Ultima settimana di voto del Concorso “I Corti di Librogame’s Land 2012” e ultimo “Corto” in concorso.
Dopo le settimane dedicate a:
Grand Clochard – La sfida per il Carrello d’Oro
ecco dunque il sesto (e ultimo) racconto-game in gara, Fi’a’za e il Venditore di Tappeti, scaricabile gratuitamente e liberamente commentabile nell’apposita discussione (una volta registrati al Forum di Librogame’s Land).
Voti e commenti su Fi’a’za e il Venditore di Tappeti sono aperti fino al 30 Maggio.
Ecco l’introduzione di Fi’a’za e il Venditore di Tappeti:
Gentile Avventore di questo mio piccolo tugurio nel più vasto dei Mercati d’Oriente: è con Sommo Onore e Piacere che mi appresto a narrarti di una storia a me molto cara; per vari motivi…
Non per ultimo, la lontananza temporale dell’evento di cui narra, e la voglia di ricordarmi, e anche d’immaginare, per quante bocche arabe essa sia passata prima di giungere alle tue pulitissime orecchie, che spero tanto la mia lingua comprendano. E se non lo fanno, spero allora che il fumo del mio narghilè, il cui profumo spero tu percepisca, anche se lontano, s’assottigli e diradi fino a disvelare la storia in sé, che a quel punto sarebbe anche priva delle mie difetture di narratore -non poche, per la verità, non avendo altri obblighi, in qualità di mercante, se non quello di mercanteggiare, per l’appunto.
Ed è forse per questo, che ora ne sento il vivo desiderio: raccontare, è un po’ come donarsi gratuitamente, un donarsi che riesce molto bene a farti scordare, per il breve lasso di tempo concesso a questo antico esercizio, il mondo dell’economia nel quale sono immerso da mane a sera, e ch’è poi quello che maggiormente gravita intorno alle nostre povere orbite; in linea di massima, direi che raffranchi il narratore molto meglio di quanto non riesca a raffrancare l’ascoltatore per il più delle volte, specie poi se giovane al par di voi.
Non è con spirito di profittatore e affabulatore, pertanto, che m’accingo a raccontare la storia di uno dei miei più bei Tappeti: se solo vedeste il tugurio in cui scrivo tutto rattrappito e annichilito, capireste bene che ne ho molti, e che a nulla gioverebbe una propaganda del genere, per un vecchio e logoro tappeto tutto impolverato, gettato in chissà quale tipo d’anfratto, o su, in chissà quale mensola…
Ne parlo perché ho paura di morire senza che la storia tramandata da mio padre, tramandatagli dal padre, e dal padre del padre, possa conoscere nuovi ascoltatori e depositari della verità.
Cercherò di mettere insieme tutte le informazioni che sono pervenute a me in questi miei lunghi anni di vita, fermo restando che la storia è molto antica, tanto quanto il Tappeto, e che molti frammenti della stessa possono essere andati irrimediabilmente perduti.
Dunque abbiate la bontà di seguirmi, e, se possibile, incrociate le gambe come faccio io, così, e fumate in santa pace da questo rinfrescante beccuccio al sapore della menta…
In questo modo non lamenterete urgenze improcrastinabili come fanno tutti i turisti che provengono dal lontano Occidente, e più volentieri rimarrete ad ascoltarmi, vivendo la storia di Fì’a’za come fosse la vostra storia.