essendo in origine un setting adattabile ai sistemi di 13th Age, D&D 4e Savage Worlds) in tema è Primeval Thule, recentemente uscito anche in versione D&D quinta edizione.
Benché anche qui non si tratti di Hyperborea in senso stretto, le somiglianze sono evidenti: un remoto angolo della Terra circondato da ghiacciai e giungle dove si aggirano mostri, in cui si adorano divinità aliene.
Un altro titolo che potrebbe essere usato per giocare Hyperborea è Crypt&Things, ispirato al D&D originale del 1974 declinato in salsa Sword&Sorcery; per quanto l’ambientazione ufficiale di Zarht, il continente del terrore, sia più vicina a Zothique.
Da non scartare per rendere questo tipo di atmosfere sono anche l’italiano Beast and Barbarians (ambientazione per Savage Worlds), attualmente in via di ristampa con un sontuoso crowdfunding e una splendida seconda edizione!, On Mighty Thews!, GDR molto semplice pensato con in mente il genere S&S, i vari adattamenti ruolistici della saga di Conan tra cui quelli per il d20 System e GURPS, o potenzialmente vari giochi di stampo più narrativo ma sempre di atmosfera pulp fantasy quali Barbarians of Lemuria e In a Wicked Age.
Insomma, anche se un GDR vero e proprio di Hypeborea non esiste, c’è solo l’imbarazzo della scelta di sistemi che si possono adattare per giocare nella terra di Satampra Zeiros.
In conclusione si può affermare a buon diritto che Hyperborea sia una pietra miliare del genere Sword&Sorcery, seppur meno conosciuta del ciclo Howardiano di Conan e anche di quello, più tardo, di Fafhrd e del Grey Mouser a firma di Fritz Leiber; e che abbia contribuito a fissare le caratteristiche di questo filone nell’immaginario degli appassionati.
Una lettura imprescindibile per chiunque ami questo genere e la buona letteratura.