Non è un mistero che scrivere mi piaccia.
Se non avessi un lavoro vero (in cui passo il tempo a scrivere, dannazione, ma tutt’altro!) sarei ancora giornalista e copywriter a tempo pieno e tasca vuota, blogger grafomane, rubricista su riviste gratuite, compilatore di testi e volantini per lavori vari ed eventuali, nonché creatore di giochi di ruolo cartacei, librogame, romanzetti e raccontini, fruiti ciascuno da una media di 10 persone, a volersi bene.
Nonostante la mancanza di tempo e l’eccedenza di realtà, trovo comunque il modo di partecipare di tanto in tanto a qualche concorso di narrativa fantastica per amatori o a qualche progetto buttato giù dalla solita cricca di amici sulla rete.
Dando per buono che la tastiera (con due dita) la sappia usare, che la pratica quotidiana (un tanto al chilo) ce l’abbia e che l’italiano (de noantri) lo conosca, mi sono allora interrogato su tutto il resto. Arte per me significa Artigianato e l’artista -il genio- è solo un bravo artigiano con una marcia in più. Un bravo scrittore, anche dilettante o amatore, deve affinare la propria tecnica costantemente, studiando ed esercitandosi per migliorare.
Per questo motivo negli anni mi sono procurato diversi manuali di scrittura e mi sono allenato in vari modi, riflettendo allo stesso tempo su quale fosse “la mia” strada alla scrittura creativa. Quello che ho ottenuto è una specie di minestrone generale, pieno di cento cose diverse (a volte anche in contraddizione tra loro) dal quale alla fine ho estratto un super-distillato.
A parte una indeterminabile congerie di spunti, consigli, regole e idee provenienti dalle fonti più disparate, il cuore di questo Breviario di Scrittura è costituito dai manuali e dalle riflessioni sulla narrativa compilati in questi anni da Propp, Lovecraft, King, Borges, Todorov, Gotham Writers’ Workshop, Franco Forte (sì, anche lui!), gamberi e duchi vari e alcuni grandi artigiani del mistery. Poi, di recente, anche grazie all’impagabile opera di Davide Mana e a Lo Scrittore di Buon Senso preso dal blogSenza Errori di Stumpa, a questo marasma si è aggiunto una ulteriore serie di chicche varie e di suggerimenti da parte di altri maestri della penna, che di narrativa ci vivevano davvero.
Ecco pertanto un piccolo breviario, compilato per punti essenziali e scarnissimi, da scaricare amichevolmente ricordando che non si tratta dei consigli di Mauro Longo, inedito sconosciuto, bensì delle regole impartite da alcuni grandi scrittori e di altre verità basilari semplicemente prese e incollate assieme senza alcun ritegno. Insomma non è il breviario che ho scritto io, ma quello che uso io.
Devo anche ammettere che, a fronte di tanta altrui saggezza, spesso io stesso non obbedisco alle regole segnalate, secondo la famosa vecchia storia del predicare bene e razzolare male.
Quindi, direte voi, è tutto un cavolo…
Sì.
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Scarica questo favoleggiato Breviario di Scrittura!
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Ti segnalo anche “Lo scrittore di buonsenso” dell’ottima & deliziosa Chiara Prezzavento, scaricabile gratuitamente dall’altrettanto delizioso ed ottimo suo blog (lo trovi nell’elenco del Grande Avvilente 😉 )
“Senza Errori di Stumpa”, come no… 😉 già copincollato e sintetizzato a dovere. Ora però lo infilo in citazione! grazie!
Quello che sto notando ultimamente in merito allo scrivere, è che la scrittura è fortemente influenzata dagli ambienti narrati… non tanto dall’ambiente in cui si narra (oddio, si potrebbe sempre provare a scrivere en plain air, come valse per la pittura, e provare a vedere che ne esce), ma dall’ambiente narrato.
In qualche modo lo rievoca, te lo fa vivere e sperimentare… al pari della psiche d’un io narrante.
Se si narra d’una città grigia e bituminosa, ecco che la scrittura si fa -o potrebbe farsi-: “Caos. Fogne che fumano. Grigiore quotidiano. L’asfalto puzza e i cittadini non sono da meno.
La metro è il solito tram-tram, e i tram ti sfiorano a un metro di distanza. La mia canna è sotto la giacca. Mi mischio alla folle folla. Tiro dritto, e tirar dritti significa continui slalom”.
Ora si potrebbe discutere su questo ‘metodo’ di scrittura, ma in realtà non è un metodo: è l’unica regia possibile che quel comparto narrativo offre, con il suo scenario e le sue raltà metropolitane.
Il più delle volte, scopro come una scrittura fluida e ‘ad alta digeribilità’ -non esattamente questa, che è ‘fintamente’ digeribile, ma che in realtà ti pone di fronte gli ostacoli della vita metropolitana- sia il più delle volte una scrittura che ha a che vedere con il deserto…
Le scritture più fluide, eleganti e ‘digeribili’, sono il più delle volte scritture che mi mettono in diretto contatto con l’Oriente. Non fa eccezione ‘La Storia Infinita’, che potrebbe essere scambiata per la storia di un bambino che entra ne ‘Le Mille e Una Notte’, anche quello un metaromanzo; né tutto Lovecraft, che amava ‘Le mille e Una Notte’ al pari di Ende, tanto che il suo tessuto narrativo vi fa continuamente menzione con l’arabo pazzo Al’az’red, colui che redisse il Necronomicon.
Sembra, cioè, che ‘in un vuoto’ reso come condizione precipua, le parole ‘cadano meglio’, rimbombino nel giusto suono e con la giusta intensità… e forse la condizione è anche suggeritrice d’un ‘vuoto interiore’ che dobbiamo fare per offrire l’orecchio interno all’ascolto.
In un deserto, insomma, la parola ha più risalto (motivo per cui i predicatori vi nascono e muoiono?), mentre dove parla l’ambiente, la parola è più remissiva, si fa solo suggeritrice della meraviglia contemplata…
Continuo a vedere ne ‘Le Mille e Una Notte’ il più alto esempio di prosa di tutti i secoli.
Grazie come sempre per le tue osservazioni, Danilo! Rispondo all’ultima. Ho letto le mille e una notte una sola volta (e ci mancherebbe) da una edizione mondadori integrale ormai fuori distribuzione e devo dire che si è trattato di una delle esperienze più meravigliose della mia esperienza di lettore. Nonostante alcuni passi siano alla lunga davvero interminabili, l’intera lettura è davvero (mai termine più esatto) “favolosa!
🙂
Che bello saperti dei miei stessi gusti… Non so come tu abbia fatto a ‘reggere’ il tutto… io la sto facendo divenire (lentissimissimamente) il libro della mia vita… Ne avrò letto un 5,6 storie, tutte incredibilmente profonde e affascinanti… Se poi hai origini sicule, indiscutibilmente il tuo dna favorisce quell’appil di cui parlo in scrittura, e ben si evince anche dalla gestione del tuo sito 🙂
Io lo sono da parte di nonni…
Quel che in fondo intendevo, è che la scrittura araba (a mio avviso abbondantemente ‘azzottata’ da noi europei, come si direbbe in romanesco) è sempre nel necessario, molto sintetica e pulita; credo sia un tuo punto di forza.
Ma come cinque o sei storie??????? 🙂 sono centinaia!!! (no, non sono 1001) Il bello di quel libro non è leggere le singole storie ma il libro tutto insieme. ci sono rimandi continui da una storia all’altra e se leggi solo i “classici” perdi il filo complessivo…
Un altro libro analogo davvero ispirato è Manoscritto ritrovato a Saragoza. Anche quello capolavoro imperdibile!
🙂 Lo sto leggendo tutto di filato, ma prendendomi il mio tempo… Il punto è che una sola storia te ne suggerisce miriadi… Sì, i rimandi narrativi si ravvisano da subito, ed è per quello che il richiamo ad Ende è inevitabile… ma come si fa a non essere toccati da una storia che entra nella storia, storia che si dirama in altre tre storie, tutt’e tre da sviscerare…?! E’ meraviglioso, ma potrei esserne contagiato molto più che così, dunque debbo saggiarlo a dosi a dosi… oppure divento sceicco.
E la cosa bella di quel libro è che è un work in progress (pensa te quant’è vecchia ‘sta parola) pensato da più mani in più secoli… Come spazzar via l’idea d’un occidentale egocentrismo, insomma… Più popoli (arabi, indù, turchi), più menti (chissà quali), più periodi storici (vattela a pesca)…
Prima o poi m’aspetto un bell’articolo! 🙂 Le Mille e Una Notte ha preso piede con delle traduzioni datate 1600, e le influenze sono praticamente ovunque… E. A. Poe, Lovecraft, solo per dirne alcuni; e poi M. Ende, Italo Calvino, Miguel Bosé (quest’ultimo non sono sicurissimo)…