Il Decamerone dei Morti! Un’anteprima della Novella Quarta o di Fiammetta, anche detta de La Morte e la Fanciulla. Il Decamerone dei Morti sarà presto disponibile sul sito di Origami Edizioni!
I fratelli di Lisabetta uccidon l’amante di lei; egli le appare in foggia di cadavere e cerca di abbracciarla.Ella riesce a scamparne e occultamente ne stacca la testa e mettela in un testo di basilico; e quivi su piangendo ogni dì per una grande ora, i fratelli gliele tolgono, e tutti loro se ne muoiono poco appresso.
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Estratto dalla Novella Quarta o di Fiammetta
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La mattina levatasi, non avendo ardire di dire alcuna cosa ai fratelli, propose di volere andare al mostrato luogo e di vedere se fosse vero ciò che nel sonno l’era apparso. E avuta la licenza d’andare alquanto fuori della città a diporto, in compagnia d’una servetta che altra volta con lei era stata e tutti i suoi fatti sapeva, quanto più tosto poté là se n’andò. E giunta presso la forra scoscesa e rotta in fondo a cui Lorenzo giaceva, sentì da sotto provenire versi e credette allora rinnovato miracolo trovare: che il suo amato non fosse morto ma ancor vivo e quelli i suoi lamenti di amore e sofferenza, e che ancora ella lo potesse salvare. Con l’aiuto della sua amica fantesca, Lisabetta discese quindi lo scosceso passo e raggiunse la vallata, chiusa e circondata da molti lati di alta roccia e stretti passaggi, tanto che i due Morti non avean potuto uscirne.
Fu allora che ella vide il corpo del suo misero amante e gli parve in molte cose guasto e corrotto, e anche se lei nulla sapeva dei Morti e del Miasma, ben si avvide che esso era un cadavere e che solo un qualche demonio lo animava, facendolo ancor muovere sulle gambe pur angheriato da ferite e cadute e da quelli che sembravano i morsi d’una fiera; per cui manifestamente conobbe essere stata vera la sua visione.
Quando Lisabetta gli fu molto accosto tuttavia, più dell’orrore poté l’amore, ché il diletto suo era ridotto come il peggiore dei resti corporali, ma in essi ella ancor riconosceva il proprio amato. Di certo quindi ella evitò il suo abbraccio e intorno gli corse, sempre schivandolo, ma mai riuscì ad allontanarsene troppo, perché il dolce sentimento ancora la attraeva a lui ed essa volea saper che cosa fare dell’adorato suo Lorenzo devastato.
Per la fortuna della giovinetta, la caduta e le ferite inferte dall’altro Morto, o forse il fatto che egli era stato corrotto dal Miasma essendo già in una condizione di morte prima, avean reso il cadavere di Lorenzo lento e quasi inoffensivo, di quelli che noi siam soliti chiamar Carcasse, ché le braccia eran spezzate, e seppur si sollevassero non potean ghermire, e la testa tutta coperta di terra e umido e tanto trapesta e tumefatta che non si potean muovere i denti e la mascella, e il collo spezzato e riverso di lato che il corpo non potea dirigerne l’andazzo.
Il Morto che era stato Lorenzo, con passi incerti le si faceva sotto, alzando le braccia e reclinando il capo, ed ella attratta e disgustata sempre lo fuggiva, muovendogli attorno ed evitando tanto oscene carezze e tanto dolorosi baci.
E così molto era tremendo ma buffo quel rincorrersi, che alla servetta, la quale fu colei che poi tutta la storia raccontò e diffuse, esso apparve come una danza tra la Morte stessa e la fanciulla, dove la prima sempre la cercasse, come dicendo “Dammi la tua mano, bella ragazza! Sono un’amica, non devi temermi” e la seconda sempre la evitasse, e sempre le rispondesse “vattene, vai via e non mi toccare”, senza riuscire però a fuggir via.
Il Decamerone dei Morti
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L’alba dei Trapassati Redivivi
Dieci storie di altrettanti sopravvissuti raccontano i terribili avvenimenti di un’epoca oscura in cui l’Europa cadde nella morsa della mortifera pestilenza in grado di far rialzare i morti. Tre donne e sette uomini narrano le vicende loro e della compagnia in cui militano, in modo da lasciare un ricordo di quei terribili giorni e perché la loro esperienza possa essere di aiuto alle generazioni future.
Seppure un futuro vi potrà essere.
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