Il territorio di Acqualadroni e il vicino Torrente dei Corsari, come rivelano gli stessi nomi, furono spesso usati da pirati saraceni e corsari barbareschi come base per le incursioni sul territorio siciliano.
Uno dei nomi ricordati dalle cronache è quello di Mamucha (o Mamucca/Mammucca), che avrebbe predato le coste siciliane nel 541 e avrebbe torturato e ucciso diversi monaci appena fuori città.
Secondo una pia tradizione infatti, il santo cristiano Placido, discepolo di San Benedetto, sarebbe stato inviato a Messina per contribuire ad evangelizzare i suoi abitanti e perché la sua famiglia vi possedeva diverse proprietà (la madre sarebbe stata messinese).
Placido avrebbe fondato una comunità nella zona dell’attuale Chiesa di San Giovanni di Malta, fuori dal circuito della città antica, attirando i suoi tre fratelli e molti confrati. Purtroppo però, sulla felice comunità si sarebbe presto abbattuta la furia bestiale di Mamucha, che la avrebbe distrutta senza pietà.
Placido in particolare sarebbe stato soggetto a “fame, sete, nudità, villanie, obbrobbri, prigione, catene, persecuzioni, privazioni, suspenzioni, estorsioni di tutte le membra, fumo, fuoco, ferro, bastonate, sassate, il taglio della lingua, in estremo l’uccisione”.
I predoni sarebbero poco dopo annegati (per giustizia divina) tra i gorghi di Capo Peloro, mentre “il Mammucca” divenne per i messinesi il nome di un fastidioso folletto del folklore, che nascondeva gli oggetti e faceva scherzi e dispetti.
I resti dei martiri sarebbero poi stati ritrovati dopo una visione di Maurolico nel 1588, sotto la Chiesa di San Giovanni. Per “motivi politico-clericali” l’autenticità del ritrovamento non fu mai messa in dubbio e si gridò al miracolo.
Le reliquie ottennero festeggiamenti memorabili e San Placido divenne patrono di Messina, com’è ancora oggi accanto alla Madonna della Lettera.
Purtroppo però, la chiesa cattolica considera oggi tutta la storia assolutamente falsa: San Placido non venne mai a Messina e non fu mai martirizzato.
I resti ritrovati nel 1588, che sono ancora visibili nella Chiesa di San Giovanni, provengono invece da una necropoli romana che si trovava nella zona.
.
Il Codice Cariddi su Amazon.it
.
Leggi altri articoli de Il Codice Cariddi