Passò di qui un druido, tempo fa, e mi raccontò il modo in cui curava il vampirismo animale. Avete capito bene, anche pecore e galline possono diventare succhiasangue: si mangiano a vicenda nella notte. Il druido si fece portare nella stalla del contadino che aveva il problema e, come se nulla fosse, gettò della corteccia di frassino nell’acqua degli animali.
Quella notte, non vi furono episodi di vampirismo.
Il vecchio bastardo si mise a ridere quando gli offrii una birra per ricambiarlo di quella storia, e mi rivelò che non si trattava di vampirismo. Una banale malattia indotta da spazi ristretti, scarse condizioni igieniche e influssi lunari sul metabolismo. Era qualcosa nella corteccia del frassino a curarli. Al che gli feci promettere di raccontarmi qualcos’altro per ripagarmi della “truffa”, e mi consigliò di mettere dei fiori di silene nel vino.
Silene è il nome della luna, alla luce del quale gli omonimi fiori brillano nella notte. È una pianta che cresce sui sentieri battuti, praticamente una strada indicata dalle fate. E il vino, allora? Sileno è anche un satiro – di certo esente dal voto di sobrietà – e i fiori di silene a macerare nel vino aiutano ad abbassare l’impatto della bevanda spiritosa. Ecco perché quando vi fermate qui vi scappa sempre qualche bicchiere in più.
Volete conoscere quel druido? Magari non è proprio un druido, e non ci siamo conosciuti proprio così… Ma andate a vedere chi è Marco Pardini.