Come si svolge la tipica giornata di lavoro degli scrittori italiani professionisti? Orazio Labbate ci racconta la propria.
Giornata di uno scrittore è il racconto che alcuni scrittori italiani hanno dedicato a Caponata Meccanica sulla propria tipica giornata lavorativa. Questa rubrica è ispirata a quella analoga del Guardian – Review. Gli autori che trovate in questa rubrica hanno fatto della scrittura il loro mestiere principale e provano a pagarci affitto e bollette; vale anche un misto di narrativa, fiction, articoli, editing, cura editoriale, conferenze e corsi di scrittura, giochi, traduzioni, sceneggiature, collaborazioni, canzoni, ghostwriting e copywriting… purché in ogni caso, sedersi al tavolo e scrivere sia il loro lavoro.
Oggi vi presentiamo…
Giornata di uno scrittore – Orazio Labbate
Fondare le proprie giornate sul mestiere della scrittura significa, per me, un preciso ordine strutturale, di metodo e di sacrificio.
Mi alzo presto la mattina, dopodiché, dopo aver fatto colazione (e nell’ora deputata pranzato), mi dedico per buona parte della giornata – sino alle 18 circa – alla lettura di libri: romanzi, saggi, trattati filosofici. Più d’uno, allo stesso tempo. Libri utili per la scrittura di articoli relativi alle mie diverse collaborazioni giornalistiche ed editoriali; nonché libri migliorativi della scrittura letteraria. Nel frattempo rispondo alle mail di lavoro.
Durante lo studio dei testi in lettura, prendo appunti su taccuini, che hanno “compiti” opposti.
Svolgo solo una pausa serale – di pressappoco due ore – e la dedico a una passeggiata o al nuoto oppure alla visione di film/telefilm, per “distaccarmi” dalla materia di studio affinché essa non si confonda con la stanchezza mentale sopravvenuta e disperda la sua efficacia.
Di ritorno, a casa, dopo cena, incomincio a scrivere. Tre ore sono deputate alla redazione dei pezzi e delle recensioni, al pc. Il resto della sera, e quindi di buona parte della notte, all’attività di pura scrittura letteraria necessaria per lo sviluppo delle mie nuove opere. Scrittura che ha inizio servendomi di altri due taccuini.
Il materiale scritto lo rileggo il giorno dopo ad alta voce, onde scorgere errori, refusi, e allora far ritrovare quel senso melodico alle frasi che nel fervore notturno della trascrizione si è perduto.