Il mio racconto “Gli acquanauti degli oceani boreali“ è stato selezionato per la raccolta Canti di Abisso, in pubblicazione per Origami Edizioni. Eccone una piccola anticipazione!
Canti d’Abisso e Gli acquanauti degli oceani boreali
“Gli acquanauti degli oceani boreali” è uno dei miei racconti più recenti e uno di quelli che mi da più soddisfazione. E’ stato infatti selezionato da Alessandro Morbidelli per la prossima raccolta Canti d’Abisso, un volume che uscirà prossimamente in versione cartacea e digitale per Origami Edizioni. Canti d’Abisso è il seguito ideale dell’antologia fantastica italiana Onda d’Abisso, di cui trovate qualche informazione su Caponata Meccanica. Da Onda d’Abisso è venuto fuori anche un supplemento per giochi di ruolo, chiamato Project Octopia. Chissà che anche da Canti d’Abisso non arrivi una contaminazione del genere, magari targata Savage Worlds?
Nel frattempo, senza correre troppo avanti, non vedo l’ora che esca questo bel libro. Per i fedeli lettori di Caponata Meccanica, ecco un’anticipazione de Gli acquanauti degli oceani boreali.
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Miralda accese l’interfono sonar del Marrano e il bip del convertitore risuonò nelle loro orecchie. “Direi che ci siamo. Lo confermi, capitano?”
Jan si riscosse dai propri pensieri e si voltò verso di lei, rallentato dall’acqua che riempiva la plancia del piccolo sottomarino. La ragazza gli indicò il manometro dell’ossigeno, che segnalava autonomia per meno di un’ora. “Iniziamo la risalita? Qui si gela.”
Jan annuì lentamente e accese a sua volta il comunicatore. “Sì, portiamoci in affioramento. Miralda, sempre un occhio al variometro. Mastro Skrae, aprite le casse di assetto, smorzate i motori a cinque giri e preparatevi all’emersione.” Il Tuliano si sganciò dal sedile e si mosse nuotando agile attraverso la plancia. Raggiunse la sala macchine e vi scivolò dentro, poi abbassò la leva delle turbine e portò gradualmente la potenza al livello richiesto.
In alto la superficie del mare era simile a una lastra d’argento, illuminata dai primi raggi del sole. Risalirono lentamente finché non emersero alla fredda luce del primo mattino. Mentre il Marrano correva a quota zero e l’acqua defluiva dalla plancia, osservarono il pannello in lucite dell’abitacolo grondare d’acqua, imperlarsi e infine tornare trasparente. Dopo le ore passate in immersione, quel cielo slavato sembrò loro di un bagliore abbacinante.
Quando l’affioramento fu completato, Jan spense il motore e lasciò il sottomarino alla deriva. Si sganciò dagli spallacci, disserrò le chiusure dell’abitacolo e spalancò il pannello. “Va bene gente, andiamo a prendere una boccata d’aria.” Uno dopo l’altro, i tre dell’equipaggio salirono la scaletta dell’abitacolo e uscirono all’esterno, staccandosi i boccagli e togliendosi maschere e sacchi polmone.
Attorno a loro il mare era scuro e tranquillo e l’unica terra in vista era un’isola a un miglio di distanza, che a prima vista sembrava solamente un ammasso di lastroni e macigni scomposti, appena al di sopra del limite della marea.
Il Tuliano si spogliò completamente e si tuffò in mare, ansioso di godersi il proprio elemento naturale. In poche bracciate l’uomo-orca fece un paio di volte il giro del piccolo sottomarino, poi si immerse da dritta, riemerse a babordo e saltò fuori dall’acqua soffiando dallo sfiatatoio…
Complimenti!
Grazie!