Il Decameron dei Morti in arrivo

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Disponibile una corposa anteprima del Decameron dei Morti, ormai in dirittura d’arrivo. In occasione del settimo centenario della nascita di Giovanni Boccaccio, stavolta davvero lo scrittore trecentesco lo faremo rivoltare nella tomba!

Come annunciato due giorni fa, il Decameron dei Morti sarà presto disponibile sul sito di Origami Edizioni! Dieci storie di altrettanti sopravvissuti raccontano i terribili avvenimenti di un’epoca oscura in cui l’Europa cadde nella morsa della mortifera pestilenza in grado di far rialzare i morti. Tre donne e sette uomini narrano le vicende loro e della compagnia in cui militano, in modo da lasciare un ricordo di quei terribili giorni e perché la loro esperienza possa essere di aiuto alle generazioni future.

Seppure un futuro vi potrà essere.

Che aspettate? Dategli un’occhiata e ditemi pure che ve ne pare!

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L'incontro dei tre vivi e dei tre morti
L’incontro dei tre vivi e dei tre morti nell’iconografia

Un estratto dalla Novella Prima o di Ferrante

anche detta de

L’Incontro dei tre Vivi e dei tre Morti

“Il primo di essi, il più prossimo a noialtri, era vestito come da contadino, con abiti miseri eppur tenaci. Egli sembrava un malato di chissà quale pestilenza o marciscenza, con ampie parti del viso e delle membra caduche e sfibrate, come se corrose dai mali o mangiate dai cani. Si muoveva come ubriaco e tendeva le mani in avanti come a cercar compagno o a sorreggersi. Gli occhi erano cupi e neri come pozzi d’acqua scura e ci seguivano con lo sguardo attento e fisso, seppure con la rigidità attonita degli idioti. Dalla gola gli proveniva un rantolo basso, che man mano si alzava a diventare un grido raschiante, come di chi, sofferente, chieda aiuto al prossimo suo.

Il secondo di loro era nudo, se così si possa dire di qualcuno cui la pelle sia completamente lacerata o assente. Esso parea simile alle carcasse dei santi martiri o degli antichi, conservati in cripte e catacombe. L’intero suo addome era incavato e se vi fosse stato un tempo qualcosa delle mollezze e interiora, esso era del tutto colato via e aveva lasciato un vuoto nero di concrezione e rapprensione. Le gambe erano smagrite e appena un filo di materia disseccata ricopriva le ossa. Mentre il primo dei tre caracollava come ubriaco, questo altro era completamente curvato al suolo, tanto da sfiorare la terra con le mani. Solo la testa egli sporgeva in avanti, e sebbene i bulbi degli occhi sembrassero asciugati e rappresi, anch’esso sembrava guatarci o forse fiutarci o udirci come le belve, per trovar la via di avanzare verso di noi. Nemmanco rantolo potea essere definita la sua voce, bensì forse versi belluini e privi di qualsivoglia apparenza di intelletto.

Terzo veniva un essere che era, se possibile, ancor più raccapricciante. Se il primo di quell’orrenda compagnia potea sembrare un appestato o un ammalato di qualche terribile ammorbamento e il secondo pari a una deformità e a uno scherzo della natura, forse una delle nere scimmie dei deserti africani, l’ultimo di loro non potea essere altro che un frutto dei giardini del demonio. Solo di ossa parea fatto, uno scheletro che si trascinava a terra con braccia e gambe, come un soldato morente che strisci nel fango per trovare ricetto e luogo dove attender di spirare. Guardandolo più a fondo, si distingueva appena sull’ossa un velo lucido e scuro di materia, come fosse pelle o altro tegumento, che altra funzione parea non avere se non quella di tenere insieme quelle nacchere biancastre che ne costituivan l’ossame. La sua testa era completamente priva di carne o guanciale o ricoprimento: un cranio lurido e deformato, privo di orecchie, di labbra e di naso, dall’orbite vuote e la gola cava. Niun suono emetteva, poiché una gola non avea più, ma avanzando batteva la mandibola e le uniche cose che rimanevano attaccate all’ossa erano i lunghi denti e i sozzi capelli giallastri che gli cadevano sulle spalle e strofinavano a terra.”

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Mauro Longo
Mauro Longo
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