La storia della regina Tomyris, che decapitò Ciro il Grande, ricavò una coppa dal suo teschio e vi bevve per il resto della propria vita.
E i Persiani muti.
Torna la grande rubrica “Quanto è verosimile il vostro fantasy?” che vi vorrebbe convincere di come il fantasy alla storia glie spiccia casa. In altre parole, tutte le cose più divertenti e strane dei vostri fantasy sono già successe davvero da qualche parte nella straordinaria storia dell’umanità, sia nel bene che nel male.
Per esempio, volete delle regine barbare condottiere di armate a cavallo che sfidano imperatori e li sconfiggono, poi li decapitano e brindano con il loro teschio? Ce le abbiamo.
La storia della regina Tomyris, riassunta male, è proprio questa.
Ne parlano gli storici Greci, Erodoto e Strabone per primi, ma anche Dante la mette nell’Inferno: la regina Tomyris era la sovrana dei Massageti, una tribù che stazionava attorno alle sponde del Mar Nero nel VI secolo a.C.
Probabilmente, se dico “Massageti” e sapendo che ne parlano i Greci, a voi vengono in mente delle popolazioni vagamente elleniche, con le colonne di marmo davanti ai templi e la gente che gira in città con le toghe. Invece, sappiate che i Greci convivevano con popolazioni barbariche degne del miglior fantasy cimmero che vi possa venire in mente (anche i “Cimmeri” reali, sì), tribù preistoriche che vivevano nelle grotte e mangiavano i loro morti, selvaggi nomadi a cavallo, omoni barbuti iperborei con le asce bipenne e cose simili. E anche se davano loro dei nomi che a noi oggi sembrano grecizzanti, proprio come Massageti, Tomiride e Spargapise (sic), queste popolazioni erano davvero dei dothraki/unni riuniti in orde selvagge, che non conoscevano pane e vino ma sciamavano ululando tra le steppe mangiando carne di capra ogni giorno dell’anno e bevendo sangue e latte di cavalla…
I Massageti, dicevamo. Nomadi delle steppe eurasiatiche, privi di civilizzazione, secondo Erodoto “combattevano a cavallo e usavano l’arco, la lancia e l’ascia; amavano gli ornamenti, specialmente d’oro; avevano le donne in comune, sebbene ogni uomo ne scegliesse una con cui vivere; le donne, come nel caso della regina Tomyris, potevano ereditare; adoravano solo un dio solare, a cui sacrificavano cavalli. Inoltre, quando un parente moriva, i membri della famiglia ne mangiavano le carni perché rimanesse con loro.” (E perché l’uomo è come la capra… non si butta via niente…)
Come i dothraki? Ah, no, peggio…
Insomma c’è questa regina dei nomadi che autorizza delle incursioni ai confini dell’impero persiano. Mentre i Massageti giocavano a fare i nomadi cannibali, i Persiani lì accanto avevano tirato delle linee sulla stele geografica e deciso che mezzo mondo era loro.
Ciro il Grande, immane conquistatore, incomparabile governante, aveva fondato l’Impero Persiano pezzo per pezzo, con abilità, propaganda e astuzia. “Per le sue conquiste” ci dice wikipedia, “l’impero achemenide fu il secondo più grande della storia dell’umanità” (andate a cercarvi il primo). Rimanendo con i piedi per terra e senza voler strafare, Ciro si dichiara “Re dei Re” e “Re dell’Universo”, cosa che dopotutto un po’ si era meritato.
Insomma, vince, vince, vince.
Poi arrivano i Massageti, dei cavallari nomadi di una regione periferica, e gli saccheggiano le città di confine, attorno al Mar Nero. Ciro “L’Immortale” parte personalmente con mezzo esercito, “per ripigliarsi tutto quello che è il suo”.
L’epilogo è noto.
I Massageti sgominano più volte i Persiani e li fanno ritirare. I consiglieri del Re dell’Universo gli suggeriscono di tendere un trabocchetto alle orde di Tomyris che non conoscevano gli effetti di vino e liquori: i Persiani lasciano un accampamento apparentemente abbandonato, fornito di abbondante provviste di vino, e i Massageti si ubriacano come dei ciclopi qualsiasi. I Persiani ne approfittano per saltare fuori dai cespugli, attaccarli e massacrarli; nella battaglia le truppe di Ciro catturarono Spargapise, figlio di Tomyris e generale dell’esercito, per usarlo come riscatto e minaccia per la madre. Ma per evitare il ricatto e scontare l’onta della propria disfatta, Spargapise si suicida.
Tomyris allora, vagamente irritata, manda un messaggio a Ciro, sottolineando la vigliaccheria del gesto, e sfidandolo in una battaglia vera.
I Persiani accettano.
A questo punto, tale storia di menare diventa una LEGGENDA DI MENARE.
Tomyris vince la battaglia. Il Re dei Re viene sconfitto e ucciso. Dopo la battaglia, Tomyris trova il cadavere del Re dell’Universo e, dopo aver pronunciato le parole (grossomodo) “Saziati del sangue, di cui eri assetato“, lo decapita, gli immerge la testa in un otre di sangue e “oltraggia il corpo in vari modi”.
Dopo di ciò, mantenne per sé la testa del sovrano ucciso negli anni a venire, e la usò come coppa per il vino per tutta la vita.
Per quanto riguarda la guerra, le schermaglie continuarono per un po’. Poi, ci dicono sempre gli storici: «Dopo aver conseguito la vittoria contro Ciro il Grande, e avendo conquistato un bottino così grande dal nemico, la regina Tomyris entrò in quella parte della Mesia che ora si chiama Scizia Minore e fondò sulla riva mesiana del Mar Nero la città di Tomis, chiamata così in proprio onore»
Oggi Tomis esiste ancora e si chiama “Costanza”, ed è la più antica città di Romania abitata senza soluzione di continuità, da oltre venticinque secoli.
Anche Tomyris ha avuto l’onore della celebrità e da venticinque secoli è ricordata per le sue gesta. Un po’ sconosciuta da noi, per altri è un personaggio storico nazionale e ne hanno fatto anche dei film!
Brindiamo allora alla regina Tomyris e al suo lascito, con Ciro il Grande, come farebbe lei stessa!
Ehi! ti sei dimenticato di celebrare i dieci anni di Caponata Meccanica!!!