Secondo alcuni miti, il pescatore Glauco viveva presso Capo Peloro. Un giorno, sedendo su un prato solitario e nascosto vicino la riva, dispose i pesci catturati sull’erba. Questi ripresero immediatamente vigore e si gettarono nuovamente in mare.
Curioso di provare l’erba portentosa, Glauco la morde e ne inghiotte il succo, trasformandosi in una creatura marina: “le braccia azzurre e le spalle immense e, come coda di pesce, ricurve le gambe all’estremo”. Un tritone. Un Abitatore degli Abissi.
Anche Scilla era in origine una ragazza normale. Mentre faceva il bagno dentro i gorghi dello Stretto, tuttavia, un veleno oscuro presente nelle acque la trasforma in mostro marino, con bocche orribili e tentacoli smisurati.
E Colapesce? Anche lui poteva restare sott’acqua per molto, molto tempo. Diverse versioni della sua storia, raccontano di mani palmate, branchie e altre simili “mutazioni” e di misteriose forme di vita abissali, con le quali era entrato in contatto in mezzo ai gorghi di Cariddi, tra le grotte sottomarine della riva siciliana.
E che dire degli organismi mutati (alghe e batteri) che costituiscono l’ecosistema unico al mondo dei Laghi di Capo Peloro? E dei “pesci diavolo” dello Stretto, organismi abissali che in gran numero da sempre si inspiaggiano sulle nostre rive, attirando l’interesse dei biologi di tutto il globo? Cosa provoca questa incredibile concentrazione di aberrazioni?
Nel 1787, Jean Houel descrive “un bitume che si deposita sulle spiagge, proveniente da chissà quale abisso marino”, e che, stendendosi sulla superficie marina “diventa più leggero, si combina, si volatilizza ed evapora” creando quella meravigliosa illusione ottica che è il fenomeno della Fata Morgana. Recenti indagini genetiche, invece, segnalano la presenza di una mutazione diffusa nel DNA dei messinesi, dovuta ad elevate concentrazioni di sostanze radioattive nella nostra acqua e nella nostra aria.
Sono tutte attestazioni di uno stesso fenomeno? Di una sostanza misteriosa che proviene dagli abissi dello Stretto, da sotto la nostra città?
Dobbiamo fare estrema attenzione.
Dalla riva dello Stretto, l’abisso è molto, molto vicino.
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Parentesi tecnica: è bene comunque ricordare che fenomeni come la fata Morgana e l’olandese volante sono esaustivamente spiegati dall’ottica moderna.
Sono dovuti al fatto che essendo la terra curva noi non vediamo ciò che c’è al di sotto dell’orizzonte, ma questo può essere comunque riflesso dall’acqua se l’illuminazione ha condizioni opportune.
bè… la “Fata Morgana” è un fenomeno dello Stretto di Messina, dove la distanza tra le due sponde è di circa 3 km… quindi i fenomeni legati all’orizzonte si possono escludere…
Piuttosto si tratta di un particolarissimo tipo di rifrazione…