Questo è l’inizio di un racconto per il concorso La piccola bottega degli orrori di Writer’s Dream, uno dei concorsi segnalati QUI (c’è tempo fino al 7 Luglio per partecipare).
Per leggere il racconto completo e dare un eventuale giudizio, ecco la pagina relativa.
Il professor De Santis entrò nella sala delle conferenze e posò la borsa di pelle sulla cattedra. Non era la prima volta che prendeva posto a quel tavolo o che presentava il risultato dei suoi studi ad un uditorio tanto numeroso. Quella volta, tuttavia, De Santis era animato da grande eccitazione e nervosismo. Aveva preparato la stanza con cura, prima che arrivasse il suo pubblico, e si era assicurato che il rinfresco potesse bastare per tutti.
La sala faceva parte della biblioteca comunale e quindi del palazzo secentesco che la ospitava. Gli scaffali di legno marrone raggiungevano il soffitto su tre lati della stanza, stracolmi di volumi e riviste accademiche. Fuori dai finestroni alle spalle della cattedra, il buio invernale aveva già invaso il paese, ma la camera era ben illuminata dai lumi verdi appesi agli scaffali e da due tondi candelabri di cristallo appesi al soffitto.
De Santis aveva una grande barba nera, folta ma curata, e una chioma scura altrettanto cespugliosa, che scendeva fino a metà della fronte. La sua corporatura era massiccia e robusta, leggermente più bassa della media, e il suo passo vagamente zoppicante. Più che uno studioso di storia, De Santis sembrava un uomo di fatica e le sue mani tozze e dure parevano confermare questa impressione. Una giacca marrone, scombinata rispetto alla camicia a quadri e ai pantaloni, mostrava toppe lise sotto i gomiti, segno di tante ore passate sui libri. Le maniche stesse della giacca, una leggermente più lunga dell’altra, mostravano margini sdruciti e picchiettati di macchie scure, che un investigatore da romanzo avrebbe identificato come indizio di un carattere abituato all’azione diretta e alla pratica manuale.
Con tutti gli occhi puntati addosso, De Santis prese posto e si sistemò le maniche della giacca, cercando di pareggiarle ai polsi.
“Signori, buona sera a tutti voi”, cominciò.
“Sono molto orgoglioso di essere qui stasera e di poter riferire proprio a voi i risultati della mia ricerca, che non esito a definire sorprendente.
So benissimo, in verità, che voi conoscete già il risultato finale della mia attività degli ultimi mesi”, ammiccò rivolto verso le prime file, “ma non mi priverò certo del piacere di un lungo e preciso resoconto delle mie ricerche. D’altra parte, se non esponessi queste vicende a voi, stasera, proprio nel borgo che è il tema stesso della ricerca, in quale altra occasione potrei farlo? Se avrete poi la pazienza di restare al vostro posto per tutta la durata del mio contributo, ci sarà anche qualcosa da sgranocchiare prima di andare a cena.”
De Santis indicò con un cenno del capo il piccolo rinfresco preparato poco più in là. Purtroppo esso sembrava aver attirato anche una grossa mosca nera. Il professore fece un gesto infastidito con la mano e la scacciò.